Strategy si conferma uno dei player più bullish nel panorama crypto corporate, con una dichiarazione destinata a fare rumore: nessuna intenzione di vendere Bitcoin (BTC) prima del 2065. L'annuncio del CEO Phong Lee arriva in un momento cruciale per il mercato, mentre gli investitori istituzionali continuano a dibattere sulla migliore strategia di esposizione all'asset digitale. La posizione della società rappresenta un caso di studio emblematico di come alcune aziende stiano trasformando il loro modello di business attorno all'accumulo di criptovalute, sfidando le convenzioni della finanza tradizionale.
Il CEO ha tracciato una linea netta sulla strategia di lungo periodo dell'azienda, specificando che l'unica condizione che potrebbe spingere a liquidare le posizioni in Bitcoin sarebbe una perdita di liquidità del dollaro, uno scenario estremo che implicherebbe uno shock sistemico dei mercati finanziari globali. Questa dichiarazione va oltre la semplice retorica da holder convinto: Strategy sta essenzialmente ancorando il proprio destino aziendale a quello di Bitcoin, con un orizzonte temporale che supera i 40 anni.
La competizione con gli ETF spot su Bitcoin rimane un tema centrale per comprendere il posizionamento di Strategy nel mercato. Nonostante l'approvazione degli exchange-traded fund spot negli Stati Uniti abbia offerto agli investitori tradizionali un canale regolamentato per esporsi a BTC, Lee sostiene che le azioni MSTR continuino a rappresentare un veicolo preferito da molti investitori. La differenza fondamentale risiede nella leva implicita: mentre un ETF replica passivamente il prezzo di Bitcoin, le azioni Strategy offrono un'esposizione amplificata grazie alla strategia di accumulo aggressivo dell'azienda.
Il mercato crypto ha storicamente premiato questa visione di lungo termine. Le azioni MicroStrategy hanno dimostrato di muoversi con una volatilità superiore a quella del Bitcoin stesso, attirando trader e investitori alla ricerca di beta elevato. Questa dinamica ha trasformato MSTR in un proxy de facto per l'esposizione a BTC, particolarmente popolare tra gli investitori che operano attraverso conti pensionistici o broker tradizionali dove l'accesso diretto alle criptovalute risulta complicato.
L'approccio di Strategy solleva interrogativi interessanti sulle strategie corporate nel settore crypto. Mentre altre società quotate hanno adottato posizioni più conservative, destinando solo una porzione del treasury a Bitcoin, Strategy ha fatto dell'accumulo di BTC la propria mission principale. Questa scelta estrema ha generato sia ammiratori che critici: i primi vedono nell'azienda un pioniere della bitcoin-standardization corporate, i secondi un rischio concentrato eccessivo.
La dichiarazione di Lee assume particolare rilevanza nel contesto normativo attuale, con regolatori europei e americani che continuano a definire le regole per l'esposizione istituzionale alle criptovalute. La persistenza di veicoli come MSTR dimostra che esiste ancora domanda per forme di esposizione indiretta a Bitcoin, anche nell'era degli ETF spot. Per gli investitori italiani ed europei, soggetti alle normative MiCA, osservare l'evoluzione di questi modelli di business rappresenta un'opportunità per comprendere come le istituzioni globali stiano navigando l'adozione crypto.
Nei prossimi trimestri, il mercato monitorerà attentamente se altre aziende seguiranno questa strada ultralong su Bitcoin. La strategia di Strategy potrebbe rappresentare il canary in the coal mine per una nuova fase di accumulo istituzionale, oppure rimanere un caso isolato di massimalismo bitcoiner applicato al mondo corporate. In ogni caso, l'orizzonte 2065 tracciato dal CEO rappresenta una scommessa generazionale sulla monetizzazione digitale, destinata a essere studiata nei prossimi decenni.