Il mondo delle criptovalute si trova di fronte a uno dei più grandi sequestri di asset digitali della storia: 14 miliardi di dollari in Bitcoin confiscati dal Dipartimento del Tesoro statunitense. Al centro dell'inchiesta c'è Chen Zhi, imprenditore 37enne naturalizzato cambogiano, accusato di aver orchestrato un'operazione criminale transnazionale che ha sottratto miliardi in criptovalute attraverso una rete di compound di scam in Cambogia. Il caso solleva interrogativi cruciali sulla tracciabilità delle transazioni blockchain e sulla responsabilità degli intermediari finanziari che hanno permesso a questi fondi di fluire indisturbati attraverso exchange e wallet per anni.
Secondo le autorità americane e britanniche, Chen Zhi avrebbe gestito almeno 10 compound dove lavoratori vittime di traffico umano erano costretti a condurre truffe online sofisticate, con particolare focus su schemi di sextortion e furto di criptovalute. L'operazione si basava su una complessa architettura di shell company e wallet crypto progettata per offuscare l'origine dei fondi illeciti. Le sanzioni hanno colpito 128 aziende collegate al Prince Group e 17 individui di sette diverse nazionalità, congelando asset in Stati Uniti e Regno Unito.
La dimensione del sequestro rappresenta un record assoluto per il settore: mai prima d'ora le autorità avevano confiscato un ammontare così elevato di Bitcoin. Per contestualizzare, si tratta di circa 140.000-150.000 BTC ai valori di mercato attuali, una quantità che potrebbe influenzare significativamente la liquidità se dovesse essere liquidata. Il Tesoro USA ha dovuto implementare procedure straordinarie per gestire custody e sicurezza di un portafoglio di questa entità, sollevando questioni tecniche sulla gestione di fondi sequestrati su larga scala.
L'ascesa fulminea di Chen Zhi nel settore immobiliare cambogiano aveva sollevato sospetti già dal 2015, quando fondò il Prince Group a soli 27 anni. La sua rapida espansione in settori diversificati - dalla fondazione di Prince Bank nel 2018 all'acquisizione di compagnie aeree e hotel di lusso - non trovava spiegazione nelle sue origini umili nella provincia cinese di Fujian. Quando richiese l'apertura di un conto bancario sull'Isola di Man nel 2019, dichiarò di aver ricevuto 2 milioni di dollari da uno zio per avviare la sua prima società immobiliare, senza però fornire evidenze documentali.
L'infrastruttura crypto utilizzata dall'organizzazione criminale risulta particolarmente sofisticata. Le indagini hanno rivelato l'uso di mixing service e chain-hopping per oscurare le tracce dei fondi rubati, con transazioni che attraversavano multiple blockchain prima di essere convertite in asset tradizionali. I documenti del tribunale distrettuale di New York mostrano immagini di "phone farm" utilizzate per condurre migliaia di operazioni di scam simultanee, con vittime localizzate principalmente in Nord America, Europa e Asia orientale.
Il Golden Fortune Science and Technology Park, compound costruito dal Prince Group vicino al confine vietnamita, rappresenta il cuore operativo delle attività fraudolente. Testimonianze raccolte da giornalisti investigativi descrivono lavoratori principalmente cinesi, vietnamiti e malesi costretti a gestire truffe online sotto minaccia di violenza fisica. Il modello di business si basa sulla combinazione di traffico umano e cybercrime, con particolare focus su schemi che coinvolgono criptovalute per la difficoltà di tracciamento rispetto ai sistemi bancari tradizionali.
La vicenda solleva interrogativi urgenti sulla compliance degli exchange centralizzati (CEX) che hanno processato queste transazioni. Il fatto che Chen Zhi sia riuscito ad acquistare proprietà per 95 milioni di sterline a Londra, jet privati e un dipinto di Picasso senza far scattare alert nei sistemi AML/KYC suggerisce lacune significative nei protocolli di verifica. La normativa europea MiCA, attualmente in fase di implementazione, mira proprio a prevenire scenari simili imponendo standard più stringenti agli operatori crypto.
Le autorità cinesi stavano conducendo indagini parallele già dal 2020, con la Beijing Municipal Public Security Bureau che aveva istituito una task force dedicata al "Prince Group syndicate". Diversi casi giudiziari in Cina accusavano l'organizzazione di gestire schemi di gambling online illegale e frode. La pressione di Pechino aveva portato nel 2019 alla messa al bando del gambling online in Cambogia, causando l'esodo di 450.000 cittadini cinesi da Sihanoukville e lo scoppio della bolla immobiliare locale.
Per il settore crypto, questo caso rappresenta un banco di prova cruciale per gli strumenti di blockchain forensics. Le società specializzate in analisi on-chain come Chainalysis ed Elliptic hanno collaborato con le autorità per tracciare i flussi di fondi attraverso migliaia di indirizzi wallet. La capacità di seguire le tracce digitali su blockchain pubblica si è rivelata paradossalmente più efficace dei sistemi bancari tradizionali per ricostruire la rete criminale, sfatando il mito della totale anonimità delle criptovalute.
Le ripercussioni finanziarie si estendono ben oltre la Cambogia. La Corea del Sud ha congelato 64 milioni di dollari in depositi del Prince Group presso banche locali, mentre Singapore e Thailandia hanno avviato inchieste su sussidiarie locali. La Prince Bank cambogiana ha dovuto rassicurare i depositanti sulla possibilità di prelevare fondi, con la banca centrale locale costretta a intervenire per prevenire una corsa agli sportelli. L'intreccio tra finanza tradizionale e crypto-crime emerge in tutta la sua complessità.
Dal punto di vista della regolamentazione, il caso evidenzia la necessità di coordinamento internazionale nella supervisione degli asset digitali. Il fatto che Chen Zhi abbia potuto ottenere cittadinanze multiple - cambogiana, cipriota e di Vanuatu - e muovere liberamente capitali tra giurisdizioni dimostra i limiti degli approcci nazionali frammentati. La proposta europea di Travel Rule per le transazioni crypto, che impone la condivisione di informazioni su mittente e destinatario sopra determinate soglie, nasce proprio da casi come questo.
La scomparsa di Chen Zhi dopo l'annuncio delle sanzioni ha scatenato speculazioni nella comunità crypto. Alcuni analisti ipotizzano che possa ancora controllare wallet non identificati contenenti ulteriori asset digitali, dato che il sequestro di 14 miliardi rappresenterebbe solo una porzione dei profitti generati negli anni. La natura pseudonima delle blockchain rende impossibile escludere l'esistenza di cold wallet offline non ancora tracciati dalle autorità. Il caso resta aperto e le sue implicazioni per la regolamentazione crypto continueranno a dispiegarsi nei prossimi mesi, mentre le aziende del settore implementano controlli più stringenti per evitare di facilitare inconsapevolmente operazioni criminali di questa portata.