Nel cuore dell'America Centrale, El Salvador continua a percorrere la sua controversa strada verso l'adozione delle criptovalute, sfidando le aspettative internazionali e gli accordi economici recentemente siglati. Nonostante un prestito di 1,4 miliardi di dollari concesso dal Fondo Monetario Internazionale che prevedeva esplicitamente una riduzione degli investimenti in Bitcoin, il governo salvadoregno prosegue imperterrito la sua strategia di acquisto della criptovaluta. Una mossa che solleva interrogativi sul futuro economico del paese e sulla reale applicazione degli accordi internazionali sottoscritti.
Il Bitcoin come progetto di Stato: una visione che resiste alle pressioni internazionali
Maria Luisa Hayem, ministro dell'Economia salvadoregno, ha ribadito in un'intervista a Bloomberg l'impegno del governo nel continuare ad accumulare Bitcoin come asset strategico. "Esiste un impegno del Presidente Bukele per continuare ad accumulare asset. Il Bitcoin rimane un progetto importante. Stiamo assistendo a un'accumulazione di asset sia dal punto di vista governativo che del settore privato", ha dichiarato la Hayem, confermando che l'ufficio Bitcoin nazionale non ha alcuna intenzione di interrompere gli acquisti.
Attualmente El Salvador detiene 6.162 Bitcoin, equivalenti a oltre 580 milioni di dollari, secondo i dati forniti da Bitcoin Treasuries. Una cifra considerevole per un'economia delle dimensioni di quella salvadoregna, ma che sorprendentemente non colloca il paese al primo posto tra i governi detentori della criptovaluta. Il piccolo regno himalayano del Bhutan possiede infatti 7.486 Bitcoin, sebbene abbia iniziato a venderne gradualmente una parte dall'ultimo trimestre del 2024.
La realtà dietro la facciata: un ecosistema cripto più teorico che pratico
Le dichiarazioni ottimistiche del ministro Hayem contrastano nettamente con i dati emersi da un'indagine del quotidiano El Mundo, che ha rivelato come quasi il 90% delle aziende cripto registrate in El Salvador non sia effettivamente operativo. La Banca Centrale di Riserva ha classificato solo 20 dei 181 provider registrati come "attivi", mentre i restanti risultano "non operativi", sollevando seri dubbi sull'efficacia dell'implementazione della Bitcoin Law.
Almeno 22 delle società inattive potrebbero non aver soddisfatto i requisiti normativi previsti dall'Articolo 4 del Regolamento della Legge Bitcoin, che richiede ai fornitori di servizi cripto di operare secondo "elevati standard di integrità e onestà" e di mantenere programmi antiriciclaggio, registrazioni degli asset e sistemi di cybersecurity adeguati. Un contesto che rivela la distanza tra la visione politica e la realtà pratica dell'ecosistema crypto salvadoregno.
Tra ambizioni globali e criticità locali: il paradosso salvadoregno
La posizione di El Salvador nel panorama cripto mondiale rappresenta un esperimento economico senza precedenti. Mentre il presidente Bukele continua a promuovere l'immagine del paese come pioniere nell'adozione delle criptovalute, gli osservatori internazionali guardano con apprensione alla sostenibilità di questa strategia, specialmente alla luce degli impegni presi con il FMI.
L'accordo di prestito da 1,4 miliardi di dollari era stato presentato come un'àncora di stabilità economica, con il FMI che aveva richiesto espressamente un ridimensionamento degli investimenti in Bitcoin, considerati eccessivamente rischiosi per un'economia vulnerabile come quella salvadoregna. La decisione di continuare comunque gli acquisti potrebbe complicare le relazioni con l'istituzione finanziaria internazionale e potenzialmente compromettere future tranche di finanziamento.
Mentre il paese centroamericano continua a navigare tra ambizioni digitali e realtà economiche, resta da vedere se la scommessa sul Bitcoin si rivelerà la rivoluzione finanziaria promessa o un costoso esperimento destinato a incontrare ostacoli sempre più significativi. Ciò che appare evidente è che, nonostante pressioni esterne e difficoltà interne, la visione cripto-centrica di Bukele rimane al momento un elemento cardine della strategia economica nazionale.