Il Regno Unito potrebbe diventare il primo Paese europeo a vietare esplicitamente le donazioni in criptovalute ai partiti politici, una mossa che colpirebbe direttamente Reform UK di Nigel Farage, prima forza politica britannica ad aprire le porte ai fondi in asset digitali. La decisione, emersa da discussioni riservate sull'Elections Bill attualmente in fase di elaborazione, rappresenta un banco di prova cruciale per comprendere come le democrazie occidentali intendono regolamentare l'intersezione tra crypto e finanziamento politico. Mentre negli Stati Uniti il presidente Donald Trump ha abbracciato apertamente il settore, trasformando le criptovalute in un tema di campagna elettorale, Londra sembra orientata verso un approccio diametralmente opposto, privilegiando la tracciabilità e il controllo sulle innovazioni finanziarie decentralizzate.
Reform UK ha lanciato il proprio portale per donazioni crypto all'inizio del 2025, promettendo controlli rafforzati per prevenire abusi. Farage ha confermato a Reuters di aver ricevuto "un paio" di contributi in asset digitali dopo che l'Electoral Commission, l'autorità che supervisiona i finanziamenti politici nel Regno Unito, ha registrato la prima donazione crypto della storia politica britannica. Il leader populista, che ha dichiarato pubblicamente di detenere investimenti personali in criptovalute a lungo termine, si è autoproclamato "l'unica speranza" per l'industria crypto britannica, rivendicando di essere stato "molto prima di Trump" nel sostenere pubblicamente le valute digitali.
La questione della tracciabilità rappresenta il nodo centrale del dibattito. Gli esperti di trasparenza hanno avvertito che l'origine delle donazioni in criptovalute può essere estremamente difficile da verificare, sollevando preoccupazioni concrete sul rischio che contributi esteri – vietati dalla legge britannica in quasi tutte le circostanze – possano aggirare i controlli insieme a proventi di attività criminali e operazioni di riciclaggio. Questa problematica assume particolare rilevanza nel contesto della crescente weaponization delle crypto da parte di attori statali ostili: la Russia e i suoi servizi d'intelligence hanno infatti intensificato l'utilizzo di valute digitali per eludere le sanzioni internazionali e finanziare operazioni di destabilizzazione, come documentato nelle recenti elezioni moldave.
L'Elections Bill del governo laburista, inizialmente presentato senza riferimenti espliciti al crypto, include comunque misure che potrebbero impattare indirettamente il settore: nuovi requisiti per i partiti e i loro donatori, restrizioni sulle donazioni da società shell e associazioni non costituite, oltre all'obbligo per i partiti di mantenere una valutazione del rischio di interferenza straniera per ciascuna donazione. Secondo tre fonti vicine alle discussioni sul disegno di legge, il divieto specifico sulle crypto è ora sul tavolo dopo pressioni provenienti da figure chiave del governo laburista, tra cui l'ex ministro del Cabinet Office Pat McFadden e Liam Byrne, presidente della Business Select Committee.
Il caso di Nathan Gill ha ulteriormente alimentato le preoccupazioni sulla vulnerabilità del sistema politico britannico. L'ex capo di Reform UK in Galles e MEP del Brexit Party è stato condannato a oltre 10 anni di carcere per aver ricevuto pagamenti in cambio di dichiarazioni filo-russe al Parlamento europeo. Sebbene Farage abbia preso le distanze definendolo una "mela marcia", il primo ministro Keir Starmer ha sfruttato l'episodio per sollecitare un'indagine interna sulle attività di Gill, aprendo un fronte politico che incrocia sicurezza nazionale e regolamentazione finanziaria.
Il contrasto tra l'approccio britannico e quello statunitense evidenzia una frattura strategica nel mondo occidentale sulla governance delle criptovalute. Mentre l'amministrazione Trump ha segnalato un'apertura verso l'industria crypto che include la possibilità di donazioni politiche in asset digitali, il Regno Unito sembra orientato verso una linea restrittiva che potrebbe influenzare le future normative europee. Il regolamento MiCA dell'Unione Europea non affronta specificamente la questione delle donazioni politiche in crypto, lasciando spazio a divergenze normative tra Stati membri che potrebbero generare arbitraggi regolamentari.
Un portavoce del Ministry of Housing, Communities and Local Government, responsabile del disegno di legge, ha confermato che verranno forniti "ulteriori dettagli" sull'Elections Bill senza smentire l'ipotesi del ban. La dichiarazione ufficiale sottolinea come le nuove regole stringenti sulle donazioni politiche mirino a proteggere le elezioni britanniche garantendo comunque ai partiti la capacità di finanziarsi. L'equilibrio tra queste due esigenze rappresenta la sfida centrale: bloccare i rischi associati all'anonimato delle transazioni on-chain senza escludere il settore crypto dal dibattito democratico e dall'innovazione del sistema di finanziamento politico.