La situazione si fa ancora più interessante quando si analizza il contesto più ampio dei mercati finanziari. Peter Schiff, noto investitore e sostenitore dell'oro che non ha mai nascosto il suo scetticismo verso le criptovalute, ha lanciato un allarme preoccupante attraverso i social media: "L'oro è salito del 64% e l'argento dell'87% dall'inizio dell'anno. Chi non vede in questo i segnali di un'imminente crisi del dollaro e del sistema finanziario si sta semplicemente rifiutando di vedere la realtà".
L'analisi di Schiff mette in evidenza un fenomeno che gli esperti definiscono "debasement trade", ovvero la strategia di investimento che porta i trader ad abbandonare le valute tradizionali per rifugiarsi in asset considerati più solidi come oro, argento e Bitcoin. Questo movimento rappresenta essenzialmente una scommessa contro la capacità del dollaro di mantenere il proprio potere d'acquisto di fronte alle politiche monetarie espansive e all'inflazione crescente.
Le preoccupazioni per la tenuta del dollaro non arrivano solo da osservatori esterni. Ken Griffin, miliardario amministratore delegato di Citadel, uno dei colossi di Wall Street, ha espresso all'inizio del mese una valutazione piuttosto severa sul ruolo della valuta americana come porto sicuro globale. Secondo Griffin, si sta assistendo a una "sostanziale inflazione degli asset lontano dal dollaro, con investitori alla ricerca di modi per de-dollarizzare o ridurre il rischio sovrano americano nei loro portafogli". Il manager ha sottolineato come l'oro abbia raggiunto massimi storici e come l'apprezzamento dei sostituti del dollaro, incluse le criptovalute, sia stato straordinario.
Il quadro si complica ulteriormente con le attese sulla Federal Reserve. I mercati scommettono con una probabilità del 99% su un nuovo taglio dei tassi di interesse di 25 punti base alla prossima riunione del 29 ottobre, secondo il CME FedWatch Tool. Questa mossa porterebbe il tasso di riferimento in un range compreso tra 3,75% e 4,00%, nonostante l'inflazione rimanga ancora ben al di sopra dell'obiettivo del 2% fissato dalla banca centrale americana.
I dati attesi per venerdì prossimo sull'indice dei prezzi al consumo di settembre dovrebbero confermare un'inflazione annua del 3,1%, secondo le stime di Bloomberg. Gli analisti di ING hanno commentato che "i differenziali dei tassi a breve termine si stanno muovendo contro il dollaro, con i mercati che ora prezzano tra 5 e 50 punti base di tagli da parte della Fed entro fine anno". In questo ambiente volatile, individuare un punto di minimo per il dollaro risulta particolarmente difficile.
La questione però non riguarda solo i fondamentali macroeconomici. Il recente crollo improvviso di Bitcoin ha messo in allerta i trader professionisti sulla possibilità che ulteriori ribassi possano innescare un crash generalizzato del mercato crypto. Gli analisti di Tagus Capital hanno offerto una lettura tecnica preoccupante della situazione: "Gli investitori retail subiscono liquidazioni forzate, mentre le istituzioni gestiscono il rischio. Il problema dello scorso weekend è stata l'impossibilità di eseguire efficientemente una funzione fondamentale di gestione del rischio. È stato un vero stress test per l'intero sistema".
Il pericolo più grave, secondo Tagus Capital, potrebbe materializzarsi nelle prossime due settimane di ottobre. Se il mercato si trovasse nuovamente in una situazione di elevata leva finanziaria sulle altcoin (le criptovalute alternative a Bitcoin), anche solo un calo del 10% del Bitcoin potrebbe trascinare verso il basso le altre monete digitali del 40-50%, qualora l'interesse degli investitori rimanesse debole. In uno scenario simile, le conseguenze potrebbero essere devastanti per l'intero ecosistema delle criptovalute.
La convergenza tra la debolezza del dollaro, l'aumento dei prezzi dell'oro e la volatilità di Bitcoin sta quindi disegnando uno scenario complesso per i mercati finanziari. Mentre alcuni vedono nelle criptovalute un'alternativa valida alle valute tradizionali in un contesto di svalutazione monetaria, altri sottolineano come la fragilità strutturale di questi mercati li renda inadatti a fungere da vero rifugio sicuro. Le prossime settimane saranno decisive per comprendere quale direzione prenderanno questi asset digitali e se sapranno confermare il ruolo di protezione contro la crisi del dollaro che alcuni investitori gli attribuiscono.