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Il mercato delle criptovalute si trova a un bivio cruciale mentre Strategy, la società di Michael Saylor diventata simbolo della strategia di accumulo istituzionale di Bitcoin (BTC), ha mantenuto la sua posizione nel Nasdaq 100 dopo mesi di incertezza. La decisione, arrivata a un anno esatto dall'ingresso dell'azienda nell'indice tech più influente al mondo, rappresenta un momento spartiacque per l'intero settore crypto in un contesto di mercato profondamente mutato: Bitcoin oscilla intorno ai 90.000 dollari, ben lontano dai massimi storici di 126.000 dollari toccati a ottobre, mentre gli indici di fear and greed sono precipitati in territorio di "paura estrema". La posta in gioco va oltre il destino di una singola società: si tratta della legittimazione delle corporate treasury strategy basate su Bitcoin come asset class riconosciuta dalla finanza tradizionale.
La conferma di Strategy nel Nasdaq 100 giunge dopo settimane di tensione durante le quali il titolo della società ha subito un crollo del 60% dai suoi massimi storici, riflettendo sia la correzione del prezzo di Bitcoin sia i timori di un'eventuale esclusione dagli indici principali. L'anno scorso, l'inclusione nell'indice aveva generato acquisti netti per circa 2,1 miliardi di dollari da parte dei fondi indicizzati, secondo le stime di Bernstein. Un'eventuale rimozione avrebbe innescato flussi opposti con conseguenze potenzialmente devastanti per la valutazione della società e, per estensione, per la credibilità dell'intera strategia di accumulo corporate di BTC.
La questione centrale riguarda però MSCI, il gigante degli indici globali che ha proposto di escludere dai propri benchmark azionari le società le cui partecipazioni in criptovalute superano il 50% degli asset totali. In una lettera di 12 pagine indirizzata a MSCI, Saylor e il CEO Phong Le hanno avvertito di "conseguenze profondamente dannose" se la proposta venisse adottata, con una decisione attesa entro il 15 gennaio. JPMorgan stima che l'esclusione potrebbe causare deflussi fino a 8,8 miliardi di dollari dalle azioni Strategy qualora altri provider di indici seguissero l'esempio di MSCI.
"MSCI può cedere alla miopia reattiva che le istituzioni consolidate a volte mostrano verso l'innovazione, oppure può permettere ai suoi indici di riflettere, in modo neutrale e fedele, la prossima era della tecnologia finanziaria", hanno scritto i due executive. La lettera sottolinea come la decisione influenzerebbe non solo Strategy ma l'intero ecosistema delle digital asset treasury companies, un modello di business emergente che ha raccolto circa 1 milione di BTC quest'anno, rivaleggiando con gli ETF spot su Bitcoin che detengono 1,5 milioni di token per un valore di 1,4 miliardi di dollari.
Il panorama macro sta infatti cambiando rapidamente. Standard Chartered ha dimezzato la sua previsione sul prezzo di Bitcoin per fine 2025, portandola da 200.000 a 100.000 dollari, citando proprio il rallentamento degli acquisti da parte delle treasury companies. "Riteniamo che gli acquisti da parte delle società di treasury digitali siano probabilmente terminati", ha affermato Geoff Kendrick, responsabile della ricerca sugli asset digitali della banca, aggiungendo che "gli acquisti non forniranno ulteriore supporto". Secondo questa visione, il futuro rialzo di Bitcoin dipenderà principalmente da un'unica gamba: gli acquisti degli ETF.
La reazione della community crypto alla conferma di Strategy nel Nasdaq è stata compatta. "Bitcoin accumulation will continue until the complaining stops", ha postato Saylor su X, mentre influencer del settore come Adam Livingston hanno interpretato la decisione come una vittoria inevitabile: "Coloro che non possiedono bitcoin diventeranno sempre più irrilevanti". Livingston ha anche evidenziato come il tono del dibattito suggerisca che molti attori tradizionali vogliano vedere fallire Strategy, una dinamica che riflette la resistenza culturale verso la penetrazione crypto nei mercati mainstream.
Il timing della vicenda coincide con un momento delicato per i mercati crypto. Il recente taglio dei tassi della Federal Reserve, paradossalmente, ha innescato un sell-off su Bitcoin invece del rally atteso, con gli operatori che temono una correzione più profonda. "Gli indici di paura e avidità si sono spostati verso la paura estrema. Tutto questo supporta un'azione correttiva più profonda", ha dichiarato Markus Levin, co-fondatore di XYO, a DLNews. Il rischio di un crollo del valore di mercato crypto da 1 trilione di dollari aleggia sul settore.
Adam Back, CEO di Blockstream e figura citata nel white paper originale di Satoshi Nakamoto, ha offerto una prospettiva di lungo termine sostenendo che ci troviamo ancora nelle "primissime fasi dell'adozione di Bitcoin" e che tutte le aziende finiranno per diventare bitcoin treasury companies. Questa visione maximalista contrasta con le previsioni più caute degli analisti tradizionali, ma riflette la convinzione di molti bitcoiner che la legittimazione istituzionale sia un processo irreversibile nonostante le turbolenze di breve termine.
Gli analisti di 21shares individuano nei flussi degli ETF il catalizzatore potenziale per un breakout oltre i 100.000 dollari. "Perché i prezzi salgano, lo slancio rialzista derivante dal taglio dei tassi deve sovrastare la pressione short concentrata vicino al livello di resistenza di 94.500 dollari", ha spiegato David Hernandez. Con il costo del capitale in discesa, un rafforzamento degli inflows negli ETF spot potrebbe trasformare la cautela in momentum, ridando fiato al bull market. La partita per Strategy e per l'intero modello delle corporate treasury si gioca ora sul fronte MSCI, con implicazioni che trascendono la singola società per toccare la legittimazione definitiva di Bitcoin come asset strategico aziendale nel sistema finanziario globale.