Il mercato delle criptovalute ha vissuto momenti di panico venerdì 10 ottobre, con XRP che ha registrato uno dei crolli più significativi della sua storia recente. La criptovaluta associata a Ripple è precipitata fino a toccare un minimo intraday di 1,54 dollari, segnando un tonfo del 42% che ha riportato alla memoria eventi simili avvenuti solo in rare occasioni passate. Attualmente il token ha recuperato parte del terreno perduto, attestandosi intorno ai 2,44 dollari con una correzione complessiva del 13% rispetto ai livelli precedenti.
L'analisi dei dati on-chain rivela però una dinamica sorprendente: mentre i piccoli investitori subivano le liquidazioni delle loro posizioni, i grandi detentori - comunemente chiamati "whales" nel gergo cripto - hanno colto l'occasione per incrementare massicciamente le loro riserve. Secondo i dati forniti da Santiment, i portafogli con oltre un miliardo di XRP hanno aumentato le loro partecipazioni da 23,98 miliardi a 25,02 miliardi di token, accumulando circa 1,04 miliardi di unità per un valore stimato di 2,54 miliardi di dollari ai prezzi attuali.
Il fenomeno assume connotati ancora più interessanti se si considera che i saldi sugli exchange sono rimasti sostanzialmente stabili nell'ultimo mese, nonostante il forte calo dei prezzi. Questo dato suggerisce che la vendita diretta di token sul mercato spot non sia stata la causa principale del crollo, contrariamente a quanto si potrebbe pensare in prima battuta. La vera origine della turbolenza va ricercata nel mercato dei derivati, dove le posizioni long eccessivamente indebitate sono state liquidate in massa quando il prezzo ha violato livelli di supporto considerati chiave.
I volumi di scambio hanno registrato un'impennata straordinaria, con un incremento del 357% che ha portato il totale giornaliero oltre i 21,5 miliardi di dollari. Sul grafico giornaliero, XRP ha attraversato tutti i principali livelli di liquidità al ribasso, un movimento che secondo diversi analisti potrebbe rappresentare il completamento di una fase di "pulizia" del mercato. Questo tipo di eventi spesso precede una ripresa dei prezzi, qualora si materializzasse una rinnovata pressione d'acquisto.
Dal punto di vista tecnico, la situazione presenta analogie interessanti con eventi passati. Quella di venerdì rappresenta infatti la seconda candela di capitolazione più lunga nella storia di XRP, seconda solo a quella del 2017. È significativo notare che quell'episodio precedette uno dei rally più imponenti mai registrati dalla criptovaluta, alimentando ora speculazioni su una possibile inversione di tendenza di portata simile.
All'orizzonte si profilano inoltre potenziali catalizzatori che potrebbero influenzare l'andamento futuro del prezzo. Diverse richieste per ETF cripto spot sono in attesa di approvazione con una tempistica prevista tra il 18 e il 21 ottobre, un fattore che potrebbe fornire nuovo slancio al mercato. Tuttavia, lo shutdown del governo statunitense in corso rappresenta un elemento di incertezza che potrebbe ritardare o complicare tali approvazioni.
L'interesse degli investitori istituzionali rimane elevato nonostante la volatilità. La diminuzione di 150 milioni di dollari nell'open interest sui futures durante la fase di crollo riflette l'eliminazione delle posizioni più fragili, lasciando sul mercato principalmente operatori con maggiore solidità patrimoniale. La combinazione di accumulo da parte delle balene e stabilità dei saldi sugli exchange dipinge un quadro in cui la vendita panico è stata limitata, mentre i grandi player hanno utilizzato strategicamente il momento di debolezza per rafforzare le proprie posizioni.