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Nike sotto accusa: investitori chiedono 5 milioni per RTFKT

4 min
Lorenzo Bianchi
Di Lorenzo Bianchi
Nike sotto accusa: investitori chiedono 5 milioni per RTFKT

La decisione di Nike di chiudere improvvisamente la sua divisione digitale RTFKT ha scatenato una tempesta legale che potrebbe ridefinire le responsabilità delle grandi aziende nel mercato degli NFT. Un gruppo di possessori di token non fungibili ha infatti avviato una class action contro il colosso dell'abbigliamento sportivo, accusandolo di aver orchestrato un vero e proprio "rug pull" - termine che nel gergo crypto indica l'abbandono improvviso di un progetto dopo aver raccolto fondi. La causa, depositata presso la Corte distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto orientale di New York, richiede danni per 5 milioni di dollari e solleva questioni fondamentali sul confine tra collezioni digitali e strumenti finanziari regolamentati.

Dal boom digitale alla delusione: cronaca di un'acquisizione controversa

Tutto era iniziato con grande entusiasmo nel dicembre 2021, quando Nike aveva acquisito RTFKT (pronunciato "artifact") al culmine della mania per gli NFT. In quel periodo, il mercato delle opere digitali certificate su blockchain stava vivendo il suo momento d'oro, con transazioni milionarie che facevano notizia quotidianamente. La piattaforma si era rapidamente affermata grazie a collezioni come CloneX e Cryptokicks, che avevano generato vendite per milioni di dollari attirando l'attenzione sia degli appassionati di sneaker che degli investitori crypto.

L'acquisizione rappresentava per Nike un passo strategico verso il metaverso e i mondi digitali, in un momento in cui i grandi marchi cercavano di posizionarsi in quello che sembrava il futuro dell'interazione con i consumatori. Gli acquirenti degli NFT erano stati attratti da promesse di esperienze gamificate, eventi esclusivi e persino collegamenti tra oggetti digitali e prodotti fisici in edizione limitata.

Ciò che era nato come una promettente fusione tra moda, gaming e blockchain si è trasformato in un caso emblematico dei rischi del web3.

Le accuse: da promesse digitali a titoli finanziari non registrati

Secondo Jagdeep Cheema, il principale ricorrente nella causa, e gli altri querelanti, Nike avrebbe violato le leggi sulla protezione dei consumatori e venduto titoli non registrati. Un'accusa particolarmente grave è che gli NFT di Nike soddisferebbero i criteri per essere classificati come strumenti finanziari secondo il cosiddetto Howey Test, il parametro legale utilizzato negli Stati Uniti per determinare se una transazione si qualifica come "contratto di investimento" soggetto alle leggi sui titoli.

I documenti legali sottolineano come gli acquirenti abbiano effettuato un investimento di denaro in un'impresa comune, con l'aspettativa di profitti legati agli sforzi continui di Nike. "Poiché questo tipo di asset digitale è correttamente classificato come titolo secondo la legge pertinente, gli emittenti sono tenuti a registrarli e presentare dichiarazioni rilevanti alle autorità, rispettando le leggi sui titoli. Gli NFT di Nike non sono mai stati registrati come tali", afferma la denuncia.

Dal raffreddamento del mercato alla chiusura improvvisa

Con il progressivo raffreddamento del mercato NFT tra il 2023 e il 2024, anche l'interesse per le collezioni RTFKT ha iniziato a svanire. Un destino comune a molti progetti lanciati durante l'ondata speculativa che aveva caratterizzato il biennio precedente. Mentre i prezzi scendevano e le transazioni diminuivano, Nike ha annunciato nel dicembre 2024 che RTFKT avrebbe cessato le attività dopo un'ultima release, il "Blade Drop", descrivendola come una mossa per preservare l'eredità del brand piuttosto che una chiusura definitiva.

Questa decisione, secondo i querelanti, ha provocato il crollo del valore degli NFT, molti dei quali erano stati scambiati per migliaia di dollari, e ha eliminato le funzionalità promesse dell'ecosistema come missioni, ricompense e accesso esclusivo a prodotti in edizione limitata. Nike e RTFKT avevano promosso gli NFT garantendo un trading peer-to-peer e un ecosistema attivo dove completare sfide e "forgiare" sneakers virtuali avrebbe aggiunto valore reale agli asset digitali.

Le conseguenze: un mercato secondario prosciugato e investitori furiosi

Dopo l'annuncio della chiusura, il mercato secondario si è praticamente prosciugato e i prezzi degli NFT sono crollati quasi da un giorno all'altro. "Prevedibilmente, i prezzi sono precipitati e non si sono ripresi. Gli investitori – alcuni dei quali citati in questa denuncia – e la comunità crypto in generale hanno deplorato lo sfacciato 'rug pull' di Nike", aggiunge la causa legale.

Il caso solleva interrogativi importanti per il settore del lusso digitale e per tutte le aziende tradizionali che si sono avventurate nel mondo degli NFT durante il boom. In particolare, mette in discussione la natura stessa di questi asset: sono semplici collezioni digitali o rappresentano strumenti di investimento che dovrebbero essere regolamentati come titoli finanziari?

La causa, che richiede un processo con giuria, potrebbe creare un precedente significativo per come le grandi aziende gestiscono le loro iniziative nel campo degli asset digitali, con possibili ripercussioni su tutto il settore della blockchain e degli NFT in particolare. Per il momento, mentre gli avvocati preparano le loro argomentazioni, migliaia di possessori di NFT Nike si ritrovano con asset digitali il cui valore è evaporato quasi completamente.

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