Il mercato crypto sta attraversando una fase di turbolenza estrema che potrebbe segnare la fine anticipata dell'attuale bull run, con Bitcoin (BTC) che minaccia di invalidare i suoi pattern tecnici pluriennali mentre le altcoin sono già entrate in territorio da bear market. Secondo un'analisi approfondita condotta da un trader veterano che ha vissuto personalmente i cicli del settore, la struttura fondamentale del mercato presenta crepe sistemiche che vanno ben oltre la normale volatilità cui gli investitori crypto sono abituati. Il problema centrale risiede nella debolezza relativa delle altcoin rispetto a Bitcoin e nel collasso dei livelli di leverage che avevano sostenuto i rally precedenti, innescato dalle improvvise decisioni tariffarie dell'amministrazione Trump.
Nelle ultime 24 ore, Bitcoin ha perso oltre il 6%, mentre Ethereum (ETH) è crollato del 12% e Solana (SOL) del 10%, trascinando con sé l'intero ecosistema delle altcoin. Questi tre asset rappresentano circa tre quarti della capitalizzazione di mercato complessiva del settore e la maggior parte del volume di trading al di fuori delle stablecoin, rendendoli di fatto i veri termometri della salute del mercato crypto. La particolarità di questo ciclo è che Bitcoin ha raggiunto nuovi massimi storici, mentre Ethereum, Solana e la maggior parte delle altre criptovalute non sono riuscite a replicare performance simili, un fenomeno tecnico definito "relative weakness" che rappresenta un segnale d'allarme significativo.
A differenza dei bull market del 2017 e del 2021, alimentati dalla politica monetaria ZIRP (Zero Interest Rate Policy) e dall'ingresso massiccio di retail investors, questo ciclo è stato dominato dagli afflussi record negli ETF su Bitcoin, con Wall Street nel ruolo di principale driver. Il capitale pubblico che nei cicli precedenti si riversava su shitcoin e NFT questa volta è rimasto alla larga, probabilmente spaventato dagli eccessi e dai crolli del passato. Bitcoin è diventato essenzialmente un prodotto a tripla leva sul Nasdaq, una realtà ironica per un asset nato con l'ambizione di sovvertire il sistema finanziario tradizionale e che ora ne dipende completamente.
Il meccanismo che ha alimentato i rally crypto si basa interamente sul leverage: i trading firm acquistano Bitcoin, utilizzano le posizioni come collaterale per ottenere prestiti denominati in dollari, con cui acquistano altro Bitcoin, innescando un ciclo che amplifica i guadagni quando i prezzi salgono. Tuttavia, quando arriva un evento imprevisto come l'annuncio tardivo di venerdì sera da parte del presidente Trump di tariffe al 100% sulla Cina, il prezzo scende e il rapporto debito-collaterale si inverte rapidamente. Quando questo supera determinate soglie si innescano margin call che costringono alla liquidazione forzata delle posizioni, generando le cascate di vendite che caratterizzano i crolli crypto.
Quello che è accaduto alcune settimane fa è stato il più grande flush di leverage nella storia del mercato crypto, di diversi ordini di grandezza superiore a eventi precedenti. Le conseguenze di questo evento stanno ancora dispiegandosi, con i trading firm costretti a vendere asset per ripagare debiti enormi accumulati durante la fase di espansione. A differenza delle date elettorali o del Liberation Day, eventi per cui i grandi player erano riusciti a prepararsi riducendo preventivamente l'esposizione, l'annuncio improvviso delle tariffe ha colto tutti di sorpresa, creando "cadaveri" finanziari le cui conseguenze stanno emergendo solo ora.
Dal punto di vista dell'analisi tecnica, un bull market è definito come una serie di higher lows e higher highs, mentre un bear market è caratterizzato da lower lows e lower highs. Bitcoin ha mantenuto questo pattern da gennaio 2023, ma ora si trova in una posizione estremamente precaria. Se dovesse rompere definitivamente il livello dei 101.000 dollari e stabilire un nuovo minimo inferiore, il trend pluriennale verrebbe tecnicamente invalidato. Molti liquidano l'analisi tecnica come "l'astrologia maschile", ma sui timeframe settimanali e mensili questi strumenti hanno dimostrato efficacia nell'identificare pattern significativi, e i livelli chiave come i 101.000 dollari hanno un fondamento psicologico concreto nel comportamento del mercato.
Le shitcoin hanno già stabilito lower lows significativi sui timeframe lunghi e si trovano in pieno territorio bear market, con Solana in calo del 40% dai massimi di settembre ed Ethereum giù del 36% dai picchi di fine agosto. Bitcoin stesso è sceso del 20% dal suo all-time high del mese scorso. Storicamente, i drawdown bear market di Bitcoin si sono attestati tra il 70 e l'80%, mentre le altcoin tendono a perdere il 90% o più del loro valore, il che significa che se questo è effettivamente l'inizio di un crypto winter, le perdite attuali rappresentano solo la fase iniziale di un processo molto più doloroso.
L'introduzione degli ETF su Bitcoin potrebbe modificare la dinamica dei bear market futuri, creando un firewall istituzionale che potrebbe limitare i drawdown rispetto ai cicli precedenti. Tuttavia, questo vale principalmente per Bitcoin e in misura molto minore per Ethereum, mentre Solana è esplicitamente posizionata come "il casinò" dell'ecosistema crypto. E questo casinò non regolamentato sta mostrando tutta la sua fragilità, con il sentiment su crypto Twitter ai minimi non visti dai tempi del collasso di FTX, quando il fallimento della piattaforma aveva rappresentato il culmine di una serie di implosioni di trading firm durante il bear market del 2022.
Le similitudini con eventi passati sono preoccupanti: nel 2022 numerose società crypto furono abbastanza ingenue da accettare rendimenti del 20% sulla stablecoin di Luna senza interrogarsi sul perché il suo fondatore avesse programmato quella che si rivelò essere una spirale della morte da manuale in uno schema Ponzi evidente. FTX fu solo l'epilogo più eclatante di una serie di fallimenti concatenati. E comportamenti simili continuano ancora oggi: l'amministrazione Trump ha la propria stablecoin e piattaforma DeFi, il presidente ha graziato Changpeng Zhao di Binance (nonostante abbia dichiarato in un'intervista a 60 Minutes, poi tagliata dal montaggio finale, di non sapere chi fosse), e Justin Sun, definito "il più vecchio scammer nel settore crypto", è diventato presenza costante alla Casa Bianca.
Come osservatore di lungo corso di un'industria in cui molti avevano riposto speranze per una finanza realmente decentralizzata, è evidente che la situazione sta peggiorando anziché migliorare. Il miglior risultato che il settore crypto è riuscito a produrre è un casinò non regolamentato, e molti trader che hanno scommesso su questo ciclo rischiano di trovarsi di fronte a un nuovo crypto winter senza nulla da mostrare, avendo sottoperformato la strategia più semplice possibile: comprare Bitcoin e dimenticarsene. L'ironia finale di questo possibile epilogo risiede nel fatto che il bull market più sfacciato e sinistro della storia crypto potrebbe essere stato terminato proprio dal presidente che l'ecosistema aveva entusiasticamente sostenuto, con un post improvvisato su TruthSocial un venerdì sera, poi ritrattato parzialmente la domenica successiva.