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Il Dipartimento di Giustizia americano ha azzerato le indagini federali sul settore crypto proprio mentre il funzionario che ha firmato l'ordine deteneva un portafoglio di asset digitali valutato fino a 485.000 dollari. La vicenda, emersa da un'inchiesta di ProPublica, solleva interrogativi pesanti sul conflitto di interessi nell'amministrazione Trump e segna una svolta radicale nella regolamentazione crypto statunitense. Il Deputy Attorney General Todd Blanche avrebbe infatti emanato direttive favorevoli al settore mentre possedeva posizioni significative in Bitcoin (BTC), Ethereum (ETH), Solana (SOL) e azioni Coinbase, violando potenzialmente le norme federali sui conflitti di interesse che in casi deliberati comportano conseguenze penali.
Il memorandum del 7 aprile scorso, intitolato "Porre fine alla regolamentazione attraverso l'azione giudiziaria", ha di fatto smantellato il National Cryptocurrency Enforcement Team del DOJ e interrotto le investigazioni avviate durante l'era Biden contro exchange, dealer e società crypto. Al momento della firma, Blanche deteneva ancora Bitcoin per un valore compreso tra 100.000 e 250.000 dollari, oltre a posizioni in altre altcoin e azioni del principale exchange centralizzato americano. I mercati hanno reagito immediatamente: i volumi di trading crypto hanno registrato un'impennata nelle ore successive alla diffusione della notizia.
Gli esperti di etica governativa interpellati da ProPublica sono stati unanimi nel definire la situazione problematica. Virginia Canter, avvocato specializzato in questioni etiche, ha dichiarato senza mezzi termini che si tratta di "un evidente conflitto di interessi". Le normative federali richiedono infatti che i funzionari pubblici si astengano da decisioni che possano avere un "effetto diretto e prevedibile" sui loro asset finanziari. Blanche aveva concordato di liquidare le sue posizioni crypto entro 90 giorni dalla conferma al Senato avvenuta a marzo, ma ha emanato la direttiva mentre deteneva ancora l'intero portafoglio.
La questione si complica ulteriormente per le modalità con cui Blanche ha successivamente dismesso le sue partecipazioni. Secondo l'inchiesta, una parte sostanziale degli asset crypto è stata trasferita ai figli adulti e a un nipote, una mossa tecnicamente permessa dalla definizione ristretta di "famiglia" contenuta nello statuto federale ma che secondo gli esperti contraddice lo spirito della legge. Kedric Payne del Campaign Legal Center ha sottolineato come questo approccio vanifichi l'obiettivo etico della normativa: "Lo scopo viene sconfitto quando un funzionario si limita a trasferire asset in conflitto ai figli adulti".
Il ritiro dell'enforcement federale rappresenta un cambio di paradigma per l'industria crypto americana. L'approccio dell'amministrazione Biden aveva prodotto casi di alto profilo negli ultimi tre anni, inclusa l'investigazione multiagency contro Binance che aveva portato alla condanna del founder Changpeng Zhao per violazioni antiriciclaggio. L'exchange aveva patteggiato una sanzione record di 4,3 miliardi di dollari dopo che erano emerse gravi lacune nei controlli sulle transazioni sospette legate a organizzazioni terroristiche. Zhao ha scontato quattro mesi di carcere prima di essere graziato da Trump nell'ottobre scorso.
Nel suo memorandum, Blanche ha definito la strategia Biden come "una strategia sconsiderata di regolamentazione attraverso l'azione giudiziaria, mal concepita e malamente eseguita". La nuova linea del DOJ si concentrerà esclusivamente su terroristi e trafficanti di droga che utilizzano crypto, non sulle piattaforme che facilitano tali attività. Questo approccio solleva evidenti preoccupazioni tra gli osservatori del settore, che temono un allentamento nella prevenzione del riciclaggio e nel contrasto all'utilizzo illecito di asset digitali.
Blanche non è l'unico funzionario dell'amministrazione Trump con significative esposizioni al mondo crypto. ProPublica ha evidenziato anche il caso del Segretario al Commercio Howard Lutnick, la cui ex società Cantor Fitzgerald mantiene rilevanti investimenti nel settore, e del presidente della SEC Paul Atkins, sotto la cui gestione l'agenzia ha archiviato o chiuso transattivamente numerosi casi di enforcement crypto aperti in precedenza. La Casa Bianca, attraverso la portavoce Karoline Leavitt, ha difeso la linea sostenendo che l'amministrazione sta "mantenendo la promessa del Presidente di fare degli Stati Uniti la capitale mondiale delle criptovalute".
Per gli investitori europei, questa deregulation statunitense crea un contrasto sempre più marcato con l'approccio del Vecchio Continente. Mentre Washington smantella i controlli, il regolamento MiCA (Markets in Crypto-Assets) entrato in vigore nell'UE stabilisce standard stringenti per exchange e stablecoin. Il rischio concreto è che gli Stati Uniti diventino un paradiso per operatori crypto disposti a operare in una zona grigia regolamentare, con potenziali ripercussioni sistemiche nel caso di nuovi collassi in stile FTX. Il DOJ non ha risposto alle richieste di commento al momento della pubblicazione dell'inchiesta.