La rinascita di eToro sul mercato finanziario segna un capitolo significativo per l'industria fintech globale. La piattaforma di trading online, fondata in Israele nel 2007, ha finalmente coronato il suo obiettivo di quotazione dopo diversi tentativi falliti, raccogliendo quasi 620 milioni di dollari nella sua Offerta Pubblica Iniziale a Wall Street. Un risultato che supera le aspettative degli analisti e che segnala un rinnovato interesse degli investitori verso le aziende che operano al crocevia tra finanza tradizionale e asset digitali, nonostante le recenti turbolenze normative nel settore delle criptovalute.
Dalle ceneri del SPAC a un'IPO di successo
Il prezzo di collocamento delle azioni a 52 dollari ciascuna ha superato significativamente la fascia inizialmente prevista tra 46 e 50 dollari. Questo ha permesso alla società e agli azionisti esistenti di vendere 11,92 milioni di azioni, ben oltre i 10 milioni pianificati in origine. La quotazione attribuisce a eToro una valutazione complessiva di circa 4,3 miliardi di dollari, che sale a quasi 5 miliardi considerando la base completamente diluita.
Questa IPO rappresenta una svolta decisiva per l'azienda che nel 2022 aveva visto fallire un tentativo di quotazione attraverso una SPAC (Special Purpose Acquisition Company) che avrebbe dovuto valorizzarla 10,4 miliardi di dollari. Inoltre, solo il mese scorso eToro aveva momentaneamente congelato i piani di quotazione a causa dell'incertezza dei mercati seguita agli annunci di politiche tariffarie del presidente Donald Trump.
Un colosso in crescita tra regolamentazione e innovazione
I numeri che emergono dai documenti depositati per l'IPO raccontano di un'azienda in forte espansione: nel 2024 eToro ha registrato un utile netto di 192 milioni di dollari, in netto aumento rispetto ai 15,3 milioni dell'anno precedente. Anche il contributo netto è cresciuto notevolmente, passando da 557 a 787 milioni di dollari nello stesso periodo.
Particolarmente rilevante per gli investitori italiani è il modello di business di eToro, che combina il trading tradizionale di azioni con quello di criptovalute, oltre a offrire funzionalità di copy trading che permettono anche ai meno esperti di replicare le strategie dei trader più performanti. Un approccio che ha trovato terreno fertile anche nel nostro paese, dove la ricerca di strumenti finanziari accessibili è in costante crescita.
Il rapporto complesso con i regolatori
La strada verso la quotazione non è stata priva di ostacoli normativi. Lo scorso anno, eToro ha dovuto accettare di limitare il trading di criptovalute negli Stati Uniti a soli tre asset: Bitcoin, Bitcoin Cash ed Ethereum. Questa decisione è stata parte di un accordo con la Securities and Exchange Commission, che aveva accusato la piattaforma di operare come broker non registrato.
Un compromesso che evidenzia le sfide che le piattaforme di trading digitale devono affrontare in un contesto normativo in continua evoluzione, tema particolarmente sentito anche in Europa con l'entrata in vigore del regolamento MiCA sugli asset digitali.
Il sostegno di BlackRock e i dettagli dell'offerta
Un elemento che ha rafforzato la credibilità dell'operazione è stato l'interesse manifestato da fondi gestiti da BlackRock, il più grande asset manager al mondo, pronti ad acquistare azioni per un valore fino a 100 milioni di dollari. Un segnale forte per il mercato e per gli investitori retail, che vedono in questo supporto una validazione del modello di business della piattaforma.
L'IPO è stata guidata da un consorzio di banche d'investimento di primo piano: Goldman Sachs, Jefferies, UBS e Citigroup. La società ha inoltre riservato 500.000 azioni per un programma di directed share, mentre le attuali sanzioni internazionali impediscono la distribuzione di azioni a SBT Venture Fund I, legato alla Russia, che detiene oltre il 6% delle azioni di Classe A.
Le azioni di eToro hanno iniziato a essere scambiate sul Nasdaq Global Select Market il 14 maggio sotto il simbolo ETOR, segnando l'inizio di una nuova fase per questa azienda che ha saputo reinventarsi più volte, cavalcando l'onda della digitalizzazione finanziaria globale e adattandosi a un panorama normativo sempre più complesso.