Il mondo crypto è stato scosso martedì da un evento che molti ritenevano ormai improbabile: alcuni wallet collegati al leggendario marketplace del dark web Silk Road hanno mosso circa 3 milioni di dollari in Bitcoin (BTC), rompendo un silenzio operativo durato almeno cinque anni. Questi portafogli, che secondo la società di intelligence blockchain Arkham Intelligence sarebbero riconducibili a Ross Ulbricht, il fondatore di Silk Road recentemente graziato dal presidente Trump, rappresentano un pezzo di storia della criptovaluta più famosa al mondo. La riattivazione di questi fondi solleva interrogativi cruciali sulle implicazioni legali e sulla loro effettiva proprietà, considerando che il governo federale statunitense potrebbe ancora reclamare la confisca di questi asset.
La vicenda acquisisce particolare rilevanza se si considera la portata dei fondi coinvolti. Il cluster di wallet identificato da Arkham conteneva nel 2012 la cifra impressionante di 442.000 BTC, un patrimonio che ai valori odierni equivarrebbe a diversi miliardi di dollari. Attualmente questi indirizzi conservano ancora circa 416 Bitcoin, per un valore complessivo di 38,25 milioni di dollari. La transazione di martedì ha visto il trasferimento di 33,7 BTC, valutati intorno ai 3 milioni di dollari, verso un nuovo indirizzo che termina con la stringa "z7ga54".
L'analisi on-chain condotta da Conor Grogan, director di Coinbase e noto analista blockchain, aveva già identificato questi wallet a gennaio, subito dopo la grazia presidenziale concessa a Ulbricht. Grogan aveva individuato in particolare un portafoglio che termina con "WoPx1", contenente circa 90 BTC per un valore di quasi 9 milioni di dollari, rimasto inattivo per almeno 14 anni. Secondo l'esperto, quello che all'epoca della chiusura di Silk Road poteva sembrare "polvere" – wallet con quantità irrisorie di Bitcoin – si è trasformato nel tempo in patrimoni considerevoli grazie all'esplosione del valore di BTC.
La mappatura completa effettuata da Grogan aveva rivelato l'esistenza di circa 430 BTC distribuiti su decine di wallet associati a Ulbricht, mai confiscati dal governo statunitense e rimasti intoccati per oltre 13 anni. L'analista aveva precisato su X (ex Twitter) che tutti questi indirizzi sono pubblici, citati nei documenti processuali o direttamente adiacenti a quelli noti, e già tracciati da molteplici fonti, pur scegliendo di non condividere pubblicamente gli indirizzi specifici per ragioni di sicurezza.
Le motivazioni dietro questa improvvisa movimentazione rimangono avvolte nel mistero. Tuttavia, un aspetto legale critico complica la situazione: secondo esperti del settore interpellati da diverse testate a gennaio, questi fondi potrebbero ancora essere soggetti a confisca da parte delle autorità federali, nonostante la grazia concessa a Ulbricht. La questione della proprietà legale dei Bitcoin associati a Silk Road resta infatti controversa, soprattutto considerando che proprio a gennaio una corte statunitense aveva approvato la vendita di Bitcoin precedentemente sequestrati dal marketplace per un valore di 6,5 miliardi di dollari.
Ross Ulbricht era stato condannato per reati che includevano cospirazione per traffico di stupefacenti e riciclaggio di denaro, scontando oltre un decennio di carcere prima della grazia presidenziale completa e incondizionata ricevuta da Donald Trump nel gennaio di quest'anno. La sua liberazione aveva suscitato reazioni contrastanti nella comunità crypto: da un lato molti lo considerano un pioniere vittima di una condanna sproporzionata, dall'altro la sua piattaforma aveva facilitato transazioni illecite che hanno contribuito a creare lo stigma negativo ancora associato alle criptovalute in certi ambienti.
Durante la conferenza Bitcoin 2025, tenutasi pochi mesi dopo la sua liberazione, Ulbricht ha pubblicamente ringraziato la community Bitcoin per il sostegno ricevuto durante gli anni di detenzione. Il caso Silk Road rimane uno degli episodi più significativi nella storia delle criptovalute, rappresentando sia il lato oscuro dell'anonimato blockchain sia la resilienza di un ecosistema che è cresciuto ben oltre le sue origini controverse. Il movimento di questi fondi dopo anni di inattività potrebbe segnare un nuovo capitolo in questa saga, con potenziali ripercussioni legali che la comunità crypto osserverà con attenzione nei prossimi mesi.