Il braccio di ferro tra la Federal Reserve e la Casa Bianca sta raggiungendo livelli di tensione mai visti prima. Jerome Powell, attuale presidente della Fed, si trova al centro di una tempesta politico-economica che potrebbe cambiare radicalmente gli equilibri istituzionali americani e influenzare significativamente i mercati globali, compreso quello delle criptovalute. Il conflitto, che affonda le radici in visioni economiche diametralmente opposte, ha subito un'escalation dopo l'imposizione dei dazi commerciali voluti dall'amministrazione Trump, creando un pericoloso precedente nei rapporti tra potere esecutivo e autorità monetaria indipendente.
Una guerra istituzionale senza precedenti
Non è la prima volta che un presidente americano critica le politiche della Federal Reserve, ma la minaccia di rivolgersi alla Corte Suprema per rimuovere Powell rappresenta un potenziale terremoto costituzionale. Trump sta tentando di smantellare il precedente stabilito nel 1935 dal caso "Humphrey's Executor vs. United States", che garantisce l'indipendenza delle agenzie federali dal controllo diretto dell'esecutivo. Se questa manovra dovesse avere successo, potrebbe concentrare un potere senza precedenti nelle mani della presidenza, riducendo drasticamente la separazione dei poteri che caratterizza il sistema americano.
Powell, dal canto suo, ha dichiarato che non intende dimettersi prima della scadenza naturale del suo mandato, prevista per maggio 2026. La sua determinazione a mantenere i tassi d'interesse elevati per controllare l'inflazione si scontra frontalmente con le richieste di Trump, che vorrebbe invece un taglio immediato per stimolare i mercati colpiti dalle sue stesse politiche tariffarie.
Il "Liberation Day" e il terremoto sui mercati
Il 2 aprile 2025, ribattezzato "Liberation Day" dall'amministrazione Trump, ha segnato l'imposizione di dazi commerciali verso decine di paesi, provocando un vero tsunami sui mercati globali. La reazione è stata immediata: crolli tra il 10% e il 20% per le criptovalute, liquidazioni nel settore crypto per circa 888 milioni di dollari e alcuni dei peggiori ribassi azionari degli ultimi decenni.
I mercati americani hanno subito flessioni più contenute, in parte grazie alle voci di una possibile pausa di 90 giorni nell'applicazione dei dazi. Voci inizialmente smentite dalla Casa Bianca, ma poi rivelatesi in gran parte veritiere, con l'importante eccezione della Cina, verso la quale i dazi sono stati addirittura inaspriti fino al 145%.
Bill Ackman, CEO di Pershing Square, ha dato voce alle preoccupazioni di molti piccoli imprenditori americani, evidenziando come questa politica stia generando profonda insicurezza nel tessuto economico del paese. Nonostante Trump avesse avvertito a febbraio che i dazi avrebbero potuto causare "dolore" agli americani, definendolo un prezzo ragionevole per il futuro splendore dell'America, la reazione negativa ha portato a un parziale ripensamento con l'apertura a negoziati con vari paesi.
Powell: l'uomo tra l'incudine e il martello
Secondo un'analisi del Wall Street Journal, Powell si trova in una situazione impossibile: qualunque decisione prenda sui tassi d'interesse comporterà danni all'economia. Tagliare i tassi potrebbe riaccendere l'inflazione, mentre mantenerli elevati rischia di ignorare il rallentamento economico e danneggiare il mercato del lavoro, con conseguenze inflazionistiche comunque inevitabili nel medio termine.
Nonostante queste difficoltà, Powell ha mantenuto la linea, dichiarando il 4 aprile che le banche centrali dovrebbero prima valutare l'impatto dei rapidi cambiamenti nelle politiche commerciali prima di modificare i tassi. Una posizione che ha fatto infuriare Trump, portandolo alla mossa estrema di rivolgersi alla Corte Suprema.
La contrarietà di Powell alle pressioni politiche rappresenta un caso emblematico della tensione tra politica monetaria indipendente e interessi dell'esecutivo. Storicamente, questa indipendenza è stata considerata un pilastro fondamentale per la stabilità economica a lungo termine, ma oggi viene apertamente messa in discussione.
Quali conseguenze per il mondo crypto?
Nel dicembre 2024, Powell aveva annunciato un taglio dei tassi molto contenuto, frenando il rally delle criptovalute in pieno svolgimento. Questa decisione lo aveva reso impopolare tra gli investitori crypto, nonostante in altre occasioni avesse mostrato aperture, come quando criticò il "debanking" dei clienti crypto da parte delle istituzioni finanziarie.
Se Trump dovesse riuscire a sostituire Powell, potrebbe nominare Kevin Warsh, considerato più favorevole alle criptovalute, o comunque una figura più allineata alle sue richieste di tagli dei tassi. Tassi più bassi potrebbero innescare inflazione, scenario tradizionalmente positivo per Bitcoin nel breve termine.
Tuttavia, l'orientamento generalmente favorevole alle criptovalute dell'amministrazione Trump rappresenta già di per sé un fattore rialzista per Bitcoin. La rimozione forzata di Powell, che ha gestito con competenza situazioni economiche estremamente complesse, potrebbe rivelarsi una mossa controproducente anche per il settore crypto, introducendo incertezza e instabilità in un sistema che invece necessita di regole chiare e prevedibili.
Il mandato di Powell termina naturalmente tra poco più di un anno. Resta da vedere se l'attuale assetto istituzionale americano sarà in grado di resistere a questa pressione senza precedenti o se assisteremo a un cambiamento radicale negli equilibri tra potere esecutivo e autorità monetaria, con conseguenze potenzialmente rivoluzionarie per l'economia globale e il futuro delle valute digitali.