Il panorama dell'adozione istituzionale delle criptovalute negli Stati Uniti sta attraversando una fase di accelerazione senza precedenti. Bank of America, uno dei colossi bancari americani, ha appena autorizzato i suoi consulenti finanziari a raccomandare ai clienti allocazioni in Bitcoin (BTC) fino al 4% del portafoglio, segnando un cambio di rotta epocale per un'istituzione che fino a ieri permetteva gli investimenti crypto ma vietava esplicitamente ai propri advisor di suggerirli. La mossa arriva a poche ore di distanza da un'altra svolta storica: Vanguard, il gigante della gestione patrimoniale da sempre scettico verso gli asset digitali, ha annunciato l'apertura agli ETF crypto per la sua clientela, completando così un domino istituzionale che sta ridisegnando le regole dell'industria finanziaria tradizionale.
Dal prossimo gennaio, la rete di consulenti del gruppo BofA/Merrill Lynch potrà includere nelle proprie raccomandazioni quattro ETF spot su Bitcoin: l'IBIT di BlackRock, l'FBTC di Fidelity, il BITB di Bitwise e il BTC di Grayscale. Si tratta dei veicoli di investimento che hanno dominato il mercato degli ETF crypto nel 2025, accumulando miliardi di dollari in afflussi e rappresentando il ponte preferito dalle istituzioni tradizionali per ottenere esposizione al re delle criptovalute senza dover gestire direttamente wallet o chiavi private.
La decisione di Bank of America allinea l'istituto alle politiche già adottate da altri colossi di Wall Street come Morgan Stanley e BlackRock, che hanno aperto ai prodotti crypto nei mesi scorsi. Questa convergenza strategica tra i maggiori player finanziari americali aumenta significativamente la pressione sulle ultime roccaforti resistenti: Wells Fargo, Goldman Sachs e UBS rimangono ora tra i pochi grandi nomi ancora ufficialmente alla finestra, anche se gli osservatori del settore ritengono che sia solo questione di tempo prima che cedano anch'essi.
Chris Hyzy, Chief Investment Officer di Bank of America Private Bank, ha inquadrato la nuova policy in termini prudenziali ma chiari: l'allocazione raccomandata varia in funzione del profilo di rischio del cliente. La fascia bassa dell'1% è indicata per investitori conservativi, mentre il 4% si addice a chi dimostra maggiore tolleranza al rischio complessivo di portafoglio, ha precisato l'executive in una nota ufficiale. Questa impostazione riflette l'approccio tipicamente cauto delle istituzioni tradizionali, che considerano Bitcoin e gli asset digitali come componenti satellite, non core, di un portafoglio diversificato.
L'impatto sul mercato di questa doppia apertura - Vanguard e Bank of America nella stessa giornata - va ben oltre i numeri immediati. Si tratta di una legittimazione culturale che scioglie le ultime remore di milioni di investitori retail e high net worth ancora indecisi sull'opportunità di entrare nel mercato crypto. La massa di capitali potenzialmente mobilizzabile attraverso questi canali istituzionali è stimata nell'ordine delle centinaia di miliardi di dollari, cifre che potrebbero alterare profondamente le dinamiche di domanda e offerta di Bitcoin nei prossimi trimestri.
Il contesto normativo favorevole negli USA, con l'approvazione degli ETF spot su Bitcoin avvenuta nel 2024, sta dimostrando di essere il catalizzatore che molti analisti avevano previsto. A differenza dell'Europa, dove il regolamento MiCA sta ancora definendo i contorni operativi per questo tipo di prodotti, il mercato americano ha trovato una formula che soddisfa sia i regolatori che le istituzioni finanziarie, aprendo le porte a un'adozione mainstream che fino a pochi anni fa sembrava fantascienza.
La strategia di Bank of America rappresenta anche un cambio di paradigma rispetto alla politica precedente: mentre prima i clienti potevano investire in crypto di propria iniziativa senza supporto consulenziale, ora l'asset class viene formalmente riconosciuta come parte legittima di una strategia di allocazione patrimoniale professionale. Questo passaggio dalla tolleranza passiva alla raccomandazione attiva segna probabilmente il punto di non ritorno nell'integrazione tra finanza tradizionale e asset digitali, con implicazioni che si estenderanno ben oltre i confini americani nei prossimi mesi.