Il mercato delle criptovalute sta inviando segnali contrastanti che potrebbero ribaltare una delle narrative più consolidate del settore: quella dei cicli quadriennali di Bitcoin (BTC). Mentre il prezzo della principale criptovaluta è sceso del 36% dai massimi storici di ottobre, registrando una correzione di quasi il 40% nelle ultime dieci settimane, un indicatore on-chain cruciale racconta una storia completamente diversa. La "realized cap" di Bitcoin ha infatti raggiunto un nuovo massimo storico di 1.125 trilioni di dollari, suggerendo che il bull market potrebbe essere tutt'altro che concluso e che i fondamentali restano solidi nonostante la volatilità dei prezzi.
Questa metrica on-chain, che valuta ogni bitcoin al prezzo dell'ultima volta che è stato spostato sulla blockchain, offre una prospettiva radicalmente diversa rispetto alla capitalizzazione di mercato tradizionale. Mentre quest'ultima riflette principalmente l'azione speculativa dei prezzi, la realized cap traccia gli effettivi afflussi di capitale nel network, fornendo un indicatore più accurato della fiducia degli investitori a lungo termine. I dati di Glassnode mostrano come questa metrica abbia continuato a crescere durante tutta la correzione dai massimi di ottobre, pur registrando una fase di stallo nell'area degli 1.125 trilioni di dollari nelle ultime settimane.
Il comportamento attuale ricorda quello osservato durante la correzione di aprile 2025, quando timori legati a guerre commerciali avevano spinto Bitcoin verso i 76.000 dollari prima di una successiva ripresa verso nuovi massimi storici. Ciò che risulta particolarmente significativo è l'assenza di capitolazione da parte degli holder: durante il bear market del 2022, la realized cap era crollata da 470 a 385 miliardi di dollari mentre gli investitori vendevano in perdita. Questo tipo di comportamento panico non si sta manifestando nell'attuale fase di mercato, nonostante la correzione dei prezzi.
Andre Dragosch, responsabile della ricerca europea per Bitwise, sostiene che Bitcoin potrebbe sorprendere al rialzo nel 2026, sfidando la narrativa dei cicli quadriennali che ha caratterizzato finora la storia della criptovaluta. Dragosch evidenzia come la resilienza della crescita globale, combinata con i continui tagli dei tassi d'interesse che stanno ripidendo la curva dei rendimenti ed espandendo la liquidità, stia creando condizioni storicamente favorevoli per gli asset crypto. Questi fattori macro tendono a indebolire il dollaro USA, un contesto che tradizionalmente ha sostenuto le performance di Bitcoin.
Secondo l'analista di Bitwise, Bitcoin sta materialmente sottostimando il contesto macro prevalente, a un livello visto l'ultima volta durante la recessione Covid e il crollo di FTX, nonostante l'assenza di segnali di recessione negli Stati Uniti e prove di una crescita che sta accelerando nuovamente. Questa divergenza tra fondamentali macro e price action suggerisce un potenziale gap che potrebbe chiudersi con movimenti rialzisti significativi nei prossimi mesi.
La tenuta della realized cap sopra il trilione di dollari rappresenta un supporto psicologico e tecnico cruciale per il mercato crypto. Questa soglia simbolica indica che, al netto delle fluttuazioni speculative, oltre mille miliardi di dollari di capitale "reale" rimangono investiti nel network Bitcoin, con holder che non mostrano intenzione di capitolare. La differenza tra realized cap e market cap tradizionale sta inoltre fornendo indicazioni sulle unrealized gains o losses aggregate, un indicatore utilizzato da trader professionisti per valutare i livelli di euforia o paura nel mercato.
La stabilizzazione della realized cap nell'attuale range potrebbe precedere una nuova fase di accumulazione, simile a quanto osservato in precedenti cicli di mercato. Se i fattori macro identificati da Dragosch dovessero materializzarsi, con espansione della liquidità globale e indebolimento del dollaro, Bitcoin potrebbe non solo recuperare i massimi di ottobre ma potenzialmente superarli nel corso del 2026. Il dibattito sulla validità dei cicli quadriennali, tradizionalmente legati agli eventi di halving, si fa sempre più intenso tra analisti e investitori istituzionali che osservano pattern macro sempre più influenti rispetto alle dinamiche puramente on-chain.