Il mondo Bitcoin si trova di fronte a una svolta tecnologica che sta dividendo la comunità tra chi vede un'evoluzione necessaria e chi teme una deriva dal progetto originale. La versione 30.0 di Bitcoin Core, il software di riferimento della rete, ha introdotto modifiche che stanno accendendo un dibattito mai sopito sulla natura stessa della blockchain più famosa al mondo. Al centro della controversia c'è una questione apparentemente tecnica ma dalle implicazioni profonde: quanto spazio concedere ai dati non monetari sulla catena di blocchi?
La modifica più divisiva riguarda OP_RETURN, un particolare meccanismo che permette di inserire informazioni arbitrarie in transazioni deliberatamente rese non spendibili. Con l'aggiornamento appena rilasciato, il limite predefinito per la dimensione di questi dati è schizzato a 100.000 byte, contro gli 83 precedenti. Non solo: ora è possibile includere più output OP_RETURN in una singola transazione, una possibilità finora preclusa dalle impostazioni standard del software.
Per comprendere la portata del cambiamento, bisogna considerare che questo aumento supera di fatto qualsiasi vincolo pratico, dato che prima di raggiungere tale soglia si scontrerebbe con il limite generale di dimensione delle transazioni. Chi gestisce un nodo mantiene comunque la facoltà di ripristinare il comportamento precedente attraverso un semplice parametro di configurazione, ma la scelta di rendere permissivo il comportamento predefinito ha un peso simbolico notevole.
Le posizioni si sono cristallizzate attorno a due letture contrapposte. Da un lato, gli sviluppatori favorevoli alla modifica la presentano come un intervento neutrale che lascia piena libertà agli operatori dei nodi, senza imporre una visione particolare sull'utilizzo della rete. Dall'altro, i critici avvertono che spalancare le porte ai dati arbitrari invita a pratiche come le "iscrizioni" – una sorta di NFT su Bitcoin – e potrebbe favorire quello che definiscono spam, con conseguenze concrete sui costi di archiviazione e validazione per chi gestisce un nodo completo.
Il timore è che questa apertura possa offuscare la vocazione monetaria della rete, al punto che alcuni osservatori non escludono scenari estremi come una biforcazione della blockchain. La tensione riflette un'antica dicotomia nel mondo Bitcoin: quella tra puristi che vedono la catena di blocchi esclusivamente come registro di scambi economici e chi invece la considera un'infrastruttura neutra per qualsiasi tipo di informazione digitale immutabile.
Oltre alla questione OP_RETURN, l'aggiornamento porta con sé numerose migliorie tecniche che passeranno probabilmente inosservate al grande pubblico ma risultano significative per chi opera quotidianamente con il protocollo. Il sistema di propagazione dei pacchetti di transazioni collegate è stato potenziato per gestire meglio topologie complesse, come catene di tre generazioni o strutture con più genitori e un singolo figlio, particolarmente utili quando è necessario aumentare le commissioni solo per un antenato specifico.
I minatori possono sperimentare una nuova interfaccia di mining basata su comunicazione interprocesso, accessibile attraverso un comando unificato "bitcoin" che funge anche da punto d'accesso per diverse funzioni: nodo, interfaccia grafica e chiamate RPC. Gli strumenti esistenti non vengono deprecati, garantendo continuità operativa. Sul fronte della sicurezza, il meccanismo che gestisce le transazioni orfane – quelle il cui genitore non è ancora noto – introduce limiti più severi contro possibili attacchi di negazione del servizio, sostituendo il vecchio parametro -maxorphantx con controlli basati sul numero totale di voci e sul peso computazionale distribuito tra i peer.
Anche le politiche sulle commissioni subiscono ritocchi che potrebbero sembrare minimi ma hanno effetti pratici. La commissione minima per includere una transazione in un blocco scende a 0,001 satoshi per byte virtuale, mentre sia il limite minimo per il relay che quello incrementale si attestano a 0,1 sat/vB. Gli sviluppatori avvertono però che senza un'adozione diffusa di questi nuovi parametri più bassi, non c'è garanzia di propagazione o conferma: le impostazioni dei portafogli rimangono invariate salvo configurazioni esplicite.
Dal punto di vista tecnico, sono state corrette vulnerabilità come un problema di overflow nell'indice coinstats riscontrato sulla rete di test Signet, che richiederà una risincronizzazione una tantum. La firma esterna è stata riabilitata su sistemi Windows, una funzionalità che era stata temporaneamente disattivata nelle versioni precedenti. Con questo rilascio, le versioni 27.x e precedenti raggiungono ufficialmente la fine del ciclo di vita, non riceveranno più aggiornamenti di sicurezza né correzioni di bug.
Il momento del rilascio coincide con una fase di mercato positiva per la criptovaluta: al momento della pubblicazione, Bitcoin veniva scambiato a 114.455 dollari, confermando il trend rialzista che caratterizza questo periodo. Tuttavia, l'attenzione della comunità tecnica è concentrata meno sulle quotazioni e più sulle implicazioni a lungo termine di scelte architetturali che definiscono cosa Bitcoin possa o debba essere.
Il dibattito che circonda Bitcoin Core 30.0 rappresenta in realtà un capitolo di una discussione più ampia che accompagna il progetto fin dalle origini: come bilanciare innovazione e conservazione, apertura e specializzazione, libertà individuale e bene comune della rete. La possibilità tecnica di configurare i nodi secondo preferenze personali offre una via d'uscita pratica ma non risolve il dilemma filosofico su quale comportamento predefinito comunichi meglio i valori fondamentali del sistema. Mentre gli aggiornamenti binari sono già disponibili sul sito ufficiale del progetto, la vera partita si giocherà nei prossimi mesi, quando emergerà chiaramente quale percentuale della rete adotterà i nuovi parametri e come questo influenzerà concretamente il tipo di utilizzo della blockchain.