Il mercato crypto sta attraversando una fase di turbolenza che sta facendo tremare anche gli investitori più esperti. Dopo un rimbalzo tecnico di oltre il 4% che ha riportato Bitcoin (BTC) sopra la soglia psicologica dei 90.000 dollari martedì, gli analisti lanciano l'allarme su un possibile prolungato "crypto winter" che potrebbe vedere la principale criptovaluta scendere fino a 60.000 dollari. Si tratterebbe di un crollo di oltre il 50% rispetto al massimo storico di 126.000 dollari toccato a inizio ottobre, un drawdown che ricorda per intensità le fasi ribassiste più severe della storia del settore.
La correzione in atto non risparmia nessuno nell'ecosistema crypto. Ethereum (ETH) e Solana (SOL), le principali altcoin per capitalizzazione di mercato, stanno seguendo il trend negativo di Bitcoin, trascinando al ribasso anche i titoli delle aziende crypto-correlate quotate sui mercati tradizionali. Coinbase, il principale exchange centralizzato statunitense, e Strategy di Michael Saylor stanno registrando performance particolarmente negative nelle ultime settimane.
Il caso di Strategy merita particolare attenzione per le sue implicazioni sistemiche sul mercato. La società di Saylor detiene attualmente 650.000 BTC, circa il 3% dell'intera supply mondiale di Bitcoin, rendendola di fatto una delle whale più influenti dell'intero ecosistema. Per anni, Saylor ha mantenuto una strategia di accumulo costante, trasformando Strategy in un proxy azionario per l'esposizione a Bitcoin. Tuttavia, di fronte al prolungarsi della fase ribassista, il CEO ha dichiarato che l'azienda potrebbe essere costretta a rompere la sua storica promessa di hodling e liquidare parte delle sue posizioni.
Una eventuale vendita massiccia da parte di Strategy rappresenterebbe un evento di mercato di proporzioni enormi, potenzialmente in grado di innescare una cascata di liquidazioni e spingere ulteriormente al ribasso i prezzi. Patrick Horsman di BNB Plus, società specializzata in treasury crypto, non nasconde il suo pessimismo: secondo le sue previsioni, Bitcoin potrebbe ritracciare fino a 60.000 dollari, e "il peggio non è ancora passato".
Ciò che rende questa fase ribassista particolarmente anomala rispetto ai precedenti crypto winter è l'assenza di un catalizzatore specifico legato a un collasso interno al settore. Storicamente, i bear market più severi nel mondo crypto hanno visto crolli fino all'80% del valore, ma erano sempre stati innescati da eventi traumatici: il fallimento dell'exchange Mt. Gox nel 2014, l'esplosione della bolla ICO nel 2018, o più recentemente il crollo di FTX nel 2022. Questa volta, invece, non si è verificato nessun grande rug pull o insolvenza di protocolli DeFi.
Secondo l'analisi del Wall Street Journal, le criptovalute stanno semplicemente venendo travolte da una più ampia rotazione dei capitali fuori dagli asset a maggior rischio, fenomeno che sta colpendo tutti i mercati finanziari. Il settore crypto, caratterizzato da una volatilità strutturalmente elevata e da una forte correlazione con i mercati azionari tech, sta amplificando un movimento macro che trova origine nelle politiche monetarie delle banche centrali e nelle incertezze geopolitiche globali.
Questa correlazione crescente tra crypto e mercati tradizionali rappresenta un punto di svolta significativo: se da un lato conferma la crescente integrazione delle criptovalute nel sistema finanziario mainstream, dall'altro mette in discussione la narrativa di Bitcoin come "oro digitale" e bene rifugio decorrelato. Per gli investitori italiani ed europei, già più cauti per tradizione e maggiormente influenzati dal contesto normativo in evoluzione con il regolamento MiCA, questa fase potrebbe rappresentare sia un rischio di ulteriori perdite sia un'opportunità di accumulo a prezzi più contenuti, a seconda della propria propensione al rischio e dell'orizzonte temporale di investimento.