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Amazon sfida Nvidia nella corsa all'IA

Tempo di lettura 4 min
Chiara Ferraro
Di Chiara Ferraro
Amazon sfida Nvidia nella corsa all'IA

Il mercato delle infrastrutture per l'intelligenza artificiale sta ridisegnando gli equilibri del settore crypto mining, con implicazioni che potrebbero rivelarsi sia un'opportunità storica che una potenziale bomba a orologeria per gli asset digitali. Amazon ha appena lanciato il suo chip Trainium 3 attraverso AWS, in diretta competizione con Nvidia e Google, mentre i principali miner di Bitcoin (BTC) stanno rapidamente convertendo i loro data center in fornitori di potenza computazionale per AI. Questa convergenza tra tech tradizionale e infrastruttura crypto solleva interrogativi cruciali sulla sostenibilità del boom AI e sui suoi effetti a cascata sul mercato delle criptovalute, già sotto pressione con BTC in calo del 17% negli ultimi 30 giorni.

La mossa di Amazon rappresenta un tentativo di ridurre la dipendenza dai fornitori esterni nel settore dell'AI, con cluster di "UltraServers" capaci di gestire fino a 144 chip Trainium 3 ciascuno. La nuova architettura promette una velocità di training quadruplicata rispetto alla versione precedente, mantenendo lo stesso consumo energetico. Questa escalation tecnologica ha spinto Sam Altman di OpenAI a dichiarare uno stato di "code red", mentre Google domina la corsa ai modelli AI con l'87% di probabilità di avere il miglior modello entro fine anno.

Il vero punto di svolta per l'ecosistema crypto emerge dal problema energetico: costruire server AI su larga scala richiede potenza e spazio che poche aziende tech possono garantire autonomamente. Ed è qui che entrano in gioco i miner, che già dispongono di gigawatt di capacità energetica e infrastrutture operative. Dopo l'halving di Bitcoin del 2024, che ha dimezzato le ricompense per blocco, aziende come Core Scientific, CleanSpark e Bitfarms hanno iniziato a riposizionarsi come fornitori di utility per i giganti tech, piuttosto che come pure mining operation.

I numeri parlano chiaro: IREN, ex miner trasformato in neocloud provider, ha visto le sue azioni schizzare dopo aver siglato un contratto da 9,7 miliardi di dollari con Microsoft per servizi cloud AI. Similmente, TeraWulf ha concluso una joint venture da 9,5 miliardi con Fluidstack, supportata da Google. Questi deal trasformano i miner in player strategici dell'infrastruttura AI, sfruttando sistemi di raffreddamento avanzati e connessioni grid stabili già implementate per le operazioni di mining.

Se la domanda di compute AI rallenta, Bain & Co. prevede un deficit fino a 800 miliardi di dollari per le aziende del settore, che necessiterebbero di 2 trilioni di fatturato annuo combinato entro il 2030

Tuttavia, questa transizione comporta rischi sistemici significativi che potrebbero riverberarsi sull'intero mercato crypto. I miner stanno accumulando debito pesante per riconvertire i siti verso workload AI, proprio mentre gli investitori mostrano crescente scetticismo sulla sostenibilità della "AI trade". La correlazione con gli asset di rischio è evidente: Bitcoin ha perso oltre il 17% negli ultimi 30 giorni, mentre l'indice CoinDesk 20 (CD20) ha ceduto il 19,3% nello stesso periodo. Anche il NASDAQ 100, tech-heavy, ha registrato un drawdown superiore al 7% prima di recuperare parzialmente.

Gli analisti tracciano paralleli preoccupanti con precedenti bolle speculative. OpenAI ha impegnato trilioni in spese infrastrutturali, fondi che deve ancora raccogliere, e gran parte del capitale della corsa agli armamenti AI viene riciclato tra gli stessi player che vendono chip o servizi cloud. La struttura circolare di questo flusso di capitali ricorda inquietantemente le dinamiche pre-crollo osservate in altri settori tech.

Il rapporto di Bain & Co. evidenzia che le aziende coinvolte necessiterebbero di 2 trilioni di dollari di fatturato annuo combinato entro il 2030 per finanziare la potenza computazionale richiesta dalla domanda prevista. Un rallentamento della domanda per compute AI potrebbe scatenare una crisi di liquidità simile a quella che ha colpito il settore crypto nel 2022, con effetti devastanti sugli asset di rischio correlati.

Per il momento, i miner stanno scommettendo il futuro del loro business su una nuova corsa all'oro alimentata da GPU anziché da ASIC, in un equilibrio precario tra opportunità di diversificazione e rischio di sovraesposizione. La questione cruciale per gli investitori crypto rimane se questa transizione rappresenti una vera evoluzione strutturale o semplicemente un'altra manifestazione di esuberanza irrazionale destinata a sgonfiarsi, trascinando con sé il mercato delle criptovalute. La risposta dipenderà dalla capacità dell'industria AI di generare domanda sostenibile e dalla tenuta degli equilibri finanziari in un contesto di tassi ancora elevati e risk appetite in calo.

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