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Mt. Gox rinviato al 2026: impatto su Bitcoin?

Tempo di lettura 5 min
Valentina Romano
Di Valentina Romano
Mt. Gox rinviato al 2026: impatto su Bitcoin?

Il mercato delle criptovalute può tirare un sospiro di sollievo: la liquidazione di Mt. Gox è stata rinviata ancora una volta, con la scadenza che slitta da venerdì prossimo fino al 31 ottobre 2026. Si tratta dell'ennesimo capitolo di una saga iniziata nel 2014 con il crollo del più grande exchange dell'epoca, e questa estensione annuale trasforma quella che avrebbe potuto essere una brusca ondata di vendite in un processo amministrativo ancora più diluito nel tempo. Per Bitcoin (BTC), attualmente scambiato intorno ai 114.874 dollari, questo sviluppo elimina la pressione ribassista di breve termine ma conferma che la vicenda Mt. Gox resta un'ombra persistente, seppur gestibile, sul mercato.

Il trustee ha motivato la decisione citando procedure incomplete per i creditori e problemi di elaborazione nei pagamenti. Questo spostamento non rappresenta una novità assoluta: già a ottobre scorso era stata effettuata una proroga simile, evidenziando le complessità nel gestire una distribuzione che coinvolge migliaia di creditori attraverso exchange, custodian e canali bancari. La quantità residua di Bitcoin ancora da distribuire si aggira intorno ai 34.700 BTC, circa 4 miliardi di dollari ai prezzi attuali, una cifra che continua a fluttuare per movimenti interni on-chain.

L'aspetto cruciale è che le distribuzioni Mt. Gox non avvengono mai in blocco unico. Le esperienze passate hanno dimostrato che i tempi di elaborazione variano considerevolmente: fino a 90 giorni su Kraken, circa 60 giorni su Bitstamp e 20 giorni su BitGo. Anche quando il trustee rilascia i fondi, le conversioni e le eventuali vendite si disperdono nell'arco di mesi anziché concentrarsi in una singola sessione di trading, un fattore che mitiga significativamente l'impatto sul mercato spot.

Il contesto di mercato del 2025-2026 è radicalmente diverso rispetto ai cicli precedenti. Gli ETF su Bitcoin hanno attratto flussi cumulativi per 61,98 miliardi di dollari dal lancio, con 4,2 miliardi di dollari di afflussi netti solo nel mese di ottobre. A 115.000 dollari per coin, questo intake mensile equivale a circa 36.000 BTC, paragonabile all'intero stack residuo di Mt. Gox. Pur non essendo un percorso di assorbimento garantito, questa metrica fornisce un'indicazione della scala della domanda regolamentata ora disponibile sul mercato.

A 115.000 dollari per coin, l'intake mensile degli ETF Bitcoin equivale a circa 36.000 BTC, paragonabile all'intero stack residuo di Mt. Gox

Il BlackRock IBIT, il più grande ETF spot su Bitcoin, detiene da solo 89 miliardi di dollari in asset, superando di diverse volte l'inventario residuo di Mt. Gox. La capacità di questi prodotti di assorbire pressione di vendita attraverso il meccanismo di creazione e riscatto, unitamente all'intermediazione di authorized participants e market maker, crea un acquirente strutturale che non esisteva nel 2021. Questo rappresenta un cambiamento fondamentale nell'infrastruttura di mercato.

Anche il mercato dei derivati ha acquisito maggiore profondità. Il CME Group ha registrato record nel terzo trimestre, con un open interest nominale di 39 miliardi di dollari il 18 settembre e una media trimestrale di 31,3 miliardi. L'espansione delle attività di hedging, basis trading e opzioni fornisce ai dealer e ai desk di arbitraggio maggiore capacità di intermediare flussi spot episodici attraverso delta hedging e arbitraggio cross-venue, senza forzare movimenti disordinati sui mercati spot.

Per contestualizzare ulteriormente la scala, l'emissione post-halving di aprile 2024 genera circa 450 BTC al giorno, ovvero 164.250 BTC annui: più di quattro volte lo stack residuo di Mt. Gox. Sebbene l'emissione non determini il prezzo da sola, evidenzia quanto nuovo supply il mercato già assorba in condizioni normali, rendendo il sovraccarico Mt. Gox più gestibile in prospettiva relativa.

Il calendario dei rischi ora si estende fino al 2026, con alcune date chiave da monitorare. Le scadenze fiscali possono concentrare vendite discrezionali: i contribuenti statunitensi chiudono l'anno fiscale il 31 dicembre, quelli britannici presentano l'autodichiarazione entro il 31 gennaio, mentre in Giappone la scadenza è il 15 marzo. Questi momenti possono incentivare i creditori a vendere per coprire le imposte, creando finestre di maggiore pressione.

Il fattore macro rimane la variabile di maggior peso. La Bank of Japan ha assunto un atteggiamento più restrittivo verso fine settembre, mantenendo aperta la possibilità di aumenti dei tassi o interventi diretti sul cambio. L'unwinding del carry trade sullo yen nell'agosto 2024 ha provocato un deleveraging cross-asset documentato dalla BIS, con le crypto incluse nello shock. Una simile compressione del funding nel 2026 potrebbe eclissare completamente l'effetto delle distribuzioni Mt. Gox, rappresentando la vera coda di rischio negativa per Bitcoin.

Un'analisi scenaristica aiuta a mappare gli outcome plausibili. Assumendo i 34.689 BTC residui e un prezzo di riferimento di 115.174 dollari: uno scenario di basso rilascio vedrebbe il 25% venduto (8.672 BTC, circa 1 miliardo di dollari), uno scenario base il 50% (17.345 BTC, circa 2 miliardi), mentre uno scenario alto l'80% (27.751 BTC, circa 3,2 miliardi). Queste cifre risultano comparabili a una settimana di robusti afflussi negli ETF o a una frazione dell'emissione annuale post-halving.

I creditori riceveranno anche Bitcoin Cash (BCH), dove gli order book sono significativamente più sottili rispetto a BTC. Il valore nominale in dollari è molto inferiore, ma la sensibilità del prezzo può essere maggiore durante le finestre di pagamento, come indicato nelle notifiche del trustee. Questo rappresenta un rischio collaterale spesso trascurato nelle analisi di mercato.

Il monitoraggio si concentrerà ora sulla pagina ufficiale del trustee, sulle label on-chain delle entità Mt. Gox per distinguere i trasferimenti verso exchange dai movimenti interni, sui flussi di creazione e riscatto degli ETF spot statunitensi, sul basis e sull'open interest del CME, e sulle comunicazioni della BOJ riguardo eventuali interventi sullo yen o modifiche dei tassi. Il prossimo checkpoint ufficiale è fissato al 31 ottobre 2026, ma le vere date da segnare sul calendario saranno le scadenze fiscali e di rebalancing nel corso dell'anno.

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