Le criptovalute hanno conquistato definitivamente il mercato sudcoreano, trasformandosi da fenomeno marginale a componente stabile dei portafogli di investimento. Un'indagine condotta dall'Istituto di Ricerca dell'Hana Bank rivela che oltre la metà degli adulti tra i 20 e i 50 anni ha già sperimentato il mondo degli asset digitali, mentre più di un quarto continua a detenerli attivamente. Quello che emerge è un quadro di maturità crescente del settore, con investitori sempre più consapevoli e strategici nelle loro scelte.
Il profilo demografico dei nuovi investitori digitali
I numeri raccontano una storia interessante: il 51% della popolazione nella fascia considerata ha provato almeno una volta a investire in criptovalute, mentre il 27% mantiene tuttora posizioni aperte. In media, questi investimenti rappresentano il 14% del portafoglio finanziario totale, equivalente a circa 13 milioni di won sudcoreani.
La distribuzione per età sfata alcuni luoghi comuni: contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non sono i giovanissimi a dominare il mercato. Gli investitori più attivi si trovano nella fascia dei 40enni (31%), seguiti dai trentenni (28%), dai cinquantenni (25%) e solo per ultimi dai ventenni (17%). Questo dato suggerisce che l'investimento in criptovalute richieda una certa stabilità economica e maturità finanziaria.
La crescita della partecipazione femminile
Il divario di genere rimane significativo, con gli uomini che rappresentano il 67% degli investitori contro il 33% delle donne. Tuttavia, la partecipazione femminile ha registrato un'impennata dal 2024, segnalando un cambiamento culturale importante nel rapporto tra donne e investimenti ad alto rischio.
Chi investe in criptovalute dimostra generalmente un approccio più dinamico alla finanza personale. I loro asset finanziari medi raggiungono i 96,79 milioni di won, superiori di 1,3 volte rispetto ai 75,67 milioni di chi non investe in valute digitali.
Un ecosistema di investimenti più diversificato
Gli appassionati di criptovalute gestiscono portafogli più complessi, utilizzando in media 7,3 strumenti di investimento diversi rispetto ai 4,3 degli investitori tradizionali. Il 73% di loro detiene anche azioni domestiche, mentre il trading di ETF e ISA risulta 1,5 volte più comune rispetto al resto della popolazione investitrice.
Il 38% degli investitori crypto si definisce "aggressivo" nelle proprie strategie, una percentuale quasi doppia rispetto al 20% registrato tra gli investitori generici. Questo profilo di rischio elevato si riflette anche nella progressione degli investimenti: se tre quarti hanno iniziato con meno di 3 milioni di won, oggi il 42% ha investito complessivamente più di 10 milioni di won in asset virtuali.
L'evoluzione delle motivazioni di investimento
Il mercato ha vissuto una vera e propria rivoluzione psicologica. Se nel 2020, durante il boom del Bitcoin, la paura di perdere l'occasione spingeva il 57% dei nuovi investitori, oggi questa percentuale è scesa al 34%. Al contrario, motivazioni più mature come la ricerca di "nuove esperienze di investimento", il potenziale di crescita o il bilanciamento del portafoglio sono salite dal 26% al 44%.
Anche le fonti di informazione si stanno professionalizzando. Mentre il 39% continua a fidarsi di amici e familiari (in calo dal 44%), cresce significativamente l'utilizzo di siti ufficiali degli exchange (dal 15% al 24%) e di piattaforme di analisi specializzate (dal 10% al 19%).
Dalle criptovalute di nicchia alla diversificazione completa
L'evoluzione più significativa riguarda la diversificazione degli investimenti. Se inizialmente l'89% degli investitori si concentrava esclusivamente su Bitcoin, oggi il panorama è molto più variegato, con crescente interesse per altcoin, stablecoin e persino NFT.
Sette investitori su dieci utilizzano Upbit, l'exchange collegato a K Bank, ma la maggior parte opera su piattaforme multiple. Le priorità nella scelta degli exchange stanno cambiando: mentre volume di scambi e interfaccia utente perdono importanza, crescono i fattori legati alla facilità di collegamento bancario (dal 7% all'11%) e alle promozioni offerte (dal 2% al 10%). Un dato interessante emerge dalla preferenza per la semplificazione: se gli exchange eliminassero il limite di una sola banca per account, il 70% degli investitori preferirebbe rimanere con la propria banca principale piuttosto che aprire nuovi conti per ottenere vantaggi aggiuntivi.