Il futuro di Bitcoin potrebbe dipendere da una corsa contro il tempo che ha già iniziato a delinearsi nei laboratori di ricerca quantistica di tutto il mondo. Mentre i computer quantistici progrediscono verso capacità sempre più sofisticate, la principale criptovaluta mondiale si trova ad affrontare una sfida esistenziale che potrebbe mettere a rischio quasi un quarto di tutti i bitcoin esistenti. La minaccia non è più relegata alla fantascienza: gli algoritmi di factorizzazione quantistica stanno migliorando fino a 20 volte, riducendo rapidamente il margine di sicurezza di cui gode attualmente la rete Bitcoin.
La proposta più radicale mai presentata
Il documento pubblicato su GitHub il 14 luglio scorso da Jameson Lopp, co-fondatore di Casa, insieme a cinque collaboratori, rappresenta la roadmap più audace mai presentata per proteggere Bitcoin dalla minaccia quantistica. La proposta di miglioramento Bitcoin, intitolata "Post-Quantum Migration and Legacy Signature Sunset", non si limita a suggerire aggiornamenti graduali, ma propone una vera e propria pensione forzata per tutte le firme ECDSA e Schnorr attualmente in uso.
Gli autori hanno scelto un approccio che trasforma la sicurezza quantistica in un incentivo privato, con una logica implacabile: chi non si aggiorna perderà certamente l'accesso ai propri fondi. Questa strategia mira a superare quella che viene definita "inerzia degli aggiornamenti", un fenomeno che storicamente ha rallentato l'adozione di nuovi protocolli per anni.
Il tesoro di Satoshi nel mirino
Tra i bitcoin più vulnerabili figurano alcuni dei tesori più leggendari della storia delle criptovalute. Circa il 25% di tutti i bitcoin ha rivelato una chiave pubblica on-chain, rendendoli potenzialmente recuperabili da un computer quantistico sufficientemente potente. Questo gruppo include molti output P2PK primordiali, tra cui approssimativamente un milione di BTC che si ritiene siano controllati dal creatore di Bitcoin, Satoshi Nakamoto.
La timeline della minaccia si sta accorciando più rapidamente del previsto. Il NIST ha finalizzato tre algoritmi di firma post-quantistici pronti per la produzione nel 2024, mentre le roadmap accademiche collocano un computer quantistico "crittograficamente rilevante" già nel periodo 2027-2030.
Un piano in tre fasi per salvare la rete
La strategia delineata nella proposta prevede una sequenza di soft-fork legata al tipo di output post-quantistico P2QRH già proposto nel BIP-360. La Fase A inizierebbe tre anni dopo l'attivazione di P2QRH e vieterebbe l'invio di fondi a indirizzi vulnerabili al quantum, forzando le nuove monete verso script quantisticamente sicuri.
La Fase B seguirebbe dopo due anni, in una data bandiera pre-annunciata, quando i nodi respingerebbero le transazioni che si basano su chiavi ECDSA/Schnorr, rendendo inutilizzabili gli output legacy. La Fase C, opzionale e subordinata a ulteriori ricerche, potrebbe consentire ai proprietari che hanno perso la scadenza di recuperare i fondi con una prova a conoscenza zero del possesso del loro seed BIP-39.
Conseguenze economiche e sociali
Le implicazioni di questa proposta vanno ben oltre gli aspetti tecnici. Per ogni categoria di stakeholder, gli autori hanno delineato un calcolo brutalmente pragmatico. I miner rischiano di produrre "blocchi invalidi" dopo la Fase B se non si aggiornano, ma nel frattempo possono aspettarsi blocchi più pesanti e commissioni più elevate dalle firme post-quantistiche più grandi.
I detentori istituzionali affrontano potenziali responsabilità fiduciarie se ignorano la tabella di marcia della migrazione, mentre gli exchange si confrontano con la prospettiva di insolvenza notturna se gli attaccanti quantistici dovessero svuotare i portafogli caldi custodiali. Per gli utenti individuali, la data di scadenza converte una minaccia astratta e lontana in una deadline concreta.
Il paradosso delle monete perdute
Un corollario significativo della proposta è che le monete abbandonate in script vulnerabili al quantum diventerebbero permanentemente congelate, facendo eco alla prima osservazione di Satoshi secondo cui "le monete perdute rendono solo le monete di tutti gli altri leggermente più preziose". La proposta inverte questa logica per le monete recuperate quantisticamente, definendole "un furto a tutti".
Il BIP rimane una bozza e deve ancora ricevere un numero o un percorso di attivazione in stile taproot, ma sta già modellando quello che probabilmente diventerà un dibattito controverso sulla compatibilità all'indietro e il trattamento dei saldi dormienti. Se adottata, la migrazione supererebbe SegWit e Taproot sia in complessità logistica che in posta in gioco monetaria, influenzando direttamente circa un quarto dei 19,7 milioni di BTC esistenti.
Al momento della pubblicazione, BTC veniva scambiato a 118.623 dollari, mentre la community si prepara a quello che potrebbe essere il dibattito più cruciale nella storia della criptovaluta. Gli autori hanno lanciato un guanto di sfida chiaro: o l'ecosistema si coordina su una timeline proattiva, o affronta la prospettiva di rispondere a un'emergenza solo dopo che si è verificato il primo furto quantistico.