Il settore delle criptovalute si trova in una fase di ridefinizione profonda dei ruoli, con le stablecoin che emergono come protagoniste inaspettate capaci di sottrarre quote di mercato anche al dominatore incontrastato Bitcoin (BTC). Cathie Wood, fondatrice di Ark Investment Management e una delle voci più influenti nel mondo crypto, ha appena rivisto al ribasso le sue previsioni per il prezzo di BTC entro il 2030, riducendo il target da 1,5 milioni di dollari a 1,2 milioni per token. La revisione, annunciata durante un'intervista a CNBC il 6 novembre, non rappresenta un ripensamento sulla solidità del principale asset digitale, ma piuttosto il riconoscimento di una realtà di mercato: le stablecoin stanno conquistando velocemente il segmento dei pagamenti che molti analisti avevano inizialmente attribuito a Bitcoin.
I numeri del 2024 parlano chiaro e hanno costretto anche i bull più convinti a ricalibrare le aspettative. Le stablecoin hanno processato 15,6 trilioni di dollari in transazioni durante l'anno, superando colossi tradizionali come Visa e Mastercard. Questo dato, evidenziato nell'edizione 2025 del report Big Ideas di Ark Invest, segna un turning point nell'evoluzione dell'ecosistema crypto: mentre Bitcoin si consolida sempre più come store of value digitale, le stablecoin come Tether (USDT) e USD Coin (USDC) hanno conquistato il dominio nei pagamenti transfrontalieri.
Il vantaggio competitivo delle stablecoin risiede nella loro capacità di risolvere il tallone d'Achille delle criptovalute tradizionali: la volatilità estrema. Bitcoin, nonostante abbia toccato recentemente quota 102.000 dollari e rappresenti oltre metà della capitalizzazione totale del mercato crypto (attualmente 3,4 trilioni), continua a subire correzioni del 50% o superiori che lo rendono inadatto alla gestione del cash flow aziendale. Le stablecoin mantengono invece un ancoraggio 1:1 con il dollaro statunitense, garantito da riserve equivalenti detenute dagli emittenti, e offrono trasferimenti istantanei su blockchain come Ethereum (ETH) e Solana (SOL) con commissioni di pochi dollari per transazione.
Per comprendere l'impatto di questa evoluzione, è necessario analizzare i tre catalizzatori principali che Ark Invest aveva originariamente identificato per giustificare il target di 1,5 milioni di dollari per Bitcoin. Il primo riguarda la sostituzione dell'oro come riserva di valore: l'analisi prevedeva che BTC potesse catturare il 60% del valore delle riserve auree mondiali, attualmente stimate in 28 trilioni di dollari, aggiungendo quasi 17 trilioni alla market cap del crypto asset. Il secondo catalizzatore è l'adozione istituzionale tramite ETF, con Ark che stima un'allocazione del 6,5% dei 200 trilioni di asset sotto gestione previsti per il 2030, equivalenti a 13 trilioni destinati a Bitcoin.
Il terzo catalizzatore, però, è quello che ha subito la revisione più significativa. Wood e il suo team avevano ipotizzato che Bitcoin potesse diventare una valuta rifugio nei mercati emergenti, proteggendo i cittadini dall'inflazione e dalla svalutazione delle monete fiat. Ora è evidente che le stablecoin sono semplicemente più adatte per i casi d'uso transazionali, ha ammesso Wood, riconoscendo che qualsiasi scenario che prevedesse l'utilizzo di BTC come soluzione di pagamento dovrà essere ridimensionato in termini di creazione di valore.
Questa ricalibratura offre spunti importanti per gli investitori crypto europei, particolarmente sensibili alla regolamentazione. Il framework MiCA (Markets in Crypto-Assets), entrato in vigore nell'Unione Europea, stabilisce requisiti stringenti proprio per le stablecoin, imponendo agli emittenti riserve trasparenti e verificabili. Questo approccio normativo potrebbe accelerare ulteriormente l'adozione delle stablecoin nel continente, soprattutto per rimesse e pagamenti B2B transfrontalieri, dove i costi di conversione valutaria tradizionali raggiungono il 3% del valore della transazione.
Nonostante la revisione al ribasso, la previsione di Wood rimane straordinariamente bullish: 1,2 milioni di dollari per Bitcoin entro il 2030 implicano ancora un potenziale upside dell'1.100% rispetto ai livelli attuali. La narrativa sottostante resta invariata: Bitcoin mantiene la sua posizione di "oro digitale" grazie alla completa decentralizzazione, alla supply cap di 21 milioni di coin immutabile e alla sicurezza della sua blockchain. La differenza cruciale è che ora il ruolo di Bitcoin appare più chiaramente definito come asset di riserva piuttosto che mezzo di pagamento quotidiano.
La capitalizzazione attuale di Bitcoin supera i 2 trilioni di dollari, rappresentando oltre la metà del valore totale del mercato crypto. La competizione con le stablecoin non va vista come una minaccia esistenziale, ma come una naturale specializzazione del settore: mentre BTC si consolida come protezione contro l'inflazione e diversificazione di portafoglio, le stablecoin conquistano l'infrastruttura dei pagamenti globali. Per gli investitori retail italiani, questo significa valutare attentamente la propria strategia di allocazione, considerando che i due asset class rispondono a esigenze diverse nel portfolio crypto.
L'ammissione di Wood dimostra anche la maturità crescente del settore: persino i più convinti sostenitori riconoscono che le dinamiche di mercato possono ridistribuire il valore in modi imprevisti. La vera domanda per i prossimi anni riguarda se le stablecoin riusciranno a mantenere la fiducia degli utenti senza incidenti sistemici legati alla trasparenza delle riserve, un rischio che il crollo di progetti come Terra (LUNA) ha drammaticamente evidenziato. Nel frattempo, Bitcoin continua a beneficiare dell'afflusso istituzionale tramite ETF spot approvati dalla SEC, un catalizzatore che sta già spingendo il prezzo verso nuovi massimi storici.