L'euro ha messo a segno una performance straordinaria che sta facendo vacillare le certezze dei mercati globali: a giugno la coppia EUR/USD ha registrato un rialzo del 4% raggiungendo quota 1,1786, superando persino i guadagni del Bitcoin che si è fermato al 2,4%. Questo risultato sembra quasi surreale considerando che stiamo parlando della coppia valutaria più liquida al mondo, tradizionalmente caratterizzata da movimenti contenuti, ora in grado di competere con l'asset più volatile per eccellenza. Su base annua, entrambi gli strumenti mostrano performance quasi identiche, con guadagni superiori al 13%.
Il cambio di paradigma: dalla supremazia del dollaro al "miracolo tedesco"
Per decenni, il concetto di "eccezionalismo americano" ha dominato i mercati valutari, sostenuto dalla spesa fiscale dell'era Biden e dall'attrattiva degli asset denominati in dollari. Tuttavia, sotto la seconda presidenza Trump, questo paradigma sta mostrando crepe evidenti. Le preoccupazioni per deficit di bilancio in espansione e costi crescenti del servizio del debito hanno innescato quello che alcuni analisti definiscono un vero e proprio "spavento fiscale".
Parallelamente, la Germania ha annunciato un piano fiscale rivoluzionario che potrebbe ridefinire gli equilibri europei. Il pacchetto prevede l'esenzione delle spese per la difesa (oltre l'1% del PIL) dal freno al debito, un fondo infrastrutturale da 500 miliardi di euro distribuito su 12 anni, con 100 miliardi immediatamente destinati al Fondo per la Transizione Climatica. I restanti 400 miliardi saranno suddivisi tra governo federale (300 miliardi) e governi statali (100 miliardi), con la possibilità per questi ultimi di sostenere deficit annuali fino allo 0,35% del PIL.
Le dinamiche di copertura valutaria ridisegnano i flussi
Un elemento cruciale nel rafforzamento dell'euro deriva dalle strategie di copertura valutaria adottate dagli investitori istituzionali. I fondi pensione europei, che detengono quasi la metà delle partecipazioni estere in azioni americane, sono costretti ad aumentare la copertura FX per proteggere i rendimenti di portafoglio dal deprezzamento del dollaro. Secondo i dati danesi utilizzati come proxy europeo, il rapporto di copertura FX è balzato dal 61% di gennaio al 74% di aprile, con margini di crescita fino all'80%.
Come spiega l'analista finanziario Enric A., attualmente meno del 20% delle istituzioni europee copre la propria esposizione al dollaro, e questa percentuale dovrà necessariamente aumentare per stabilizzare i portafogli. La logica è semplice: maggiori rapporti di copertura equivalgono a più acquisti di euro e più vendite di dollari, alimentando un circolo virtuoso per la valuta europea.
Il futuro dei tassi di interesse favorisce Francoforte
L'analisi tecnica rivela che la correlazione storica tra EUR/USD e il differenziale di rendimento dei bond tedeschi e americani a due anni si è interrotta dalla fine di marzo. Marc Ostwald, chief economist di ADM Investor Services International, evidenzia come "il differenziale dei tassi per EUR/USD non sia favorevole al dollaro, assumendo che la BCE abbia sostanzialmente terminato i tagli (forse uno ancora), mentre la Fed potrebbe tagliare fino a 125 punti base nei prossimi 12-18 mesi se la crescita americana continua a essere lenta".
La Banca Centrale Europea ha già implementato otto tagli di un quarto di punto in un anno, eppure l'euro ha continuato a rafforzarsi contro il dollaro. Jerome Powell mantiene i tassi al 4,25% nonostante le pressioni di Trump per costi di finanziamento ultra-bassi, suggerendo che il differenziale dei tassi potrebbe allargarsi ulteriormente a favore dell'euro.
Marc Chandler di Bannockburn Capital Markets sottolinea come "la condizione iniziale era un enorme sovrappeso in dollari e asset americani, ma ora sembra che l'allocazione di portafoglio si stia spostando verso le azioni europee, con la Germania che intensifica le spese per difesa e infrastrutture". Secondo le proiezioni, EUR/USD potrebbe affrontare resistenze nell'area 1,22/1,23, con implicazioni positive per le stablecoin ancorate all'euro che hanno già beneficiato di questo rally della valuta unica.