Il mondo crypto si interroga sulla visione audace di Michael Saylor, cofondatore di Strategy (ex MicroStrategy), che prevede Bitcoin (BTC) a 21 milioni di dollari entro il 2045. Con BTC attualmente scambiato intorno ai 90.000 dollari, questa previsione implica un potenziale rialzo del 23.300% nei prossimi vent'anni. La scommessa di Saylor si fonda su una trasformazione radicale dell'intero sistema finanziario globale attraverso la tokenizzazione degli asset sulla blockchain, ma gli ostacoli da superare sono numerosi e significativi.
La tesi centrale del miliardario bitcoin maximalist poggia sull'idea che ogni asset mondiale finirà per essere tokenizzato on-chain. Secondo questa visione, l'intero stock di ricchezza globale – stimato intorno ai 500 trilioni di dollari – migrerebbe gradualmente sulla blockchain, creando una domanda senza precedenti per BTC come asset di riserva del nuovo sistema finanziario digitale. La natura decentralizzata di Bitcoin, unita al suo supply cap di 21 milioni di unità, lo renderebbe il candidato ideale come valuta base per transazioni e trasferimenti di asset tokenizzati.
Il settore immobiliare rappresenta l'esempio più immediato proposto da Saylor per illustrare i vantaggi della tokenizzazione. Negli Stati Uniti, l'assenza di un registro centralizzato delle proprietà rende l'acquisto di immobili un processo lungo e costoso, con procedure di due diligence complesse e fee legali elevate. La registrazione di ogni transazione immobiliare sulla blockchain garantirebbe trasparenza immediata e accesso istantaneo allo storico delle proprietà, abbattendo tempi e costi di settlement.
Strategy ha trasformato la propria strategia aziendale in una scommessa all-in su questa visione, accumulando massicce quantità di BTC nel proprio bilancio. Questa posizione ha reso l'azienda un proxy de facto per l'esposizione istituzionale a Bitcoin, con performance azionaria strettamente correlata alle oscillazioni del prezzo della criptovaluta. La credibilità di Saylor nel mercato crypto deriva proprio da questo commitment finanziario totale verso l'asset digitale.
Tuttavia, il percorso verso i 21 milioni di dollari per coin presenta sfide strutturali significative. L'adozione globale della tokenizzazione richiederebbe una cooperazione senza precedenti tra governi, istituzioni finanziarie tradizionali e sviluppatori blockchain, un scenario che si scontra con gli interessi consolidati del sistema finanziario attuale. La resistenza normativa rappresenta forse l'ostacolo più significativo, con regolamentazioni come il MiCA europeo che stanno definendo framework di controllo sulle crypto che potrebbero limitare l'adozione mainstream.
La comunità crypto rimane divisa sulla previsione di Saylor. I bitcoin maximalist vedono nella scarsità intrinseca di BTC e nella sua comprovata resilienza – dall'anonima creazione da parte di Satoshi Nakamoto nel 2008 fino alla sua affermazione come store of value – elementi a supporto di valutazioni estreme nel lungo termine. I critici sottolineano invece la concorrenza di altri layer 1 più efficienti e la difficoltà di scalare Bitcoin per gestire volumi transazionali compatibili con un sistema finanziario globale tokenizzato.
Il market cap richiesto per raggiungere i 21 milioni di dollari per BTC supererebbe ampiamente l'attuale valore combinato di tutti gli asset mondiali, sollevando interrogativi sulla fattibilità matematica dello scenario. Con circa 19,5 milioni di BTC già minati e un cap massimo di 21 milioni, questo implicherebbe una capitalizzazione di mercato superiore ai 400 trilioni di dollari, cifra che presuppone non solo l'adozione massiva ma anche una significativa inflazione delle valute fiat tradizionali.
Le implicazioni per gli investitori retail e istituzionali rimangono comunque rilevanti anche in scenari meno estremi. Se la tokenizzazione degli asset progredisse anche solo parzialmente come previsto da Saylor, Bitcoin manterrebbe un ruolo centrale nell'infrastruttura finanziaria digitale, garantendo potenziali apprezzamenti significativi anche senza raggiungere le cifre astronomiche ipotizzate. La volatilità intrinseca dell'asset e i rischi regolatori restano fattori critici da considerare in qualsiasi orizzonte temporale ventennale.