L'amministrazione Trump si prepara a sferrare un colpo decisivo contro quello che considera un sistema bancario discriminatorio, puntando il dito contro gli istituti di credito che avrebbero chiuso conti a clienti conservatori e aziende operanti nel settore delle criptovalute. Secondo fonti vicine alla Casa Bianca, un ordine esecutivo dovrebbe essere firmato nei prossimi giorni per combattere quella che viene definita una vera e propria campagna di esclusione politica. La mossa rappresenta un cambio di rotta radicale rispetto alle politiche dell'era Biden e potrebbe ridisegnare i rapporti tra sistema bancario e settore crypto negli Stati Uniti.
Il fenomeno del "debanking" sotto accusa
Il provvedimento presidenziale avrà come obiettivo principale quello di indagare presunte violazioni dell'Equal Credit Opportunity Act, delle normative antitrust e delle leggi sulla protezione dei consumatori. Gli esperti del settore parlano di sanzioni pesanti che potrebbero colpire le banche sotto forma di multe salate o decreti vincolanti. L'iniziativa nasce dalle crescenti lamentele del mondo crypto, che denuncia da anni un vero e proprio boicottaggio da parte dei grandi istituti bancari americani.
La questione ha radici profonde nel periodo dell'amministrazione Biden, quando il settore delle criptovalute ha accusato il governo di aver orchestrato quella che è stata ribattezzata "Operation Chokepoint 2.0". Secondo questa teoria, le autorità avrebbero spinto le banche a chiudere sistematicamente i conti delle aziende crypto senza fornire spiegazioni convincenti. I casi più eclatanti hanno coinvolto figure di primo piano del settore tecnologico e finanziario.
Quando i giganti della fintech si scontrano con Wall Street
Brian Armstrong, amministratore delegato di Coinbase, ha rivelato nel 2023 che JPMorgan Chase aveva minacciato di chiudere tutti i conti collegati alle principali fonti di reddito legate alle criptovalute. La situazione si è aggravata ulteriormente quando Elon Musk ha dichiarato che almeno 30 imprenditori tecnologici avevano perso l'accesso ai servizi bancari a causa di queste politiche discriminatorie. Il magnate sudafricano aveva lanciato l'allarme già nel novembre del 2024, evidenziando come il fenomeno stesse assumendo proporzioni preoccupanti.
Le banche hanno respinto al mittente queste accuse, sostenendo che le loro decisioni erano motivate esclusivamente dal rispetto delle normative antiriciclaggio. Gli istituti di credito hanno inoltre giustificato le loro scelte come misure necessarie per gestire il rischio reputazionale e proteggersi da frodi e complicazioni legali.
La strategia di Trump per neutralizzare le scuse bancarie
L'ordine esecutivo che Trump sta per firmare rappresenta un attacco diretto alle giustificazioni addotte dalle banche per le loro politiche di esclusione. Il provvedimento incaricherà i supervisori federali del settore bancario di individuare violazioni delle principali leggi di tutela, con particolare attenzione alla discriminazione nel credito e alle pratiche commerciali sleali. L'obiettivo è quello di impedire agli istituti di utilizzare il pretesto della compliance normativa per mascherare pregiudizi politici.
Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, il nuovo corso eliminerà anche le cosiddette linee guida sul rischio reputazionale, che i critici considerano il principale strumento utilizzato per giustificare il "debanking". La Small Business Administration sarà inoltre chiamata a rivedere la posizione delle banche che garantiscono prestiti SBA, ampliando così il campo d'azione del controllo governativo.
Sanzioni e controlli: la nuova era della supervisione bancaria
Le misure punitive previste dall'ordine esecutivo potrebbero entrare in vigore già questa settimana, secondo quanto riferito da Reuters. Gli istituti bancari che dovessero essere giudicati colpevoli di discriminazione politica si troveranno ad affrontare multe sostanziose e decreti di consenso vincolanti. Qualsiasi prestatore accusato di aver interrotto rapporti con clienti per motivazioni ideologiche sarà sottoposto a un controllo approfondito da parte delle autorità di vigilanza.
Il mondo politico repubblicano ha accolto con favore questa iniziativa, vedendola come una risposta necessaria a quello che considerano "capitalismo woke". I conservatori denunciano da tempo che le banche stiano tagliando i ponti con produttori di armi, compagnie petrolifere e altre aziende considerate di destra, utilizzando criteri più politici che economici nelle loro valutazioni del rischio.
La battaglia presidenziale contro i colossi bancari
Trump non ha mai nascosto la sua avversione verso i vertici delle maggiori banche americane. Lo scorso gennaio aveva accusato direttamente i CEO di JPMorgan Chase e Bank of America di discriminare sistematicamente i clienti conservatori, ricevendo tuttavia smentite categoriche da parte degli interessati. Nonostante i dinieghi, la pressione politica ha continuato a crescere, alimentata dalle testimonianze di imprenditori e politici repubblicani che hanno denunciato episodi di "debanking" ai loro danni.
L'ordine esecutivo rappresenta dunque il culmine di una battaglia che va oltre la semplice regolamentazione bancaria, toccando questioni più ampie legate alla libertà d'impresa e al pluralismo politico nel sistema finanziario americano. Con un mercato delle criptovalute che vale oggi 3,68 trilioni di dollari, la posta in gioco è troppo alta per essere ignorata sia da Washington che da Wall Street.