Il mercato delle criptovalute ha vissuto una giornata di volatilità martedì, con Bitcoin (BTC) ed Ethereum (ETH) che hanno registrato prima un brusco calo per poi invertire la rotta in risposta ai dati sull'occupazione statunitense. Il Bureau of Labor Statistics ha rilasciato i numeri cumulativi di ottobre e novembre dopo un ritardo di 43 giorni causato dallo shutdown governativo, rivelando un tasso di disoccupazione al 4,6%, il più alto dal 2021. Questa dinamica macroeconomica si inserisce in un contesto cruciale per gli asset digitali, dove gli investitori scrutano ogni segnale della Federal Reserve per anticipare possibili tagli ai tassi nel 2026.
Al momento della stesura, Bitcoin si attesta a 87.152 dollari, limitando le perdite allo 0,5% nelle ultime 24 ore secondo i dati di CoinGecko. La principale criptovaluta per capitalizzazione di mercato aveva toccato un minimo intorno agli 85.000 dollari nelle prime ore di lunedì, per poi risalire gradualmente fino ai massimi di giornata. La price action dimostra la resilienza del mercato crypto nonostante l'incertezza macroeconomica.
La situazione appare più critica per Ethereum, che ha perso la soglia psicologica dei 3.000 dollari lunedì sera e fatica a recuperarla. ETH scambia attualmente a 2.935 dollari, con un calo del 3,5% nelle ultime 24 ore, evidenziando una debolezza relativa rispetto a Bitcoin che riflette le preoccupazioni degli investitori sulla competitività della rete dopo l'upgrade Dencun e la crescita delle soluzioni Layer 2.
I numeri del mercato del lavoro americano hanno deluso le aspettative: mentre l'economia ha aggiunto 64.000 posti di lavoro a novembre, ne ha persi 105.000 a ottobre, con revisioni al ribasso anche per agosto e settembre. Gli analisti del BLS hanno sottolineato che "il tasso di disoccupazione al 4,6% è rimasto pressoché invariato rispetto a settembre", con crescita occupazionale concentrata nei settori sanitario e delle costruzioni, mentre il governo federale continua a perdere posti.
Per i trader crypto, il vero catalizzatore potrebbe arrivare dalla politica monetaria. Lee Hardman, senior currency economist presso Mitsubishi UFJ Financial Group, prevede diversi tagli dei tassi nel 2026, citando i commenti rilasciati lunedì dal presidente della Federal Reserve di New York, John C. Williams. Quest'ultimo ha evidenziato l'assenza di colli di bottiglia nelle supply chain, un rallentamento dell'inflazione immobiliare e una crescita salariale che indica una decelerazione graduale.
Secondo le proiezioni di Williams, l'inflazione dovrebbe scendere appena sotto il 2,5% nel prossimo anno, per poi tornare all'obiettivo del 2% della Fed nel 2027. Hardman ha scritto in una nota: "Nel complesso, i suoi commenti supportano la nostra visione secondo cui la Fed implementerà ulteriori tagli dei tassi l'anno prossimo, contribuendo a indebolire il dollaro statunitense".
Storicamente, un dollaro USA in indebolimento ha rappresentato un vento favorevole per Bitcoin, che i trader spesso considerano una riserva di valore alternativa quando le aspettative si orientano verso una politica monetaria più accomodante. Un dollaro più debole migliora anche le condizioni di liquidità globale, rendendo gli asset di rischio denominati in dollari, come le criptovalute, più attraenti per gli investitori internazionali. Questa dinamica potrebbe sostenere il ritorno di BTC verso i 100.000 dollari nelle prossime settimane, a patto che il sentiment di mercato rimanga costruttivo e la correlazione con i mercati tradizionali non si intensifichi ulteriormente durante eventuali fasi di risk-off.