L'arte di una vita trasformata in cifre digitali che svaniscono in pochi istanti. È questa la drammatica vicenda di Ed Suman, artista in pensione di 67 anni, caduto vittima di una sofisticata truffa che gli è costata oltre 2 milioni di euro in criptovalute. Un caso che si inserisce in un più ampio scenario di vulnerabilità dei dati personali, emerso recentemente con la conferma di una grave violazione dei sistemi di supporto clienti di Coinbase, uno dei più importanti exchange di criptovalute al mondo.
Il tranello della falsa emergenza
Tutto è iniziato con un semplice messaggio di testo. Era l'inizio di marzo quando Suman ha ricevuto quella che sembrava una comunicazione ufficiale di Coinbase che lo avvertiva di attività sospette sul suo account. Preoccupato, l'artista ha risposto immediatamente, innescando così il meccanismo della truffa.
Un sedicente responsabile della sicurezza, presentatosi come Brett Miller, lo ha contattato telefonicamente con toni allarmistici. L'elemento più inquietante è che il truffatore conosceva dettagli specifici: sapeva che Suman utilizzava un wallet hardware Trezor Model One e sosteneva che, nonostante la conservazione offline, i suoi fondi fossero comunque a rischio.
La conoscenza di questi dettagli ha reso il raggiro particolarmente credibile. "La procedura di sicurezza" suggerita prevedeva l'inserimento della seed phrase (la sequenza di parole che garantisce l'accesso ai fondi) su un sito web contraffatto, creato per assomigliare all'interfaccia di Coinbase.
Il patrimonio digitale svanito nel nulla
Nove giorni dopo il primo contatto, un altro impostore ha richiamato Suman sostenendo che il precedente intervento non avesse funzionato. L'artista è stato convinto a ripetere l'operazione e, in seguito a questa seconda "verifica", il suo intero patrimonio in criptovalute è scomparso: 17,5 Bitcoin e 225 Ether, per un valore attuale superiore ai 2 milioni di euro.
La vicenda assume contorni ancora più amari considerando che Suman aveva investito in criptovalute dal 2017, dopo aver trascorso quasi vent'anni dedicandosi alla creazione di opere d'arte su larga scala. L'artista aveva scelto consapevolmente di conservare i suoi asset in cold storage proprio per evitare i rischi associati agli exchange online.
La violazione più ampia di Coinbase
Come hanno fatto i truffatori a conoscere dettagli così specifici sul wallet e sugli investimenti di Suman? La risposta è emersa il 15 maggio, quando Coinbase ha ufficialmente confermato una grave violazione dei dati dei propri clienti. Non si è trattato di un attacco informatico tradizionale, ma di un'operazione di social engineering ben più insidiosa.
Secondo le indagini, i criminali avrebbero corrotto alcuni dipendenti di terze parti che gestivano il supporto clienti in India, ottenendo così l'accesso a informazioni sensibili: nomi, saldi dei conti, cronologie delle transazioni e, in alcuni casi, persino numeri parziali di previdenza sociale e documenti di identificazione personale.
Coinbase ha dichiarato di aver rilevato l'intrusione attraverso il proprio sistema di monitoraggio interno, ma ci sono indicazioni che suggeriscono come la violazione possa essere iniziata già a gennaio, mesi prima della sua scoperta ufficiale.
Il tentativo di estorsione e le conseguenze
La vicenda ha assunto toni ancora più inquietanti quando è emerso che gli aggressori avrebbero tentato di estorcere 20 milioni di dollari a Coinbase, minacciando di diffondere i dati rubati. Una richiesta che l'azienda ha rifiutato.
Secondo le stime di Coinbase, meno dell'1% degli utenti attivi mensili è stato colpito, ma questo rappresenta comunque decine di migliaia di account. Tra le vittime illustri figura anche Roelof Botha, managing partner di Sequoia Capital, i cui dati personali sarebbero stati compromessi.
Per l'exchange, le conseguenze economiche sono pesanti: si stimano costi tra i 180 e i 400 milioni di dollari tra risarcimenti e interventi di mitigazione del danno. La fiducia degli utenti, elemento fondamentale nel settore delle criptovalute, ha subito un duro colpo.
Una battaglia per il risarcimento
Nonostante Coinbase abbia promesso di risarcire le vittime delle truffe derivanti dalla violazione, Suman ha dichiarato a Bloomberg di non aver ancora ricevuto conferma che verrà rimborsato. La sua storia solleva interrogativi fondamentali sulla sicurezza dei dati personali nell'era digitale e sulla responsabilità delle piattaforme nel proteggere i propri utenti.
Il caso evidenzia come, nel mondo delle criptovalute, il fattore umano rimanga spesso l'anello più debole della catena di sicurezza. Nessun sistema, per quanto tecnologicamente avanzato, può proteggere completamente gli utenti se le informazioni sensibili vengono compromesse dall'interno.
Per il settore italiano delle criptovalute, in rapida crescita negli ultimi anni, questa vicenda rappresenta un monito importante sulla necessità di rafforzare non solo le misure tecniche di sicurezza, ma anche la formazione degli utenti riguardo alle tecniche di manipolazione psicologica utilizzate dai truffatori digitali.