La crescente diffusione delle criptovalute negli Stati Uniti sta generando reazioni contrastanti a livello statale, con alcuni territori che abbracciano l'innovazione digitale mentre altri alzano barriere normative. L'Arizona rappresenta un caso emblematico di questa frattura, dove le ambizioni di creare riserve strategiche di Bitcoin si scontrano con le perplessità delle autorità locali riguardo alla gestione dei beni digitali sequestrati. Il dibattito tocca questioni fondamentali sulla sicurezza finanziaria degli stati e sulla cooperazione tra forze dell'ordine nella lotta alla criminalità digitale.
Il terzo rifiuto consecutivo dell'Arizona
Il primo luglio, la governatrice Katie Hobbs ha posto il veto al House Bill 2324, un disegno di legge che mirava a modernizzare le normative statali sulla confisca di beni per includere gli asset digitali. La proposta legislativa avrebbe creato un fondo di riserva Bitcoin utilizzando le criptovalute sequestrate durante le indagini penali, ma secondo Hobbs il provvedimento "disincentiva le forze dell'ordine locali dal collaborare con lo stato nelle confische di asset digitali, rimuovendo i beni sequestrati dalle giurisdizioni locali".
Il percorso di HB 2324 è stato particolarmente tortuoso. Dopo essere stato respinto alla Camera dei Rappresentanti in maggio, il Senato dello stato lo ha fatto rivivere due settimane fa con una mozione di riconsiderazione. Il 24 giugno, la proposta è passata alla Camera con 34 voti favorevoli e 22 contrari, ma il destino finale è stato segnato dal veto della governatrice.
Una legislazione ambiziosa ma controversa
Il disegno di legge bocciato non si limitava alla creazione di una riserva di Bitcoin. HB 2324 avrebbe stabilito nuove procedure per le forze dell'ordine per il sequestro di asset digitali, chiarendo le regole sulla confisca di proprietà e introducendo protezioni per i proprietari innocenti. La legislazione mirava a modernizzare completamente le leggi sulla confisca per affrontare la complessità delle criptovalute nelle indagini penali.
Il "Bitcoin and Digital Assets Reserve Fund" proposto avrebbe gestito tutti gli asset crypto ottenuti attraverso la confisca penale, creando un meccanismo sistematico per la loro amministrazione. Questo approccio si distingueva nettamente dall'House Bill 2749, già diventato legge il 7 maggio, che si occupa invece di criptovalute non reclamate senza utilizzare fondi statali o denaro dei contribuenti.
Il Connecticut segue la strada opposta
Mentre l'Arizona respinge le proposte di riserve Bitcoin, il Connecticut ha scelto la direzione diametralmente opposta. Il governatore Ned Lamont ha firmato lunedì un vero e proprio "Bitcoin Reserve Ban", che dal primo ottobre proibirà allo stato di accettare, detenere o investire in asset crypto. L'House Bill 7082 è passato all'unanimità sia alla Camera che al Senato a metà giugno.
La legislazione del Connecticut va ben oltre il semplice divieto di riserve. Il provvedimento aggiorna le leggi sulla trasmissione di denaro con focus particolare sulla regolamentazione degli asset digitali, espandendo la definizione di trasmissione monetaria per includere wallet digitali e chioschi crypto. Le nuove disposizioni impongono requisiti rigorosi di licenza, conformità e divulgazione per le aziende che detengono, trasmettono o conservano valute virtuali per conto terzi.
Una resistenza istituzionale in crescita
Il veto di HB 2324 rappresenta il terzo rifiuto consecutivo di proposte crypto da parte della governatrice Hobbs negli ultimi due mesi. In precedenza, aveva bocciato il Senate Bill 1025 e il Senate Bill 1373, argomentando che gli asset crypto sono troppo "non testati" e volatili per i fondi statali. Questa posizione contrasta nettamente con l'approvazione di HB 2749, suggerendo una distinzione netta tra la gestione di beni non reclamati e l'investimento attivo in criptovalute.
La resistenza istituzionale riflette preoccupazioni più ampie sulla stabilità finanziaria e sulla capacità degli stati di gestire asset altamente volatili. Mentre Bitcoin continua a negoziare intorno ai 108.448 dollari, la sua natura imprevedibile alimenta il dibattito sulla prudenza fiscale a livello statale, creando un panorama normativo sempre più frammentato negli Stati Uniti.