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Meteora e Kelsier nel mirino: crollo da 69 milioni

4 min
Lorenzo Bianchi
Di Lorenzo Bianchi
Meteora e Kelsier nel mirino: crollo da 69 milioni

Un'ondata di polemiche scuote il panorama delle criptovalute con una class action che potrebbe ridefinire le regole del gioco per i token meme. Investitori infuriati hanno intentato causa contro Meteora, exchange decentralizzato basato su blockchain Solana, accusandolo di aver orchestrato un elaborato schema fraudolento con il lancio del token M3M3. Secondo le accuse, quello che doveva essere un progetto innovativo per contrastare la cultura del "pump-and-dump" si sarebbe rivelato esattamente ciò che prometteva di combattere: una manipolazione di mercato che avrebbe causato perdite per oltre 69 milioni di dollari ai piccoli investitori.

La rete di inganni dietro il lancio di M3M3

La denuncia, depositata il 21 aprile presso la Corte distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto meridionale di New York, punta il dito contro un gruppo ben identificato di presunti responsabili. Oltre a Meteora, nel mirino sono finiti il CEO Benjamin Chow, la società di venture capital Kelsier Labs e gli executive Hayden, Gideon e Charles Thomas Davis. Gli insider avrebbero silenziosamente accumulato fino al 95% dell'intera offerta di token M3M3 utilizzando una rete di oltre 150 wallet diversi.

Secondo la ricostruzione degli accusatori, il meccanismo fraudolento avrebbe seguito una strategia ben collaudata: limitare l'accesso agli acquirenti pubblici durante la finestra iniziale di trading, escludendo di fatto gli investitori retail mentre il prezzo veniva artificialmente gonfiato attraverso transazioni interne. Una volta raggiunta una quotazione elevata, gli insider avrebbero scaricato massicciamente le loro partecipazioni sul mercato, provocando un rapido crollo del valore nel giro di pochi giorni.

L'illusione di trasparenza si è infranta contro la realtà dei fatti.

Promesse tradite e investitori delusi

Il paradosso di questa vicenda sta nella narrazione con cui M3M3 era stato presentato al pubblico. Chow aveva promosso il token come un'alternativa sicura nel selvaggio west delle criptovalute, un asset con valore a lungo termine sostenuto da meccanismi di staking. Agli investitori era stato garantito un lancio trasparente e aperto, con la promessa che i premi derivanti dallo staking sarebbero provenuti dalle commissioni di transazione sulla piattaforma Meteora stessa.

Queste rassicurazioni si sono rivelate, secondo l'accusa, deliberatamente ingannevoli. Il crollo sarebbe iniziato il 6 dicembre, appena due giorni dopo il lancio ufficiale del 4 dicembre, in concomitanza con la vendita massiccia da parte degli insider. I querelanti sostengono che, dopo il tracollo, i convenuti abbiano tentato di recuperare la fiducia degli investitori cercando di risollevare artificialmente il valore del token, ma senza riuscire a ripristinare una stabilità a lungo termine.

Un modus operandi ricorrente nel mondo crypto

Non è la prima volta che Meteora e Kelsier Labs finiscono sotto i riflettori per operazioni discutibili. I loro nomi erano già stati associati al crollo del token LIBRA, un altro disastro finanziario che aveva causato perdite milionarie. La storia si ripete con modalità inquietantemente simili: durante lo scandalo LIBRA, gli insider erano stati accusati di utilizzare strutture di liquidità private per incassare al picco del valore, lasciando i trader comuni completamente spiazzati.

Le stesse entità erano state collegate anche a MELANIA, l'ennesimo lancio di memecoin conclusosi con pesanti perdite per gli acquirenti retail. Un pattern che, secondo l'accusa, si sarebbe riproposto identico con M3M3. Nel frattempo, Chow ha lasciato il suo ruolo in Meteora in seguito alle accuse di aver ricevuto o gestito privatamente token LIBRA.

Verso una ridefinizione delle regole del gioco

La causa del 21 aprile non si limita a chiedere un risarcimento per i danni subiti, ma punta a obiettivi più ambiziosi che potrebbero cambiare il futuro del settore. I querelanti stanno spingendo affinché i token meme basati su staking, come M3M3, vengano ufficialmente classificati come titoli finanziari, sottoponendoli così a regolamentazioni molto più severe.

Inoltre, la denuncia chiede alla corte di nominare un amministratore giudiziario che supervisioni le operazioni di Meteora e salvaguardi gli asset rimanenti. "La denuncia chiede al tribunale di classificare i token meme basati su staking come titoli e di nominare un amministratore per Meteora, misure che potrebbero influenzare il modo in cui qualsiasi nuovo token di celebrità o politico viene portato sul mercato su Solana", ha dichiarato Max Burwick dello studio Burwick Law, uno degli avvocati che rappresenta il gruppo di investitori.

Lo stesso Burwick e il suo studio legale avevano già presentato una class action separata il 18 marzo contro Kelsier Ventures, KIP Protocol e Meteora per i loro presunti ruoli nello scandalo del token LIBRA. Questa nuova azione legale sembra configurarsi come un'escalation della battaglia legale che potrebbe avere ripercussioni significative sull'intero ecosistema delle criptovalute.

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