I colossi bancari americani stanno pianificando una rivoluzione nel mondo delle valute digitali. JPMorgan Chase, Bank of America, Citigroup e Wells Fargo stanno valutando la creazione di una stablecoin condivisa, una mossa che potrebbe ridefinire gli equilibri nel settore finanziario digitale proprio mentre il quadro normativo negli Stati Uniti sta assumendo contorni più definiti. Secondo fonti vicine al progetto, le discussioni coinvolgono anche società controllate congiuntamente dalle banche, tra cui Early Warning Services (che gestisce il sistema di pagamento Zelle) e The Clearing House, sebbene l'iniziativa sia ancora in fase embrionale.
L'unione fa la forza: la risposta delle banche tradizionali alla sfida crypto
Il progetto rappresenta un tentativo delle istituzioni finanziarie tradizionali di non perdere terreno in un mercato sempre più competitivo, dove le criptovalute e le fintech stanno erodendo quote di mercato significative. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, le trattative avrebbero come obiettivo non solo la creazione di una stablecoin comune, ma anche la possibilità di renderla accessibile ad altri istituti bancari, creando potenzialmente un nuovo standard nel settore.
Parallelamente, anche alcune banche regionali e comunitarie starebbero esplorando la possibilità di creare un consorzio separato per emettere una propria stablecoin, sebbene i dettagli di questa iniziativa rimangano ancora poco chiari. La frammentazione o l'unificazione di questi sforzi potrebbe determinare il futuro panorama delle valute digitali bancarie negli Stati Uniti.
La tempistica non è casuale: il GENIUS Act apre nuove strade
Queste iniziative emergono in un momento particolarmente significativo per il settore delle criptovalute negli Stati Uniti. Solo pochi giorni fa, il Senato americano ha votato per far avanzare il GENIUS Act, un disegno di legge che intende creare un quadro normativo specifico per le stablecoin. Con un voto bipartisan di 66 a 32, la proposta ha superato un ostacolo procedurale fondamentale, aprendo la strada a un dibattito completo.
La normativa, se approvata definitivamente, imporrebbe agli emittenti di stablecoin di mantenere riserve complete in dollari, sottoporsi a revisioni periodiche e rispettare regole aggiuntive nel caso di emissioni superiori ai 50 miliardi di dollari. Questi requisiti creerebbero finalmente quel perimetro regolamentare che molti operatori tradizionali stavano aspettando prima di avventurarsi seriamente nel settore.
Il sostegno politico bipartisan: una svolta inaspettata
Sorprendentemente, anche l'ex presidente e candidato repubblicano Donald Trump ha espresso sostegno alle stablecoin, segnalando un raro momento di convergenza bipartisan su temi finanziari. David Sacks, consulente di Trump, ha recentemente dichiarato in un'intervista che una regolamentazione adeguata potrebbe portare "trilioni di dollari di domanda per i nostri Titoli del Tesoro praticamente da un giorno all'altro, molto rapidamente".
Questa visione evidenzia come le stablecoin non siano più percepite come una minaccia al sistema finanziario tradizionale, ma piuttosto come un'opportunità per rafforzare la posizione del dollaro americano nell'economia globale. Per il sistema bancario italiano ed europeo, questa evoluzione rappresenta sia una sfida che un'opportunità: restare a guardare o seguire l'esempio americano con iniziative simili?
Le implicazioni per il sistema finanziario globale
L'iniziativa delle grandi banche americane potrebbe avere ripercussioni ben oltre i confini statunitensi. Una stablecoin emessa da istituzioni del calibro di JPMorgan Chase e Bank of America avrebbe immediatamente una credibilità e una diffusione potenzialmente globale, influenzando anche le strategie delle banche centrali relative alle valute digitali (CBDC).
Per il mercato italiano ed europeo, già alle prese con il progetto dell'euro digitale della BCE, questa mossa potrebbe accelerare i tempi di adozione e sperimentazione di soluzioni simili. Le banche del Vecchio Continente potrebbero trovarsi presto di fronte alla necessità di rispondere con iniziative analoghe per non perdere competitività in un mondo finanziario sempre più digitalizzato.