Il mercato delle criptovalute attraversa una fase di turbolenza significativa che sta mettendo sotto pressione anche asset fino a poco tempo fa considerati solidi. Mentre Bitcoin (BTC) ha ceduto oltre il 30% dal suo massimo storico raggiunto appena sei settimane fa, le ripercussioni si fanno sentire sull'intero comparto, con XRP (XRP-USD) che registra un crollo del 42% dai picchi di luglio, attestandosi attualmente a 2,05 dollari. In questo contesto di mercato bear, emerge un'analisi particolarmente critica sull'effettivo valore di lungo termine del token associato alla rete Ripple, che solleva dubbi sulla sua capacità di mantenere le quotazioni attuali.
L'investitore Anthony Di Pizio lancia un avvertimento agli operatori che stanno considerando un ingresso su XRP ai livelli correnti: nonostante i recenti sviluppi regolamentari favorevoli, il token potrebbe affrontare un declino strutturale ben più profondo. La tesi ribassista si concentra su una contraddizione fondamentale nell'ecosistema Ripple: la rete di pagamenti dell'azienda, pensata per facilitare trasferimenti transfrontalieri rapidi ed economici per le banche, non richiede effettivamente l'utilizzo di XRP per funzionare, supportando già le valute fiat tradizionali.
La situazione si complica ulteriormente con l'introduzione di Ripple USD (RLUSD), la stablecoin lanciata dall'azienda stessa nel 2024. Questa mossa strategica potrebbe paradossalmente cannibalizzare la domanda di XRP: mentre RLUSD offre la stabilità necessaria per transazioni commerciali senza esposizione alla volatilità, XRP continua a subire oscillazioni di prezzo che rendono gli istituti bancari vulnerabili a perdite improvvise anche su orizzonti temporali brevissimi. Per le istituzioni finanziarie che cercano efficienza nei pagamenti, la scelta appare evidente.
Il 2024 aveva portato vento in poppa al progetto con la conclusione della battaglia legale quinquennale contro la SEC, iniziata nel 2020 con accuse di violazione delle normative sui titoli. L'amministrazione Trump, con il suo approccio pro-crypto, ha portato la Securities and Exchange Commission a ritirarsi dal caso, rimuovendo un'incertezza regolatoria che aveva pesato a lungo sulle quotazioni. L'autorità di vigilanza ha inoltre iniziato ad approvare ETF spot su XRP, aprendo potenzialmente le porte a una nuova ondata di domanda da parte di consulenti finanziari e investitori istituzionali.
Tuttavia, Di Pizio ritiene che gli ETF su XRP non replicheranno il successo degli equivalenti su Bitcoin. La differenza è sostanziale: BTC è ampiamente riconosciuto come riserva di valore, sostenuto dalla sua architettura decentralizzata e da una supply fissa di 21 milioni di monete che creano una scarsità intrinseca. Gli ETF su Bitcoin hanno inoltre rimosso l'ostacolo della gestione diretta dei wallet digitali, vulnerabili agli hack e privi di protezioni robuste. XRP, al contrario, manca di molti degli attributi che rendono Bitcoin appetibile: dalla decentralizzazione alla scarsità programmata.
L'analisi storica rafforza la tesi ribassista. Dopo aver toccato il suo record nel 2018, XRP perse oltre il 95% del suo valore nell'anno successivo, un pattern che secondo Di Pizio potrebbe ripetersi. Se il mercato non considerava XRP uno store of value prima dell'arrivo degli ETF, è improbabile che questi strumenti finanziari inneschino improvvisamente una corsa all'acquisto significativa. La mancanza di un caso d'uso chiaro che generi domanda organica rappresenta il tallone d'Achille del progetto.
Per gli investitori europei, abituati a valutare i progetti crypto anche attraverso la lente normativa del regolamento MiCA, la questione assume contorni ancora più complessi. La presenza di una stablecoin proprietaria che compete direttamente con il token nativo solleva interrogativi sulla tokenomics di lungo periodo e sulla sostenibilità del modello economico. In un contesto dove la chiarezza regolatoria diventa sempre più un fattore discriminante, XRP si trova paradossalmente in una posizione ambigua nonostante la risoluzione della controversia con la SEC.
Lo scenario delineato da Di Pizio prevede che XRP possa stabilizzarsi ben al di sotto di 1 dollaro per token nell'arco dei prossimi cinque anni, rappresentando un ribasso di oltre il 50% rispetto ai livelli attuali. Una prospettiva che invita alla cautela chi sta valutando posizioni long sul token, specialmente in un mercato già sotto pressione dove la ricerca di fondamentali solidi diventa cruciale per distinguere progetti con reale utilità da quelli guidati principalmente dalla speculazione.