La Corea del Sud si sta rapidamente trasformando in un terreno fertile per gli investimenti in criptovalute, con una crescente fiducia del pubblico che si riflette in numeri sorprendenti. Un recente sondaggio condotto dall'Hana Financial Research Institute ha rivelato che oltre due terzi della popolazione adulta sudcoreana ha intenzione di ampliare i propri investimenti digitali nel prossimo anno. Questa tendenza coincide con un cambio di direzione politica che potrebbe accelerare ulteriormente l'adozione delle valute digitali nel paese asiatico.
Un fenomeno che coinvolge tutte le generazioni
Contrariamente alle aspettative comuni, l'indagine ha mostrato che i quarantenni rappresentano il gruppo più numeroso tra i possessori di criptovalute, costituendo il 31% del totale degli investitori digitali. Lo studio, che ha coinvolto mille persone di età compresa tra i 20 e i 59 anni, ha evidenziato come il 27% della popolazione già possieda asset digitali, mentre il 70% degli intervistati manifesta l'intenzione di aumentare la propria esposizione.
Le motivazioni variano significativamente in base all'età: mentre i più giovani prediligono strategie di trading speculative, gli over-50 vedono nelle criptovalute uno strumento per la pianificazione pensionistica. Persiste tuttavia un divario di genere marcato, con gli uomini che mostrano una probabilità doppia rispetto alle donne di investire in asset digitali.
La svolta normativa di Lee Jae-myung
Il panorama regolamentare sudcoreano sta vivendo una trasformazione significativa sotto la leadership del presidente Lee Jae-myung, in carica dall'inizio di giugno. La sua amministrazione ha promesso di legalizzare l'emissione di stablecoin denominate in won, una mossa che secondo i sostenitori potrebbe ridurre i costi commerciali, diversificare l'esposizione valutaria estera e aumentare la partecipazione degli investitori globali nell'economia coreana.
Il parlamentare Min Byeong-deok, che ha guidato la divisione asset digitali durante la campagna di Lee, ha sottolineato come la chiarezza normativa possa rappresentare un fattore chiave per i futuri guadagni economici. La proposta parlamentare in discussione permetterebbe alle aziende domestiche con un capitale azionario minimo di 500 milioni di won (circa 367.000 dollari) di emettere stablecoin denominate in valuta nazionale.
Confronti internazionali e peculiarità coreane
La bozza di legge sudcoreana presenta somiglianze con il GENIUS Act attualmente in revisione negli Stati Uniti, pur includendo soglie di capitale esplicite. A differenza della versione americana, che non impone requisiti minimi di capitale azionario ma prevede una supervisione rafforzata per gli emittenti con capitalizzazioni superiori ai 10 miliardi di dollari, l'approccio coreano stabilisce parametri più specifici per l'ingresso nel mercato.
L'interesse retail coreano per le stablecoin si riflette anche negli investimenti azionari esteri. Circle, l'emittente di USDC, è diventata il principale investimento azionario estero tra gli investitori retail sudcoreani dopo la sua quotazione pubblica, con 443 milioni di dollari allocati secondo Bloomberg.
Fiducia crescente nonostante i rischi
Nonostante la crescente adozione, permangono preoccupazioni riguardo alla volatilità del mercato, anche se solo un terzo degli intervistati ha elencato i rischi di sicurezza come principale preoccupazione. Paradossalmente, circa la metà degli investitori continua a conservare i propri asset sui wallet caldi degli exchange, evidenziando una certa discrepanza tra percezione del rischio e comportamenti pratici.
L'evoluzione dell'ambiente regolamentario sudcoreano suggerisce che l'attività retail e istituzionale potrebbe giocare un ruolo sempre più centrale nel plasmare l'economia cripto del paese. Questa tendenza riflette una maturazione del mercato che va oltre la semplice speculazione, abbracciando strategie di investimento a lungo termine e pianificazione finanziaria strutturata.