Il mondo crypto ha un nuovo protagonista delle liquidazioni da manuale: Andrew Tate, ex kickboxer e controversa figura mediatica, ha bruciato oltre 800.000 dollari su Hyperliquid, l'exchange decentralizzato di perpetual che sta mietendo vittime illustri tra i trader ad alto leverage. La vicenda, ricostruita attraverso l'analisi blockchain di Arkham Intelligence, rappresenta un caso di studio perfetto sui rischi della leva finanziaria estrema nel trading di derivati crypto, con un tasso di successo del 35,5% su oltre 80 operazioni che lo ha trasformato in quello che gli analisti definiscono "uno dei peggiori trader del settore".
Hyperliquid, piattaforma DeFi che sta guadagnando popolarità per i suoi contratti perpetui decentralizzati, si è rivelata una trappola mortale per Tate. I dati on-chain mostrano che ha depositato inizialmente 727.000 dollari sulla piattaforma, somma che è stata progressivamente erosa da una serie ininterrotta di liquidazioni. La peculiarità del caso sta nel fatto che tutti i fondi sono rimasti bloccati in posizioni perdenti fino alla completa liquidazione, senza mai essere ritirati in sicurezza su wallet personali.
Il meccanismo che ha amplificato le perdite rivela un pattern comportamentale tipico dei trader in tilt emotivo. Tate ha guadagnato ulteriori 75.000 dollari attraverso il programma di referral di Hyperliquid, attirando utenti sulla piattaforma. Invece di prelevare questi profitti, ha reinvestito l'intera somma in nuove operazioni leverage, che sono state sistematicamente liquidate seguendo lo stesso ciclo autodistruttivo. L'analista Param ha commentato: "Alcuni pensavano fosse stato liquidato più volte in passato. Ma guadagnava denaro tramite referral e lo scambiava su Hyperliquid ancora e ancora".
La cronologia delle operazioni di Tate disegna una parabola discendente iniziata a giugno 2025 con una perdita di 597.000 dollari. A settembre ha aperto una posizione long sul token World Liberty Financial (WLFI), bruciando 67.500 dollari, per poi aprire una nuova posizione pochi minuti dopo con esito identico. Il 14 novembre è arrivata l'ennesima liquidazione: una posizione long su Bitcoin con leva 40× che gli è costata 235.000 dollari in un colpo solo.
L'unico momento di gloria di Tate nel trading crypto risale ad agosto, quando una piccola posizione short su YZY gli ha fruttato 16.000 dollari. Anche questo guadagno è stato rapidamente cancellato da operazioni successive in perdita, confermando l'incapacità di capitalizzare sui rari successi. Il suo approccio al risk management appare inesistente: l'uso sistematico di leva finanziaria estrema, combinato con un timing di mercato costantemente errato, ha trasformato ogni deposito in carburante per liquidazioni.
Gli osservatori del mercato crypto non hanno risparmiato critiche. "Basandosi su questo storico di trading, Andrew Tate potrebbe essere uno dei peggiori trader nel settore crypto. E la gente ancora gli paga per ricevere consigli", ha scritto un analista, evidenziando il paradosso di una figura che monetizza la propria immagine di "guru finanziario" mentre accumula perdite documentate on-chain.
Il caso solleva questioni più ampie sulla trasparenza della blockchain e l'accountability dei crypto influencer. A differenza del trading tradizionale, ogni operazione di Tate è tracciabile pubblicamente, permettendo a piattaforme di analytics come Arkham Intelligence di ricostruire l'intero flusso di fondi. Attualmente il suo account su Hyperliquid mostra un saldo residuo di soli 984 dollari, cifra irrisoria rispetto al capitale iniziale investito.
Tate non è isolato in questo disastro finanziario. Hyperliquid sta emergendo come un cimitero per trader sovraleverati di alto profilo: James Wynn ha recentemente perso oltre 23 milioni di dollari sulla stessa piattaforma, vedendo il proprio account ridursi a 6.010 dollari. La facilità con cui questi exchange decentralizzati permettono leve estreme senza controlli KYC sta creando un ambiente ad altissimo rischio, dove le liquidazioni a cascata possono azzerare portafogli milionari in pochi secondi.
Il contesto normativo europeo, con l'imminente implementazione piena del regolamento MiCA, pone interrogativi sulla sostenibilità di piattaforme DeFi che offrono prodotti derivati con leve superiori a quelle consentite negli exchange regolamentati. Mentre gli exchange centralizzati europei limitano il leverage retail, i protocolli decentralizzati continuano a operare senza restrizioni, attirando trader in cerca di rischio massimo ma spesso impreparati alle conseguenze.
La vicenda serve da monito sulla differenza tra speculazione informata e gambling mascherato da trading. L'uso della leva finanziaria in crypto richiede competenze avanzate di gestione del rischio, comprensione profonda della volatilità dei mercati digitali e disciplina emotiva che evidentemente mancavano nell'approccio di Tate. Con la liquidità sui mercati crypto in aumento e nuovi retail trader attratti da promesse di guadagni rapidi, casi come questo evidenziano i pericoli concreti di strategie aggressive senza adeguata preparazione.