L'esposizione istituzionale verso Bitcoin (BTC) segna un punto di svolta storico: Harvard University ha quasi triplicato la propria posizione nel principale exchange-traded fund crypto del mercato, portando le proprie partecipazioni a un valore che supera quello degli investimenti combinati in colossi tecnologici come Meta, NVIDIA e Alphabet. Il dato emerge dai documenti depositati presso la Securities and Exchange Commission dalla Harvard Management Company, l'entità che dal 1974 gestisce l'endowment dell'ateneo. Questa mossa rappresenta un segnale dirompente per il mercato: quando una delle istituzioni accademiche più conservatrici al mondo incrementa del 260% l'allocazione in asset digitali, significa che Bitcoin sta definitivamente entrando nel portfolio allocation mainstream.
Secondo i filing SEC più recenti, Harvard detiene ora 6,81 milioni di azioni del BlackRock iShares Bitcoin Trust (IBIT), per un controvalore di 442,8 milioni di dollari. L'università aveva iniziato a posizionarsi sul prodotto BlackRock solo nel secondo trimestre dell'anno fiscale 2025, con un investimento iniziale di 116,7 milioni. In pochi mesi, la posizione è quasi quadruplicata, trasformando IBIT nella singola allocazione più grande dell'intero portafoglio universitario in termini di valore assoluto.
Il dato assume particolare rilevanza se contestualizzato nelle difficoltà storiche che gli ETF crypto hanno incontrato nel penetrare il segmento degli endowment universitari. Un analista di Bloomberg Intelligence aveva sottolineato ad agosto che gli endowment rappresentano le istituzioni più difficili da conquistare, poiché raramente cedono agli ETF. Harvard ha evidentemente rovesciato questa narrativa, dimostrando che quando la tesi d'investimento è sufficientemente solida, anche i gestori più conservativi modificano il proprio approccio.
L'Ivy League non si ferma a Harvard: anche Brown University ha costruito una posizione significativa, con 212.500 azioni IBIT del valore di 13 milioni di dollari al momento del filing SEC dello scorso agosto. Questo pattern suggerisce che l'adozione istituzionale di Bitcoin attraverso veicoli regolamentati non è un fenomeno isolato, ma una tendenza strutturale che sta ridefinendo l'asset allocation delle istituzioni educative d'élite americane.
Interessante notare come Harvard stia parallelamente diversificando verso un altro asset rifugio tradizionale: l'oro. Il portafoglio include infatti 661.391 azioni del SPDR Gold Shares (GLD), per un valore di 235 milioni di dollari. Questa doppia allocazione su Bitcoin e oro segnala una strategia di protezione dall'inflazione e dalla svalutazione monetaria che combina il "digital gold" con il metallo prezioso fisico, riconoscendo implicitamente la correlazione decorrelata tra i due asset in diversi scenari macroeconomici.
Il resto del portafoglio Harvard rimane ancorato a posizioni sostanziali nel tech tradizionale: Microsoft, i produttori di chip Taiwan Semiconductor e Broadcom, oltre a investimenti meno convenzionali nel settore del gambling con Light & Wonder e Flutter Entertainment. Tuttavia, è l'ampiezza della posizione Bitcoin a catturare l'attenzione: nessun singolo investimento eguaglia i 442,8 milioni allocati su IBIT.
Il contesto di mercato attuale presenta però segnali contrastanti sui flussi ETF. Se da un lato università e istituzioni accademiche incrementano le esposizioni, dall'altro si registrano episodi di liquidazione significativi. Il Wisconsin Investment Board ha venduto l'intera posizione da 300 milioni di dollari in IBIT all'inizio dell'anno, mentre l'analista CryptoQuant Maartunn ha rilevato l'8 novembre un calo di circa 2,3 miliardi di dollari nei flussi complessivi verso gli ETF Bitcoin rispetto ai picchi precedenti.
Questi movimenti divergenti riflettono la maturazione del mercato: mentre alcuni investitori istituzionali prendono profitto o riducono l'esposizione dopo i rally, altri come Harvard utilizzano le fasi di consolidamento per costruire posizioni strategiche di lungo termine. La differenza fondamentale sta nell'orizzonte temporale: gli endowment universitari operano con prospettive multi-generazionali, ben allineate con la tesi di Bitcoin come riserva di valore digitale destinata ad apprezzarsi nei prossimi decenni. La mossa di Harvard potrebbe rappresentare il modello che altri endowment seguiranno, consolidando Bitcoin come componente permanente dell'asset allocation istituzionale globale.