Il mercato Bitcoin attraversa una fase di delicato equilibrio tra distribuzione da parte dei detentori di lungo termine e tentativi di recupero tecnico, mentre l'intero settore crypto tiene gli occhi puntati sulla prossima riunione della Federal Reserve. La criptovaluta più capitalizzata al mondo fatica a mantenere posizioni sopra i 113.000 dollari, livello critico che rappresenta il costo medio di carico degli holder di breve termine, in un contesto in cui la volatilità implicita si è raffreddata ma rimane esposta a potenziali shock in caso di sorprese hawkish dalla banca centrale americana. I dati on-chain rivelano una pressione di vendita strutturale da parte dei whale di lungo corso, che stanno distribuendo circa 104.000 BTC al mese, il ritmo più intenso da luglio scorso.
L'analisi della Cost Basis Distribution Heatmap mostra come il rimbalzo del weekend da 107.000 dollari abbia seguito un copione già visto nelle fasi successive ai massimi storici del 2024 e inizio 2025. Bitcoin (BTC) ha tentato di riconquistare quota 116.000 dollari prima di ripiegare nuovamente verso i 113.000, una dinamica che evidenzia come la domanda venga sistematicamente assorbita dalla liquidità in vendita concentrata nel cluster 107.000-118.000 dollari. Questa zona di prezzo rappresenta il costo di carico degli ultimi acquirenti al top, che ora si trovano in una posizione sempre più scomoda man mano che il tempo passa senza un recupero convincente.
Il fallimento nel sostenere il livello degli short-term holder sopra i 113.000 dollari rappresenta un segnale preoccupante per la struttura di mercato. Questo threshold ha storicamente funzionato come discriminante tra fasi bullish e bearish: quando BTC riesce a mantenersi stabilmente sopra il costo medio degli holder recenti, indica che la domanda è sufficiente ad assorbire le vendite. Dopo sei mesi consecutivi di trading sopra questa soglia, l'incapacità di chiudere una candela settimanale oltre i 113.000 dollari nelle ultime due settimane suggerisce un indebolimento della domanda spot. Il prossimo supporto significativo si colloca intorno agli 88.000 dollari, corrispondente all'Active Investors' Realized Price, metrica che riflette il costo medio del supply attivamente circolante.
Il sentiment degli investitori di breve termine, misurato attraverso lo Short-Term Holder Net Unrealized Profit/Loss (STH-NUPL), mostra una situazione di stress moderato ma non ancora di capitolazione totale. Il recente drawdown a 107.000 dollari ha spinto questo indicatore a –0.05, un valore negativo che tuttavia rimane lontano dai livelli di –0.1/–0.2 tipici delle correzioni mid-bull, o dal –0.2 e oltre caratteristico dei bottom di mercato bear. Questo posizionamento intermedio riflette un mercato in equilibrio precario: non ancora in fase di resa collettiva, ma con la fiducia che si erode progressivamente se il prezzo continua a oscillare nella fascia 107.000-117.000 dollari.
La pressione dal lato dei veterani del mercato rappresenta probabilmente il fattore strutturale più rilevante dell'attuale fase correttiva. Il Long-Term Holder Net Position Change è scivolato a –104.000 BTC mensili, segnando l'ondata di distribuzione più significativa degli ultimi otto mesi. Questa dinamica si riflette anche nei volumi di trasferimento verso gli exchange centralizzati: il Transfer Volume from LTHs to Exchanges ha raggiunto circa 293 milioni di dollari al giorno, più del doppio rispetto alla baseline di 100-125 milioni che aveva caratterizzato il periodo da novembre. Pattern simili si erano osservati ad agosto 2024, quando i long-term holder intensificarono la realizzazione di profitti proprio mentre il momentum di prezzo rallentava.
Storicamente, le fasi espansive del mercato crypto sono iniziate solo dopo che i detentori di lungo termine hanno completato la distribuzione e sono tornati ad accumulare in modo sostenuto. Fino a quando il Net Position Change non tornerà positivo, la pressione di vendita strutturale continuerà a pesare sull'azione del prezzo, rendendo difficile per la domanda spot assorbire il flusso costante di supply dai wallet più anziani. Questo elemento fondamentale della market structure suggerisce che potrebbe essere necessario un periodo prolungato di consolidamento prima che si creino le condizioni per un nuovo impulso rialzista convincente.
Sul fronte del mercato dei derivati, la volatilità realizzata a 30 giorni si è attestata al 42,6%, in leggero calo rispetto al 44% della settimana precedente, mentre la volatilità implicita ha registrato una compressione ancora più marcata. Le scadenze brevi hanno visto gli aggiustamenti più significativi: l'implied volatility at-the-money a una settimana è scesa di oltre 10 punti percentuali fino al 40%, mentre i tenor da uno a sei mesi sono calati solo di 1-2 punti, stabilizzandosi intorno al 45%. Questo appiattimento della term structure indica che i trader si aspettano meno shock nel breve termine, con una curva che implica un graduale incremento della volatilità attesa piuttosto che spike improvvisi.
Il 25-delta skew, che misura il costo relativo delle opzioni put rispetto alle call, ha subito un reset significativo dopo l'impennata seguita al crash di ottobre. Lo skew a una settimana era salito oltre il 20%, segnalando domanda estrema di protezione al ribasso, per poi collassare verso livelli neutrali. Anche le scadenze più lunghe hanno mostrato normalizzazioni importanti, con solo un modesto premio per le put. Questo shift rivela che i trader hanno rimosso una porzione considerevole delle coperture al ribasso, transitando da un posizionamento di "panic mode" a uno più equilibrato e lievemente bullish.
L'analisi dei flussi di premio sulle opzioni call offre ulteriori dettagli sul sentiment del mercato. Sullo strike di 115.000 dollari, il net call premium acquistato rimane positivo, indicando che i trader continuano a pagare per esposizione rialzista near-term man mano che il prezzo ha recuperato nelle ultime due settimane. Al contrario, sullo strike di 120.000 dollari prevale la vendita di call, con un net premium negativo. Questa configurazione riflette una view di "rally moderato ma non breakout completo": i partecipanti al mercato sono disposti a comprare upside vicino allo spot ma finanziano queste posizioni vendendo call a strike più elevati, creando strutture di call spread che indicano ottimismo cauto senza convinzione in un retest dei massimi storici.
Sul versante put, dal 24 ottobre i trader hanno acquistato protezione a 110.000 dollari mentre Bitcoin saliva, segnalando domanda per hedging a breve termine. Contemporaneamente, le put a 105.000 dollari sono state vendute più attivamente, suggerendo che i partecipanti si sentono a proprio agio nel raccogliere premi assicurando contro discese più profonde. Questo contrasto evidenzia un mercato che si aspetta pullback contenuti piuttosto che un'altra ondata di liquidazioni massicce, con il consensus che vede consolidamento intorno ai livelli attuali come scenario plausibile ma considera improbabile un breakdown sotto i 105.000 dollari.
Il quadro complessivo che emerge dalla combinazione di dati on-chain e derivati descrive un mercato in fase di ricalibrazione dopo l'eccesso di ottimismo dei massimi. La struttura fondamentale rimane sotto pressione per la distribuzione dei long-term holder e l'esaurimento della domanda, mentre il mercato delle opzioni ha completato un passaggio da "crisis mode" a "rebuild mode", con volatilità controllata e positioning più bilanciato. Tuttavia, questa relativa calma dipende fortemente dall'esito della prossima riunione della Federal Reserve.
Un taglio dei tassi in linea con le aspettative manterrebbe probabilmente la volatilità contenuta e lo skew equilibrato, preservando l'attuale stabilità. Al contrario, qualsiasi sorpresa hawkish – sia essa un taglio più contenuto del previsto o un tono restrittivo nel forward guidance – potrebbe innescare un repricing rapido della volatilità implicita short-dated e un allargamento del 25-delta skew, con i trader che tornerebbero a comprare protezione. In sostanza, il mercato crypto si trova in una fase di stabilità condizionata: solido per ora, ma strutturalmente fragile se la Fed dovesse deviare dalle aspettative di mercato, con particolare attenzione da parte degli investitori europei che già operano in un contesto normativo più stringente con l'implementazione progressiva del regolamento MiCA.