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Le criptovalute ora possono entrare nei trust

Tempo di lettura 4 min
Davide Greco
Di Davide Greco
Le criptovalute ora possono entrare nei trust

L'Internal Revenue Service ha aperto una nuova strada per l'industria crypto statunitense, consentendo ai trust di investimento di offrire servizi di staking senza compromettere il loro status fiscale federale. La mossa, formalizzata attraverso la Revenue Procedure 2025-31, rappresenta un cambiamento significativo per gli exchange-traded product (ETP) che investono in criptovalute, aprendo potenzialmente la porta a prodotti più competitivi rispetto agli asset crypto detenuti direttamente. Per il mercato europeo, dove il regolamento MiCA sta ridefinendo le regole del gioco, questa evoluzione normativa americana potrebbe anticipare sviluppi simili anche nel Vecchio Continente.

La procedura dell'IRS affronta una questione tecnica ma cruciale: lo staking, meccanismo fondamentale per le blockchain proof-of-stake come Ethereum (ETH), comporta il "blocco" temporaneo di token per validare transazioni e ottenere ricompense. Fino ad ora, questa attività rischiava di compromettere lo status fiscale privilegiato dei grantor trust e degli investment trust, strutture legali ampiamente utilizzate per gli ETP crypto. La nuova safe harbor elimina questa incertezza, a condizione che vengano rispettati specifici requisiti operativi e temporali.

Nel dettaglio, lo staking deve essere gestito attraverso un custodian, ovvero un intermediario autorizzato che detiene gli asset digitali per conto del trust e coordina le attività con i validator node operator. Questi ultimi sono gli operatori che effettivamente partecipano al consenso della blockchain, mettendo in stake i token e raccogliendo le ricompense. Il custodian può, in alcuni casi, agire anche come staking provider, ma la Revenue Procedure lascia aperte alcune questioni interpretative sulla necessaria separazione tra questi ruoli.

Una delle condizioni più rilevanti per gli investitori riguarda la distribuzione delle ricompense: i trust devono distribuire le staking reward agli investitori su base trimestrale, in forma di token o cash. Questo requisito rappresenta una novità assoluta rispetto ad altri prodotti strutturati come grantor trust, ad esempio gli ETF su oro fisico, e introduce complessità operative e fiscali significative. La distribuzione obbligatoria implica eventi tassabili frequenti per gli investitori, con potenziali sfasamenti temporali tra il valore delle ricompense ricevute e quello degli asset eventualmente liquidati dal fondo.

I trust esistenti hanno nove mesi dalla data del 10 novembre 2025 per modificare i loro accordi e mantenere lo status di grantor trust quando offrono attività di staking

Jessalyn Dean, senior policy advisor di Ledgible, società specializzata in software per la contabilità crypto, ha evidenziato su LinkedIn che la Revenue Procedure non chiarisce come si applicano gli obblighi di reporting fiscale. In particolare, restano aperti interrogativi sulla compilazione dei Form 1099 e Form 1042-S per investitori statunitensi e internazionali, oltre a questioni relative alla ritenuta d'acconto sulle distribuzioni. Questi aspetti tecnici potrebbero creare complicazioni operative per gli emittenti di ETP che vogliono implementare lo staking.

La procedura introduce anche un requisito di protezione patrimoniale: gli asset del trust devono essere indennizzati contro lo slashing, la penalità che le blockchain proof-of-stake applicano ai validator che violano le regole del protocollo o operano in modo inadeguato. Questa clausola di indennizzo trasferisce il rischio operativo dal trust agli staking provider, un elemento cruciale per proteggere gli investitori da perdite tecniche legate alla gestione dei nodi validatori.

Per il mercato degli ETP crypto, questa apertura potrebbe avere implicazioni competitive significative. Gli exchange-traded product basati su Ethereum e altre blockchain proof-of-stake potrebbero ora generare rendimenti aggiuntivi attraverso lo staking, riducendo il gap con la detenzione diretta di crypto. Tuttavia, Dean sottolinea che ogni soluzione presenta proprie efficienze fiscali e complicazioni di compliance, con differenti expense ratio per la gestione di questi fondi. Gli investitori dovrebbero valutare attentamente i trade-off tra la comodità degli ETP e i benefici fiscali della detenzione diretta.

La Revenue Procedure non impatta lo status di Registered Investment Company secondo il Subchapter M del Tax Code, lasciando quindi alcune categorie di fondi crypto fuori dal perimetro di questa safe harbor. Gli emittenti di ETP che vogliono beneficiare delle nuove regole dovranno aggiornare sostanzialmente i loro accordi costitutivi e prospetti informativi, un processo che richiederà revisioni legali approfondite e probabilmente nuove approvazioni regolamentari.

Restano inoltre da chiarire aspetti critici sulla natura fiscale delle staking reward distribuite in contanti: la loro classificazione come reddito ordinario, capital gain o altra categoria fiscale, e la determinazione della loro fonte per scopi di tassazione internazionale. Queste ambiguità potrebbero generare contenziosi interpretativi o richiedere ulteriori chiarimenti da parte dell'IRS nelle prossime guidance. Per il settore crypto statunitense, comunque, la Revenue Procedure 2025-31 rappresenta un passo avanti significativo verso l'integrazione dello staking nelle strutture di investimento tradizionali, anche se con complessità operative che richiederanno attenta pianificazione da parte degli operatori di mercato.

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