Il mercato delle criptovalute si trova in una fase di estrema incertezza, con Bitcoin (BTC) intrappolato in un limbo tra sentiment ribassista e aspettative di ripresa. Dopo aver toccato un massimo storico il 6 ottobre scorso, la principale criptovaluta per capitalizzazione ha registrato un crollo del 28%, cancellando tutti i guadagni accumulati nell'anno. I prediction market fotografano questa indecisione in modo plastico: i trader assegnano esattamente il 36% di probabilità sia a uno scenario in cui BTC scende sotto gli 80.000 dollari, sia a uno in cui supera nuovamente quota 100.000 entro fine anno. Una perfetta parità che riflette la tensione prima dell'appuntamento cruciale con la Federal Reserve di questa settimana.
Nel weekend BTC ha tentato un rimbalzo sopra i 92.000 dollari, ma lunedì è già scivolato nuovamente sotto la soglia psicologica dei 90.000 dollari. Questo movimento laterale si inserisce in un contesto macro particolarmente delicato, con gli occhi puntati sulla riunione del FOMC e sul discorso del presidente Jerome Powell. Timothy Misir, responsabile della ricerca presso Blockhead Research Network, definisce questi eventi i "pivots di mercato più evidenti", sottolineando come l'intero settore crypto sia attualmente "sensibile ai fattori politici e macroeconomici".
Gli ETF spot su Bitcoin hanno registrato deflussi per 87,7 milioni di dollari la scorsa settimana secondo i dati di SoSoValue, un segnale che preoccupa gli analisti retail ma che viene interpretato diversamente dagli istituzionali. Misir evidenzia che nonostante le whale stiano accumulando, "l'euforia retail a breve termine aumenta la probabilità di un ritracciamento o di movimenti laterali prima della decisione Fed". Il range critico da monitorare è quello tra 95.000 e 106.000 dollari: solo una rottura decisiva di questa banda determinerà se l'attuale fase di riaccumulazione si trasformerà in una gamba rialzista duratura o in un semplice rimbalzo tecnico.
Le case d'analisi mantengono però una visione divergente sul futuro di breve-medio termine. Bernstein si dimostra decisamente ottimista, descrivendo l'attuale situazione come un "ciclo bull allungato" in cui l'acquisto istituzionale più stabile compensa il panic selling retail. Gli analisti sottolineano un dato significativo: nonostante una correzione del 30% su Bitcoin, gli ETF hanno registrato deflussi inferiori al 5%, segno di una tenuta maggiore rispetto ai cicli precedenti. La loro proiezione vede BTC a 150.000 dollari nel 2026, con possibilità di toccare 200.000 dollari nel 2027 e un ambizioso target di 1 milione di dollari entro il 2033.
TD Cowen propone invece uno scenario più articolato con tre ipotesi per dicembre 2025: un caso base a 141.277 dollari, uno scenario rialzista a 160.000 dollari e uno scenario ribassista a 60.000 dollari. Quest'ampia forbice testimonia l'elevata volatilità attesa e l'impossibilità di prevedere con certezza la direzione del mercato nel contesto macroeconomico attuale, caratterizzato da politiche monetarie ancora restrittive e incertezze geopolitiche.
Il deterioramento dei dati macroeconomici e la prosecuzione dei deflussi dagli ETF rappresentano ulteriori venti contrari nel breve termine. Tuttavia, il comportamento delle whale e l'interesse istituzionale che rimane solido nonostante la correzione potrebbero fungere da pavimento per il prezzo. La settimana in corso sarà determinante per capire se Bitcoin riuscirà a consolidare sopra i 90.000 dollari o se scivolerà verso i livelli più bassi che i prediction market considerano sempre più probabili.
Per gli investitori italiani, questo scenario di incertezza richiede particolare cautela, soprattutto considerando l'imminente implementazione della regolamentazione MiCA in Europa che potrebbe introdurre ulteriori elementi di volatilità sul mercato. La fase attuale rappresenta un classico momento di "wait and see" in cui le decisioni delle banche centrali avranno un impatto diretto sulla performance degli asset digitali nelle prossime settimane.