Il mercato delle criptovalute sta attraversando una fase di turbolenza significativa, con Bitcoin (BTC) che ha perso oltre 600 miliardi di dollari di capitalizzazione complessiva in poco più di una settimana. La principale criptovaluta per market cap ha sfondato al ribasso la soglia psicologica dei 105.000 dollari per la prima volta dallo scorso giugno, innescando timori diffusi tra trader e investitori retail sulla tenuta del bull market. Questo brusco sell-off arriva dopo che BTC aveva raggiunto un massimo storico attorno ai 126.000 dollari all'inizio del mese, alimentando ora speculazioni su un possibile cambio di ciclo da fase rialzista a bearish. L'incertezza macroeconomica legata alle politiche commerciali USA-Cina e la performance dell'oro ai massimi storici stanno mettendo sotto pressione la narrativa del "digital gold" che ha sostenuto Bitcoin negli ultimi anni.
L'analisi tecnica dipinge uno scenario preoccupante per gli holder di lungo termine. John Glover, chief investment officer di Ledn, ha dichiarato senza mezzi termini che "il bull run di Bitcoin è terminato", prevedendo un mercato orso che potrebbe estendersi fino alla fine del 2026. Secondo l'esperto, la struttura a cinque onde di Elliott sarebbe completata, con obiettivi ribassisti compresi tra 70.000 e 80.000 dollari, anche se potrebbero emergere target ancora più bassi nelle prossime settimane in base all'evoluzione del price action. Questa visione contrasta nettamente con l'ottimismo che aveva caratterizzato il sentiment di mercato solo poche settimane fa.
La volatilità estrema sta caratterizzando le sessioni di trading, con David Siemer di Wave Digital Assets che descrive la situazione attuale come "un mix di vendite paniche, stop loss che si attivano e acquisti selettivi da parte di chi cerca di individuare i bottom locali". L'analista evidenzia come la rottura della support critica dei 100.000 dollari potrebbe innescare un'ulteriore leg down, anche se ritiene improbabile un crash sistemico completo. Il deleveraging forzato sta amplificando i movimenti, con posizioni long sovraesposte che vengono liquidate in cascata sui principali exchange centralizzati.
Alex Kuptsikevich, chief market analyst di FxPro, sottolinea come questo non sia semplicemente uno scivolamento in un mercato illiquido, ma piuttosto un "massiccio sell-off alla ricerca di un nuovo bottom". Il monitoraggio della media mobile a 200 giorni, posizionata attorno ai 3,5 trilioni di dollari per il mercato complessivo, diventa cruciale: storicamente questa area ha rappresentato un punto di inversione decisivo, come accaduto a fine giugno, oppure potrebbe anticipare ulteriori ribassi simili a quelli di marzo. La dinamica attuale ricorda le fasi di capitolazione che precedono i minimi ciclici, quando il sentiment passa dall'euforia alla paura.
Il contesto macro continua a pesare sulle quotazioni. Le rinnovate tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina sotto l'amministrazione Trump hanno innescato il "flash crash" della settimana scorsa, dimostrando come Bitcoin rimanga sensibile ai flussi di rischio globali nonostante la narrativa dell'asset decorrelato. L'oro fisico ha raggiunto nuovi massimi assoluti, portando il noto gold bull Peter Schiff a evidenziare come Bitcoin sia sceso del 32% prezzato in oro dal picco di agosto, definendolo sarcasticamente "fool's gold" rispetto al metallo prezioso tradizionale. Questa performance relativa sta erodendo la tesi del digital gold proprio mentre gli investitori cercano protezione dall'inflazione e dall'incertezza geopolitica.
Nonostante il panorama ribassista dominante, alcuni analisti mantengono una visione costruttiva per il quarto trimestre. Siemer si dichiara "cautamente ottimista" per una recovery, condizionata però a catalizzatori specifici: una distensione sul fronte delle politiche commerciali, maggiore chiarezza regolatoria e segnali di un pivot dovish della Federal Reserve. Questi elementi potrebbero stabilizzare il mercato e ripristinare la fiducia degli investitori istituzionali, con Bitcoin ed Ethereum (ETH) che guiderebbero il rimbalzo seguiti dalle altcoin più solide. Tuttavia, qualsiasi recupero sostenibile richiederà la completa pulizia della leva finanziaria, nuovi afflussi di capitale e un allineamento favorevole dei venti macroeconomici.
L'ecosistema crypto sta reagendo con approcci diversificati a questa fase di stress. Lark Davis, autore della newsletter Wealth Mastery, riporta come alcuni analisti stiano ipotizzando discese fino agli 80.000-90.000 dollari, livelli che rappresenterebbero un ritracciamento del 36% dai massimi recenti. La tenuta della zona 100.000 dollari nelle prossime sessioni diventerà determinante per validare o smentire gli scenari più catastrofici. Nel frattempo, i volumi di trading sugli exchange rimangono elevati, segnalando partecipazione attiva piuttosto che capitolazione finale, elemento che alcuni trader interpretano come potenziale setup per inversioni brusche tipiche dei mercati crypto ad alta volatilità.
Il successo degli ETF spot su Bitcoin lanciati da Wall Street, che aveva rappresentato uno dei pilastri del rally precedente, viene ora messo alla prova dalla reazione degli investitori istituzionali a questa correzione. I flussi netti verso questi prodotti saranno monitorati attentamente nelle prossime settimane come indicatore chiave del sentiment professionale. Parallelamente, la cosiddetta "debasement trade" contro il dollaro USA e altre valute fiat continua a rappresentare una narrativa di lungo periodo per Bitcoin, anche se nel breve termine la correlazione con gli asset di rischio tradizionali sembra dominare la price action. La capacità del mercato di assorbire questa pressione venditrice determinerà se siamo di fronte a una sana correzione all'interno di un trend secolare rialzista o all'inizio di un prolungato inverno crypto.