Il mercato delle criptovalute si trova di fronte a un segnale d'allarme che non si vedeva da quasi tre anni: il Bull Score di Bitcoin (BTC), uno degli indicatori on-chain più completi per valutare il momentum rialzista della principale criptovaluta, è crollato a zero su una scala di 10 punti. L'ultima volta che questo parametro aveva toccato il livello minimo risale a gennaio 2022, preludio all'inizio dell'ultimo mercato orso che ha travolto l'intero settore crypto. La particolarità della situazione attuale è che questo crollo metrico avviene mentre BTC mantiene quotazioni storicamente elevate, oscillando nelle vicinanze dei 100.000 dollari, configurando uno scenario apparentemente paradossale che richiede un'analisi approfondita delle dinamiche on-chain sottostanti.
Secondo i dati pubblicati dalla piattaforma di analytics CryptoQuant, il Bull Score ha raggiunto il livello zero giovedì scorso, innescando alert immediati tra gli analisti del settore. Questo indicatore composito aggrega ben dieci metriche distinte suddivise in quattro categorie fondamentali: attività di rete, volumi di transazione, profittabilità degli investitori e liquidità del mercato. La metodologia prevede che valori inferiori a 40 segnalino condizioni da bear market, mentre letture superiori a 60 indichino un contesto rialzista consolidato.
La peculiarità dell'attuale situazione sta nell'anomalia strutturale rispetto al 2022. Durante il precedente mercato orso, il Bull Score era rimasto su livelli minimi mentre Bitcoin precipitava dai massimi storici verso i 16.000 dollari. Oggi invece assistiamo a un divorzio tra prezzo e fondamentali on-chain: BTC quota quasi 100.000 dollari mentre tutti e dieci i componenti dell'indicatore sono scivolati sotto la soglia di tendenza positiva. Questo scollamento suggerisce che l'attuale livello di prezzo potrebbe essere sostenuto più da fattori di domanda esterna concentrata che da una base on-chain solida e distribuita.
Due metriche emergono come particolarmente critiche nel determinare il collasso del Bull Score. Il rapporto MVRV (Market Value to Realized Value), che confronta la capitalizzazione di mercato con il valore realizzato della rete, ha registrato un calo significativo negli ultimi tre mesi. Questo parametro, fondamentale per valutare la profittabilità aggregata degli holder, indica che il valore di mercato si sta avvicinando pericolosamente al costo medio di acquisizione dei possessori di Bitcoin. In termini pratici, la base degli investitori sta vedendo evaporare i profitti non realizzati, con alcuni segmenti che potrebbero già trovarsi in territorio di perdita.
Parallelamente, la liquidità delle stablecoin sulla rete Bitcoin ha subito un crollo drammatico nell'ultimo mese. Questa metrica è cruciale perché le stablecoin rappresentano la "polvere da sparo" pronta per essere convertita in BTC durante le fasi di accumulo. Una contrazione della liquidità in USDT, USDC e altre stablecoin segnala che il potere d'acquisto immediatamente disponibile per sostenere rally si è drasticamente ridotto, limitando la capacità del mercato di assorbire eventuali pressioni di vendita o di alimentare nuove gambe rialziste.
Gli analisti di CryptoQuant attribuiscono questa configurazione anomala al rallentamento dei flussi provenienti da due canali che hanno dominato la domanda nell'ultimo anno: gli ETF spot su Bitcoin e gli acquisti da parte di entità corporate. Dopo l'entusiasmo iniziale seguito all'approvazione degli exchange-traded fund negli Stati Uniti, i flussi in entrata hanno mostrato segni di stanchezza. Allo stesso modo, le strategie di accumulo da parte di aziende quotate che avevano caratterizzato il 2024 sembrano aver perso slancio, privando il mercato di quella domanda strutturale e non speculativa che aveva sostenuto l'apprezzamento.
La divergenza tra prezzo elevato e fondamentali on-chain deboli configura uno scenario che gli analisti definiscono come potenziale transizione verso un bear market precoce. Per invertire questa traiettoria e sostenere un rally duraturo oltre i massimi attuali, è necessario che emerga nuova domanda genuina. Senza un afflusso rinnovato di capitale fresco, sia retail che istituzionale, il rischio è che l'attuale equilibrio di prezzo risulti insostenibile nel medio termine, aprendo la porta a correzioni significative.
Il contesto normativo europeo, con l'implementazione progressiva del regolamento MiCA, potrebbe rappresentare un catalizzatore in entrambe le direzioni. Da un lato, maggiore chiarezza regolamentare potrebbe sbloccare capitali istituzionali ancora in attesa, dall'altro le nuove compliance potrebbero temporaneamente frenare l'operatività di alcuni attori di mercato. Gli investitori italiani ed europei, storicamente più sensibili agli aspetti regolamentari, dovrebbero monitorare attentamente l'evoluzione di queste metriche on-chain come complemento all'analisi dei prezzi, ricordando che nel mondo crypto i segnali anticipatori spesso provengono dalla blockchain stessa piuttosto che dai grafici tradizionali.