Il settore crypto sta vivendo ore di forte volatilità dopo la decisione della Federal Reserve di tagliare i tassi di interesse di 25 punti base, portandoli al 3,25%. Contrariamente alle attese, Bitcoin (BTC) e il mercato delle criptovalute non hanno risposto positivamente alla mossa accomodante della banca centrale statunitense, con il principale asset digitale che scivola sotto i 90.000 dollari e registra un calo del 2,4% nelle ore successive all'annuncio. Il sentiment ribassista si è esteso all'intero comparto, con Ethereum (ETH) in calo del 4% a quota 3.190 dollari e l'indice CoinDesk 20 che segna una flessione superiore al 4%, evidenziando come le aspettative degli investitori crypto siano state deluse non tanto dalla decisione in sé, quanto dalle prospettive future delineate dalla Fed.
La ragione di questa reazione negativa va ricercata nelle profonde divisioni interne al Federal Open Market Committee (FOMC) emerse durante la riunione. Due membri hanno votato contro qualsiasi taglio dei tassi, ma l'aspetto più preoccupante è che le previsioni individuali rivelano come sei componenti del comitato ritenessero che il taglio di mercoledì non fosse affatto "appropriato". Questa frammentazione decisionale, unita alla proiezione di un solo ulteriore taglio dei tassi per tutto il 2026 contro le aspettative di mercato che ne prevedevano due o tre, ha innescato un'ondata di risk-off che ha colpito duramente gli asset più speculativi.
Greg Magadini, director of derivatives presso Amberdata, ha fornito un'analisi lucida della situazione attuale: "La Fed è divisa e il mercato non ha alcuna visione chiara sul percorso futuro dei tassi da qui fino a maggio 2026, quando il presidente Jerome Powell sarà sostituito". Secondo l'analista, la sostituzione di Powell con un fedelissimo di Trump, che presumibilmente spingerà per tagli più aggressivi, rappresenta il segnale più affidabile per il futuro dei tassi. Nel frattempo, però, mancano ancora sei mesi a questo cambio di leadership, lasciando gli investitori crypto in un limbo di incertezza che storicamente ha sempre pesato negativamente sui prezzi degli asset digitali.
La correlazione tra Bitcoin e i mercati azionari tradizionali si conferma ancora una volta il driver principale dei movimenti di breve termine. Shiliang Tang, managing partner di Monarq Asset Management, ha sottolineato come BTC stia seguendo al ribasso il mercato azionario, con i mercati crypto che hanno registrato un iniziale spike positivo alla notizia per poi invertire rotta in linea con i futures azionari. Particolarmente significativo è il fatto che Bitcoin abbia testato senza successo per la terza volta in due settimane il livello locale di 94.000 dollari, configurando una potenziale resistenza tecnica che necessiterà di un catalizzatore forte per essere superata.
Magadini ha avanzato una previsione che molti trader crypto preferirebbero non ascoltare: lo scenario più probabile nel breve termine è un necessario "deleveraging" o mercato ribassista che convinca definitivamente la Fed della necessità di tagli più decisi ai tassi. Questa prospettiva spiegherebbe la cautela degli investitori istituzionali e la riduzione delle posizioni leverage che si sta osservando sui principali exchange di derivati crypto. La volatilità implicita, infatti, continua a scendere con l'ultimo grande catalizzatore dell'anno ormai alle spalle.
Un punto di particolare confusione riguarda il programma di gestione delle riserve annunciato dalla Fed, che prevede l'acquisto di 40 miliardi di dollari in Treasury bill a breve termine. La crypto community si è affrettata a etichettare questa mossa come un ritorno al quantitative easing (QE) che alimentò la corsa al rialzo del 2020-21, ma la realtà è sostanzialmente diversa. Andreas Steno Larsen, fondatore di Steno Research, ha efficacemente sintetizzato la situazione su X definendola non "Lambo QE" ma piuttosto "my Uber is 7 minutes away QE", sottolineando la natura limitata dell'intervento.
A differenza del QE tradizionale, che mirava all'acquisto massiccio di Treasury a lunga scadenza e titoli garantiti da ipoteche per abbassare aggressivamente i rendimenti a lungo termine e iniettare trilioni nell'economia, questo programma di gestione delle riserve è progettato principalmente per affrontare tensioni di liquidità nei mercati monetari senza impegnarsi in un'espansione sostenuta del bilancio o nella soppressione dei rendimenti. Per alcuni osservatori si tratta di un intervento preventivo contro potenziali instabilità nei money market simili a quelle del 2019, quando la Fed dovette intervenire d'urgenza per stabilizzare i tassi repo.
L'analista pseudonimo EndGame Macro ha spiegato che "invece di rischiare una corsa in stile 2019, la Fed sta silenziosamente acquistando un cuscinetto ora", assicurandosi che il sistema finanziario abbia spazio di manovra sufficiente per attraversare la primavera senza che qualcosa si spezzi. Questa interpretazione suggerisce che gli investitori crypto dovrebbero temperare le aspettative di un ritorno imminente alla liquidità abbondante che caratterizzò i precedenti cicli bull.
Le prospettive per il mercato crypto nei prossimi mesi dipenderanno crucialmente dalla capacità della Fed di gestire il delicato equilibrio tra controllo dell'inflazione e obiettivi occupazionali, con la transizione alla nuova leadership prevista per maggio 2026 che rappresenta il prossimo grande punto di svolta. Gli investitori dovranno navigare sei mesi di incertezza prima di ottenere segnali più chiari sulla direzione della politica monetaria statunitense, con Bitcoin che probabilmente continuerà a muoversi in tandem con i mercati azionari tradizionali finché questa nebbia non si diraderà.