Il mondo crypto è scosso da un thriller investigativo che mescola truffe miliardarie, Bitcoin sottratti e misteri forensi ancora irrisolti. Nelle ultime ore, wallet collegati a Chen Zhi – cittadino cinese-cambogiano ricercato dal governo statunitense per un presunto schema fraudolento da 14 miliardi di dollari – hanno movimentato circa 1,7 miliardi di dollari in Bitcoin (BTC) verso nuovi indirizzi. La transazione, tracciata dalla piattaforma di intelligence on-chain Arkham Intelligence, coinvolge esattamente 15.959 BTC e solleva interrogativi inquietanti sulla reale portata dell'operazione e sulle modalità con cui le autorità americane sono entrate in possesso di una montagna di asset digitali. Si tratta di uno dei casi più complessi e oscuri nella storia delle criptovalute, dove la linea tra vittime, truffatori e investigatori appare pericolosamente sfumata.
I fondi spostati provengono da quattro wallet recentemente sanzionati dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, parte dell'ecosistema finanziario attribuito al Prince Holding Group, conglomerato multinazionale con base in Cambogia fondato e presieduto da Chen. Secondo l'accusa del Dipartimento di Giustizia americano, Prince Holding sarebbe il fulcro di una rete globale di "pig butchering" – sofisticati schemi di truffa romantici-finanziari che combinano ingegneria sociale e promesse di investimenti crypto – oltre a essere coinvolto in traffico di esseri umani per lavoro forzato. La settimana scorsa, i pubblici ministeri federali hanno formalizzato le accuse di frode telematica e riciclaggio di denaro contro Chen, attualmente latitante.
L'aspetto più sconcertante riguarda però i 14 miliardi di dollari in BTC già sequestrati dalle autorità statunitensi, oggetto di quella che potrebbe diventare la più grande azione di confisca nella storia del DOJ. Questi fondi, secondo recenti analisi di Arkham Intelligence, corrisponderebbero agli stessi Bitcoin presumibilmente rubati nel 2020 da LuBian, un mining pool cinese. Il paradosso? Il DOJ ha citato proprio LuBian come entità utilizzata da Prince Holding per riciclare BTC provenienti dalle truffe. Questa contraddizione ha innescato speculazioni esplosive nella comunità crypto: alcuni analisti on-chain ipotizzano che il furto del 2020 potrebbe non essere mai avvenuto, oppure – teoria ancora più controversa – che sia stato orchestrato da hacker legati al governo americano.
Le transazioni recenti identificate da Arkham rappresentano asset separati da quel tesoro da 14 miliardi, suggerendo che l'organizzazione di Chen disponesse di riserve multiple. Gli analisti ritengono che lo spostamento verso nuovi indirizzi miri a oscurare i collegamenti con i wallet sanzionati, una pratica comune nel mondo crypto per eludere blacklist e tracciabilità. Tuttavia, l'efficacia di tali manovre è limitata: strumenti forensi blockchain sempre più avanzati permettono di seguire le tracce digitali attraverso mixers, bridge e transazioni intermedie.
La vicenda solleva questioni fondamentali sulla trasparenza delle operazioni governative nel settore crypto. Come sottolineato dalla società di intelligence Elliptic, rimane poco chiaro come quegli asset siano finiti sotto custodia statunitense e se effettivamente si sia verificato un furto nel 2020. Per gli osservatori più scettici, questa opacità mina la credibilità delle narrazioni ufficiali e alimenta teorie che vedono agenzie governative impegnate in operazioni di "white hat hacking" mai dichiarate apertamente.
Dal punto di vista tecnico, la movimentazione di quasi 16.000 BTC in poche ore dimostra la liquidità ancora disponibile a organizzazioni criminali sofisticate, nonostante le sanzioni. Per il mercato, transazioni di questa entità possono potenzialmente influenzare la volatilità di breve termine, specialmente se i fondi venissero indirizzati verso exchange centralizzati (CEX) per conversione in fiat o altre crypto. Tuttavia, l'indirizzo finale dei token rimane per ora sconosciuto, e potrebbero essere destinati a cold wallet per conservazione a lungo termine.
Il caso Chen-Prince Holding evidenzia le sfide persistenti nella lotta contro le frodi crypto su scala industriale. Gli schemi di pig butchering hanno causato perdite stimate in miliardi di dollari a vittime globali, combinando manipolazione psicologica e complessità tecnologica. Le autorità europee, sotto il nuovo regolamento MiCA (Markets in Crypto-Assets), stanno rafforzando i requisiti di tracciabilità e conformità, ma organizzazioni transnazionali come Prince Holding sfruttano giurisdizioni opache e strutture societarie stratificate per eludere controlli.
Con Chen ancora in fuga e procedimenti legali appena iniziati, la comunità crypto osserva con attenzione gli sviluppi. La confisca record da 14 miliardi potrebbe stabilire precedenti importanti per future azioni di recupero asset, ma anche alimentare dibattiti sulla legittimità e trasparenza delle procedure governative in materia di sequestro di criptovalute. Per investitori e operatori del settore, il messaggio è chiaro: la blockchain garantisce trasparenza delle transazioni, ma non immunità dalle conseguenze legali per chi utilizza la tecnologia con fini illeciti.