Mentre Bitcoin raggiungeva lunedì un nuovo massimo storico superando i 126.000 dollari per moneta, un fenomeno ancora più sorprendente si stava consumando a Wall Street: le azioni delle società di mining di criptovalute stavano letteralmente volando, con incrementi percentuali che facevano impallidire persino la performance della regina delle crypto. Questo boom parallelo sta rivelando una trasformazione profonda nel modo in cui gli investitori percepiscono il settore minerario digitale. Non si tratta più soltanto di scommettere sulla crescita del Bitcoin, ma di puntare su infrastrutture scarse e sempre più preziose che stanno diventando il cuore pulsante della nuova economia digitale.
La corsa sfrenata delle mining companies
I numeri parlano chiaro e raccontano una storia di crescita esplosiva. HIVE Digital ha guidato la carica con un balzo del 25% che l'ha portata a sfiorare i 6 dollari per azione, mentre IREN ha registrato un incremento superiore al 14% chiudendo a 57,75 dollari. Non da meno si sono comportate MARA e CleanSpark, entrambe con guadagni superiori al 9%, attestandosi rispettivamente a 21 e 17 dollari per azione, mentre Riot Platforms ha chiuso la seduta con un rialzo dell'11% a 21,56 dollari.
Questa performance straordinaria non è casuale ma riflette un cambiamento strutturale nel settore. Le aziende minerarie stanno diversificando le loro attività, sfruttando la loro potenza computazionale per servizi di intelligenza artificiale ad alto valore aggiunto. Un esempio emblematico è l'accordo annunciato il mese scorso da Google, che ha sostenuto una partnership tra la società di AI compute Fluidstack e il miner Bitcoin Cipher, riservandosi il diritto di acquistare una partecipazione del 5,4% in Cipher.
L'infrastruttura come nuovo oro digitale
"I miner stanno vincendo perché stanno sfruttando l'opzionalità: energia, infrastrutture, ricavi AI e esposizione con leva ai rally di Bitcoin, tutto confezionato in azioni", spiega Lee Bratcher, presidente del Texas Blockchain Council. Questa versatilità operativa rappresenta un vantaggio competitivo significativo rispetto alle società crypto con esposizione più limitata o vincoli operativi maggiori.
La strategia di hodling adottata da molte società minerarie, che trattengono i Bitcoin estratti invece di venderli immediatamente, le trasforma di fatto in tesorerie crypto, amplificando i benefici durante le fasi rialziste del mercato. Bratcher sottolinea come "gli investitori stiano sempre più considerando i miner non solo come proxy di Bitcoin, ma come proprietari di infrastrutture scarse: contratti energetici, terreni, accesso alla rete elettrica e capacità di raffreddamento".
Il "debasement trade" alimenta la crescita
Il contesto macroeconomico sta giocando un ruolo fondamentale in questa dinamica. La scorsa settimana gli investitori statunitensi hanno destinato una cifra record agli ETF Bitcoin, con 3,55 miliardi di dollari confluiti in un'unica settimana verso questi strumenti finanziari. I prodotti di investimento in criptovalute nel complesso hanno attirato 5,95 miliardi di dollari di capitali freschi, secondo quanto riporta CoinShares.
Questo afflusso massiccio di capitali si inquadra nel cosiddetto "debasement trade", una strategia che gli investitori adottano per proteggersi dall'indebolimento delle valute tradizionali e dalle incertezze geopolitiche. Il dollaro americano ha infatti registrato la peggiore performance del primo semestre dalla prima metà degli anni '70, mentre la guerra commerciale dell'amministrazione Trump aggiunge ulteriore pressione sulla moneta statunitense.
Con lo shutdown del governo americano in corso e il taglio dei tassi di interesse previsto per ottobre da parte della Federal Reserve, Bitcoin si è rafforzato del 2% nelle ultime 24 ore, mantenendo un guadagno del 9,5% su base settimanale. Questa performance ha trascinato al rialzo non solo le criptovalute ma anche l'oro e altri beni rifugio, confermando la validità della strategia di diversificazione degli investitori internazionali in un momento di forte incertezza economica globale.