Il sistema bancario statunitense sta attraversando una trasformazione silenziosa ma radicale nel suo approccio a Bitcoin (BTC). Dopo anni di distanza cautelosa, dettata da preoccupazioni normative e reputazionali, gli istituti finanziari tradizionali stanno integrando l'asset digitale nelle loro infrastrutture core. Secondo i dati di River, quasi il 60% delle 25 maggiori banche americane ha già avviato progetti per offrire servizi diretti di trading, custodia o consulenza su Bitcoin. Questa evoluzione rappresenta un cambio di paradigma: da prodotto di nicchia confinato agli exchange specializzati, BTC si sta trasformando in una classe di asset standard all'interno dei flussi di wealth management tradizionale.
Il 2024 è stato l'anno degli ETF spot su Bitcoin, che hanno dominato le cronache finanziarie. Il 2025 segna invece una fase più discreta ma forse più profonda: l'integrazione operativa della criptovaluta nei sistemi bancari mainstream. Gli ETF hanno rappresentato la prima fase dell'adozione istituzionale, offrendo un wrapper regolamentare familiare che permetteva alle banche di soddisfare la domanda dei clienti scaricando il peso operativo su asset manager e custodi specializzati. Ora però il settore si prepara al secondo step: consentire ai clienti di detenere e scambiare l'asset sottostante direttamente dalle stesse interfacce utilizzate per azioni, obbligazioni e fondi.
Il caso di PNC Financial Services Group illustra perfettamente questo approccio. La banca ha lanciato un servizio di trading crypto per i clienti private attraverso l'infrastruttura "Crypto-as-a-Service" di Coinbase, mantenendo il controllo della relazione con il cliente, delle verifiche di idoneità e del reporting, mentre Coinbase fornisce trading e gestione delle chiavi dietro le quinte. Questo modello white-label sta emergendo come il compromesso preferito dal settore: permette alle banche di rispondere alla domanda senza dover costruire da zero wallet infrastructure o operazioni blockchain. Varianti di questa struttura stanno proliferando tra gli incumbent finanziari.
Sul fronte regolamentare, il quadro normativo americano sta facilitando questa transizione. L'Office of the Comptroller of the Currency (OCC) ha chiarito come le banche nazionali possano trattare le operazioni crypto come riskless principal transactions, dove la banca acquista da un fornitore di liquidità e rivende al cliente quasi istantaneamente. Questo riduce l'impatto patrimoniale derivante dal rischio di mercato e rende più semplice integrare i desk Bitcoin accanto alle operazioni su cambi o reddito fisso. Il GENIUS Act ha inoltre stabilito un framework federale per gli emittenti di stablecoin, mentre l'OCC ha rilasciato charter nazionali condizionali a società crypto, creando una classe di controparti regolamentate compatibili con i regimi di rischio e capitale esistenti.
I tempi di implementazione si stanno delineando con precisione. Charles Schwab e Morgan Stanley puntano alla prima metà del 2026 per lanciare il trading spot di Bitcoin ed Ethereum (ETH) sulle piattaforme self-directed, pur con limitazioni conservative: cap di allocazione rigidi, regole margin restrittive e screening di idoneità più severi. Bank of America prevede di permettere ai consulenti di Merrill, Private Bank e Merrill Edge di raccomandare prodotti crypto exchange-traded da gennaio 2026, trasformando Bitcoin da asset non sollecitato a componente allocabile nei portafogli modello. US Bancorp ha riattivato il servizio di custodia istituzionale Bitcoin con NYDIG come sub-custode, mentre colossi come BNY Mellon stanno costruendo piattaforme digital asset per istituzioni che preferiscono vedere BTC custodito dagli stessi brand che proteggono Treasury e fondi comuni.
Questa architettura white-label introduce però nuove vulnerabilità sistemiche. La maggior parte delle istituzioni che offrono o pianificano servizi crypto non costruisce vault proprietari, ma si affida a un numero ristretto di infrastructure provider come Coinbase, NYDIG e Fireblocks per execution, tecnologia wallet e sicurezza delle chiavi. Questa concentrazione crea un rischio sistemico di nuova generazione: mentre il modello riskless principal e i wrapper ETF limitano il rischio di mercato diretto sui bilanci bancari, non eliminano il rischio di controparte e operativo. Un grave incidente cyber, un'interruzione di servizio o un'azione enforcement su un custode core non colpirebbe solo i trader retail, ma si propagherebbe simultaneamente attraverso divisioni private banking, servizi di custodia istituzionale e portafogli modello di multiple grandi istituzioni.
Per i clienti wealthy, l'aspetto percettivo è determinante. Acquistare Bitcoin attraverso l'interfaccia Morgan Stanley o Schwab, con posizioni visualizzate negli stessi dashboard e statement di altri titoli, risulta radicalmente diverso dal trasferire fondi verso venue offshore. Le banche stanno sfruttando questo capitale fiduciario e la loro posizione regolamentare per riposizionare exchange crypto e infrastrutture specializzate come utility back-end piuttosto che brand front-of-house. Questo spiega anche l'abbandono della posizione storicamente scettica di istituzioni come JPMorgan, che ora abbraccia operativamente quello stesso asset che il CEO Jamie Dimon aveva pubblicamente criticato.
La traiettoria attuale suggerisce che il 2026 sarà il primo anno in cui Bitcoin apparirà come prodotto standard piuttosto che eccezione nei cataloghi bancari. Questo non garantisce una transizione priva di ostacoli: la volatilità dei prezzi BTC persiste, le politiche possono cambiare direzione, e un incidente serio nell'infrastruttura crypto potrebbe rallentare o invertire parti della roadmap. I team di risk management stanno tentando di mitigare i rischi insistendo sulla modularità delle soluzioni e mantenendo i programmi iniziali ridotti rispetto agli asset totali.
La realtà è che le banche non hanno scelto Bitcoin come progetto di innovazione preferito. Lo stanno integrando perché i loro clienti lo hanno già adottato, e la posta in gioco è trattenere quei clienti e i loro patrimoni, evitando che migrino permanentemente verso competitor più agili o piattaforme native crypto. Il pivot in corso è essenzialmente un esercizio di difesa del market share, condotto attraverso la costruzione di sufficiente machinery regolamentare e operativa attorno a un asset che fino a pochi anni fa era considerato incompatibile con il banking tradizionale. Il mercato crypto europeo osserva con attenzione questa evoluzione americana, mentre il framework MiCA delinea un percorso parallelo ma distinto per l'integrazione istituzionale nel Vecchio Continente.