La Corea del Sud ha deciso di mettere temporaneamente in pausa il suo ambizioso progetto di valuta digitale della banca centrale per concentrarsi su una strategia completamente diversa: accelerare lo sviluppo di stablecoin ancorate al won coreano. Questa svolta rappresenta un cambio di rotta significativo nella politica monetaria digitale del paese asiatico, che fino a poco tempo fa sembrava puntare tutto sulla creazione di una moneta digitale governativa. Secondo fonti della Bank of Korea citate da Bloomberg, la decisione riflette una nuova visione strategica che privilegia la regolamentazione del settore privato rispetto al controllo diretto statale.
Il "Progetto Han River" si ferma
La Bank of Korea ha comunicato alle banche partecipanti la sospensione della seconda fase del progetto pilota CBDC, originariamente prevista per il quarto trimestre del 2025. Il "Progetto Han River", iniziato quest'anno con un consorzio di sette istituti bancari, aveva l'obiettivo di testare funzionalità avanzate come i trasferimenti peer-to-peer e i pagamenti commerciali. Tuttavia, le banche coinvolte hanno sollevato preoccupazioni significative riguardo agli elevati costi operativi e alla mancanza di un piano di commercializzazione chiaro e sostenibile.
La decisione di interrompere temporaneamente i lavori non è arrivata inaspettata. Gli istituti finanziari partecipanti avevano manifestato crescenti dubbi sulla fattibilità economica del progetto, spingendo la banca centrale a riconsiderare l'intera strategia digitale nazionale.
La nuova frontiera delle stablecoin nazionali
L'attenzione si è ora spostata verso una proposta legislativa che mira a creare un quadro normativo per le stablecoin basate sul won coreano. Il Digital Asset Basic Act prevede requisiti di licenza per gli emittenti, insieme a disposizioni specifiche per la gestione delle riserve e la protezione degli utenti. Questa svolta legislativa rappresenta un approccio più pragmatico rispetto alla creazione ex novo di una valuta digitale statale.
Il presidente Lee Jae-myung, in carica da inizio mese, ha fatto dell'istituzionalizzazione dei token digitali garantiti dal won una delle sue priorità strategiche. La sua amministrazione sostiene un regime di licenze che permetterebbe alle aziende con un capitale di appena 500 milioni di won (circa 370.000 dollari) di emettere stablecoin, naturalmente sotto supervisione regolatoria.
La battaglia per la sovranità monetaria
I leader del Partito Democratico hanno inquadrato il lancio delle stablecoin denominate in won come una questione di sovranità monetaria nazionale. I parlamentari del partito sottolineano come i mercati cripto locali dipendano eccessivamente da asset ancorati al dollaro americano, come USDT e USDC, creando una vulnerabilità strategica per il sistema finanziario domestico. Queste stablecoin straniere hanno generato un volume di scambi superiore ai 57 trilioni di won (42 miliardi di dollari) solo nel primo trimestre del 2025.
Min Byeong-deok, capo del Comitato per gli Asset Digitali, ha lanciato un avvertimento chiaro: senza un'azione rapida, la Corea rischia di rimanere indietro nella corsa globale alla leadership delle stablecoin. La sua visione è particolarmente ambiziosa, prevedendo che questo mercato possa diventare più importante di settori considerati strategici come l'intelligenza artificiale o l'industria dei semiconduttori.
Le banche si muovono
Il settore bancario commerciale ha reagito prontamente a questo cambio di direzione politica. Otto dei più grandi istituti del paese, tra cui KB Kookmin, Shinhan, Woori e Nonghyup, hanno avviato un'iniziativa congiunta per l'emissione di una stablecoin ancorata al won coreano. Questa collaborazione rappresenta un esempio concreto di come il settore privato stia abbracciando la nuova strategia governativa.
La sospensione del progetto CBDC e il contemporaneo focus sulle stablecoin private evidenziano come la Corea del Sud stia sperimentando un approccio ibrido all'innovazione monetaria digitale. Piuttosto che imporre una soluzione dall'alto, il governo sembra preferire la creazione di un ecosistema regolamentato che permetta al settore privato di guidare l'innovazione, mantenendo al contempo il controllo attraverso un quadro normativo rigoroso.