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Biden accusato di debanking delle criptovalute

Tempo di lettura 4 min
Lorenzo Bianchi
Di Lorenzo Bianchi
Biden accusato di debanking delle criptovalute

Il Congresso degli Stati Uniti ha ufficialmente documentato quello che la crypto community americana denunciava da mesi: l'amministrazione Biden avrebbe orchestrato una campagna sistematica per privare le aziende e i privati del settore digital asset dell'accesso ai servizi bancari tradizionali. Il report finale pubblicato dalla Commissione per i Servizi Finanziari della Camera, intitolato "Operation Choke Point 2.0", traccia un quadro inquietante di pressioni regolamentari informali, linee guida ambigue e azioni di enforcement aggressive che avrebbero portato almeno 30 entità o individui legati alle criptovalute a perdere i propri conti bancari. Un documento che arriva mentre l'amministrazione Trump promette un'inversione di rotta totale sul fronte della regolamentazione crypto.

L'indagine condotta dai Repubblicani della commissione rivela come i regolatori federali abbiano utilizzato strumenti discrezionali e normative vaghe per spingere le banche a chiudere i rapporti con clienti operanti nel settore blockchain e criptovalute. Il fenomeno del "debanking" – la negazione di servizi finanziari per motivi non esplicitamente legati a violazioni normative – avrebbe colpito exchange, progetti DeFi, sviluppatori e persino singoli imprenditori crypto, secondo quanto documentato nel report pubblicato dai presidenti French Hill e Dan Meuser.

La dinamica descritta dal documento congressuale evidenzia un pattern ricorrente: pressioni informali attraverso "pause letters", supervisione bancaria ostile e una strategia di "regulation-by-enforcement" che avrebbe costretto numerose aziende statunitensi a delocalizzare le proprie operazioni al di fuori dei confini nazionali. Un approccio che ricorda, secondo i legislatori repubblicani, le pratiche dell'originale Operation Choke Point durante l'amministrazione Obama, ma amplificate e specificamente mirate all'ecosistema crypto.

Almeno 30 entità o individui del settore digital asset hanno perso l'accesso ai servizi bancari a causa delle pressioni dell'amministrazione Biden

Il chairman Hill ha dichiarato che colpire gli americani sulla base delle loro convinzioni politiche erode la fiducia nel sistema finanziario e mina le libertà fondamentali su cui si basa la nazione. Il riferimento è esplicito: secondo i Repubblicani, la discriminazione nei confronti del settore crypto sarebbe stata motivata ideologicamente piuttosto che da legittime preoccupazioni di compliance. Una tesi che trova sostegno nelle testimonianze raccolte durante le udienze del 118° Congresso, quando vari rappresentanti dell'industria hanno descritto chiusure di conti bancari senza spiegazioni dettagliate o possibilità di ricorso.

Dan Meuser, presidente della sottocommissione di supervisione, ha sottolineato come queste pratiche abbiano frenato l'innovazione Web3 e spinto posti di lavoro all'estero, politicizzando inutilmente l'accesso al sistema bancario. Il riferimento all'era Trump è centrale nella narrativa del report: i legislatori evidenziano infatti gli sforzi dell'attuale amministrazione per invertire questa ostilità, citando esplicitamente il ruolo del Segretario Bessent, del Vice Chairman della Fed Bowman, del Comptroller Gould e dell'Acting Chair Hill nel ripristinare equità e chiarezza nella supervisione bancaria.

Bryan Steil, a capo della sottocommissione per Digital Assets e FinTech, ha confermato che il report dimostra quanto fosse evidente da anni: una campagna mirata contro individui dell'ecosistema crypto impegnati in attività commerciali legali che l'amministrazione semplicemente non favoriva. Le implicazioni per il mercato sono significative: molti progetti hanno dovuto trasferirsi in giurisdizioni più favorevoli come gli Emiroti Arabi Uniti o Singapore, privando gli Stati Uniti di talenti e capitali nel settore blockchain.

Il chairman Andy Barr della sottocommissione per le istituzioni finanziarie ha annunciato che continuerà a promuovere la sua proposta legislativa per rendere permanente l'ordine esecutivo del presidente Trump che protegge le aziende di digital asset – insieme ad altri settori come nonprofit cristiani, produttori di armi da fuoco e produttori di energia – dal debanking politicamente motivato. Una mossa che mira a codificare nella legge federale protezioni strutturali contro future iterazioni di questo fenomeno.

Per la crypto industry statunitense, questo report rappresenta una validazione ufficiale delle denunce sollevate da figure come Nic Carter e Caitlin Long, che da tempo evidenziavano le difficoltà sistemiche nell'ottenere servizi bancari per progetti legittimi. La questione del banking access rimane infatti uno dei principali ostacoli operativi per exchange e startup crypto negli USA, con implicazioni dirette sulla competitività globale del Paese nel settore blockchain. Ora l'attenzione si sposta sul Congresso e sulla capacità dei legislatori di trasformare le promesse di riforma in protezioni legislative concrete che impediscano, secondo le parole di Meuser, che un'eventuale "Operation Choke Point 3.0" possa mai ripetersi.

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