Il mercato crypto si trova nuovamente sotto i riflettori per le presunte attività illecite legate ai memecoin presidenziali americani. Secondo documenti depositati martedì presso la corte federale di Manhattan, i progettisti del token $MELANIA – lanciato dalla first lady statunitense a gennaio – avrebbero orchestrato un classico schema pump-and-dump, una delle pratiche manipolative più comuni nel settore delle criptovalute. L'accusa si inserisce in un contesto più ampio che vede la famiglia Trump al centro di operazioni crypto dal valore superiore al miliardo di dollari, sollevando interrogativi cruciali sulla regolamentazione dei celebrity token e sulla protezione degli investitori retail nel Far West delle altcoin.
La dinamica del presunto schema segue un copione tristemente noto nell'ecosistema crypto. Il token $MELANIA venne lanciato il 19 gennaio, appena un giorno prima dell'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, con un prezzo iniziale di pochi centesimi. Nel giro di ore, la quotazione esplose fino a 13,73 dollari, per poi crollare verticalmente. Oggi il token vale circa 10 centesimi, meno dell'1% rispetto al suo massimo storico. Anche $TRUMP, lanciato poche ore prima dell'inaugurazione presidenziale, ha seguito una traiettoria simile: da un picco di 45,47 dollari è precipitato agli attuali 5,79 dollari secondo i dati di CoinMarketCap.
Gli investitori che hanno presentato la causa non ritengono Melania Trump direttamente responsabile. La strategia legale si concentra invece sulle società crypto coinvolte, accusate di aver utilizzato la first lady e altri volti noti come "vetrina" per legittimare operazioni fraudolente. Questa distinzione evidenzia una problematica sempre più diffusa nel settore: l'utilizzo di celebrity per promuovere progetti di dubbia sostenibilità, lasciando poi gli investitori retail con perdite devastanti mentre gli insider incassano profitti milionari.
Il cuore dell'accusa riguarda Meteora, l'exchange decentralizzato (DEX) su cui $MELANIA venne inizialmente quotato. Secondo i documenti legali, i dirigenti della piattaforma avrebbero predisposto un meccanismo che permetteva loro di acquistare indirettamente grandi quantità del token. I complici avrebbero poi rapidamente liquidato le posizioni, intascando profitti sostanziali mentre il prezzo crollava, danneggiando gli investitori che avevano acquistato durante la fase di pump. Meteora non ha immediatamente risposto alle richieste di commento.
Le nuove accuse relative a $MELANIA sono state aggiunte a procedimenti legali già in corso dallo scorso aprile, che coinvolgono diverse altre criptovalute. Questo ampliamento del caso segnala un'attenzione crescente da parte delle autorità americane verso le pratiche manipolative nel settore dei memecoin e dei celebrity token, un segmento di mercato che ha attirato miliardi di dollari da investitori spesso privi delle competenze necessarie per valutare i rischi.
Secondo quanto riportato dal Financial Times la scorsa settimana, la famiglia Trump avrebbe realizzato profitti superiori al miliardo di dollari pre-tasse negli ultimi dodici mesi attraverso vari prodotti e società legate alle criptovalute. Questa cifra impressionante solleva interrogativi sulla natura di questi investimenti e sulle potenziali implicazioni per la regolamentazione del settore, particolarmente in un momento in cui l'amministrazione Trump sta definendo il proprio approccio normativo verso l'industria crypto.
Il caso $MELANIA rappresenta l'ennesimo esempio di come i memecoin possano trasformarsi in veicoli per arricchimenti rapidi da parte degli insider, a scapito degli investitori retail. Nel panorama crypto europeo, dove il regolamento Markets in Crypto-Assets (MiCA) sta introducendo standard più stringenti per la protezione degli investitori, episodi come questo alimentano il dibattito sulla necessità di una supervisione più rigorosa anche oltre Atlantico. L'esito di questi procedimenti legali potrebbe segnare un precedente importante per la responsabilità di exchange, sviluppatori e promotori di progetti crypto, definendo nuovi confini tra innovazione finanziaria e manipolazione di mercato.