Il mercato Bitcoin si prepara a un potenziale tsunami di liquidità nel 2026, mentre l'amministrazione Trump conferma ufficialmente la distribuzione di un "dividendo tariffario" da 2.000 dollari per cittadino. La notizia arriva in un momento critico per il settore crypto, con BTC che ha perso oltre il 20% dal suo massimo storico di 126.000 dollari, stabilizzandosi attorno ai 94.000 dollari dopo settimane di incertezza e volatilità che hanno visto l'oro superare le performance della principale criptovaluta. Gli analisti del mercato crypto stanno ora ricalibrando le loro previsioni, vedendo in questa manovra fiscale un potenziale catalizzatore simile agli stimulus check dell'era Covid che nel 2020-2021 alimentarono il precedente bull run.
Il presidente statunitense Donald Trump ha dichiarato questa settimana che i pagamenti arriveranno "da qualche parte nel corso del prossimo anno", specificando che i dazi hanno permesso di raccogliere enormi somme che ora possono essere redistribuite come dividendo. Tuttavia, il Segretario al Tesoro Scott Bessent ha parzialmente raffreddato gli entusiasmi, suggerendo che i pagamenti potrebbero assumere diverse forme, inclusi tagli fiscali già contemplati nel One Big Beautiful Bill Act dell'amministrazione.
Per i trader crypto più ottimisti, questa manovra rappresenta molto più di un semplice stimolo economico. Investor e analisti come Mel Mattison sostengono che l'amministrazione Trump sta per "aprire le dighe" e scatenare uno tsunami di liquidità fiscale nei prossimi trimestri, puntando alle elezioni di mid-term del novembre 2026 come motivazione politica per sostenere i mercati. Il timing non è casuale: le elezioni di metà mandato potrebbero spingere i repubblicani a implementare misure espansive per mantenere il consenso elettorale.
La narrativa bullish si basa su un precedente storico ben documentato nella community crypto. Durante la pandemia Covid-19, i massicci stimulus check distribuiti dal governo federale portarono una quota significativa di liquidità verso Bitcoin e altcoin, con molti retail investor che utilizzarono parte dei fondi ricevuti per entrare nel mercato crypto. Il risultato fu un rally esplosivo che portò BTC dai minimi di marzo 2020 intorno ai 5.000 dollari fino al precedente ATH di quasi 69.000 dollari nel novembre 2021.
L'attuale contesto macroeconomico presenta però differenze sostanziali rispetto al 2020. Bitcoin ha recentemente perso terreno rispetto all'oro per tutto il 2025, un segnale che alcuni analisti interpretano come flight to safety degli investitori istituzionali. JPMorgan, il colosso bancario di Wall Street tradizionalmente scettico verso le criptovalute, ha sorprendentemente rivelato una significativa esposizione a Bitcoin, chiamando il bottom attuale e prevedendo una sfida da 28,3 trilioni di dollari con il mercato dell'oro nel 2026.
Ion Jauregui, analista di ActivTrades, inquadra la situazione in una prospettiva più ampia: "Bitcoin entra nel 2026 come uno degli asset più osservati e imprevedibili dei mercati globali. Gran parte del futuro di Bitcoin dipenderà dalle condizioni macroeconomiche, incluse le politiche delle banche centrali, la liquidità e il sentiment degli investitori". L'esperto sottolinea come un ambiente monetario globale più accomodante potrebbe riaccendere l'appetite per il rischio, favorendo gli asset digitali, mentre misure restrittive o strette regolamentorie potrebbero innescare sharp pullback.
Il discorso sulla sostenibilità del debito pubblico americano, ora a 37 trilioni di dollari, è diventato centrale anche nella narrativa crypto. Elon Musk, CEO di Tesla e figura sempre più influente nell'amministrazione Trump, ha lanciato ripetuti avvertimenti sul rischio di bancarotta degli Stati Uniti, sostenendo che la spesa in innovazione tecnologica rappresenta "l'unico modo per uscire dalla crisi del debito". Questa visione si allinea con la tesi dei Bitcoin maximalist secondo cui BTC rappresenterebbe un hedge contro la svalutazione monetaria derivante da politiche fiscali espansive insostenibili.
La resistenza di Bitcoin attorno ai 94.000 dollari viene interpretata da molti analisti on-chain come un segnale di forza relativa, considerando che il recente sell-off è avvenuto durante uno dei periodi più aridi di liquidità fiscale degli ultimi mesi. I dati on-chain mostrano che le whale continuano ad accumulare, mentre l'attività sui CEX registra deflussi netti, tipicamente un segnale bullish di medio termine che indica spostamento verso cold storage per holding di lungo periodo.
Il 2026 si profila quindi come un anno cruciale per testare la tesi della reserve currency digitale. Se l'amministrazione Trump procederà effettivamente con una massiccia iniezione di liquidità nell'economia reale attraverso i dividendi tariffari, il mercato crypto potrebbe beneficiare sia di un aumento diretto della domanda retail sia di un contesto macro favorevole agli asset rischiosi. Resta da vedere se le condizioni di mercato replicheranno la perfect storm del 2020-2021 o se fattori come l'incertezza regolamentaria e la maggiore maturità del mercato porteranno a dinamiche differenti.