Le principali piazze finanziarie asiatiche stanno blindando i listini per impedire alle società quotate di trasformarsi in tesorerie Bitcoin, un giro di vite che analisti e regolatori considerano necessario per proteggere gli investitori al dettaglio da un'esposizione incontrollata alla volatilità delle criptovalute. La stretta arriva mentre il modello inaugurato da Michael Saylor con Strategy Inc. continua a diffondersi globalmente, ma i mercati emergenti asiatici dimostrano un approccio molto più conservatore rispetto all'entusiasmo occidentale per le corporate treasury in BTC. Una recente analisi di 10X Research stima che gli investitori retail abbiano già perso circa 17 miliardi di dollari su titoli di società che hanno effettuato il pivot verso strategie di tesoreria digitale, cifra che evidenzia i rischi concreti dietro la narrativa bullish.
Hong Kong Exchanges & Clearing (HKEX) ha respinto negli ultimi mesi le domande di quotazione di ben cinque società che intendevano adottare strategie di tesoreria basate su Bitcoin (BTC), secondo fonti vicine alle operazioni riportate da Bloomberg. La borsa di Hong Kong si conferma particolarmente rigida nel vagliare queste richieste, privilegiando la protezione degli investitori rispetto all'innovazione finanziaria che ha caratterizzato altre giurisdizioni. Il mercato hongkonghese, pur essendosi posizionato come hub crypto-friendly in Asia con l'approvazione di ETF spot su Bitcoin ed Ethereum, traccia una linea netta quando si tratta di società quotate che vogliono convertire i propri asset in criptovalute.
La Bombay Stock Exchange (BSE) indiana ha seguito un approccio ancora più restrittivo, negando a febbraio la quotazione di Jetking Infotrain, che sarebbe dovuta diventare la prima società pubblica indiana ad adottare il "Bitcoin standard". L'azienda di formazione IT aveva pianificato di allocare il 60% dei fondi raccolti in IPO direttamente in Bitcoin, una proporzione che i regolatori indiani hanno giudicato eccessivamente rischiosa per gli azionisti. L'India mantiene storicamente una posizione molto prudente verso le criptovalute, con una tassazione al 30% sui capital gain crypto e frequenti proposte di ban totali, rendendo prevedibile questa chiusura nei confronti delle tesorerie digitali corporate.
Anche l'Australian Securities Exchange (ASX) ha implementato barriere strutturali che impediscono di fatto i pivot verso Digital Asset Treasury (DAT). Le regole della borsa australiana vietano alle società quotate di mantenere oltre la metà dei propri asset in liquidità o strumenti equivalenti, categoria in cui potrebbero rientrare le criptovalute conservate in wallet. Questa normativa, inizialmente concepita per evitare che società quotate diventassero semplici "scatole vuote" senza attività operative, si rivela ora un efficace deterrente contro le trasformazioni in tesorerie Bitcoin che hanno caratterizzato diversi mercati occidentali.
Joshua Chu, avvocato, docente e co-presidente della Hong Kong Web3 Association, ha spiegato a Decrypt che questa frammentazione normativa tra le giurisdizioni asiatiche persisterà probabilmente a lungo termine, poiché ogni mercato persegue obiettivi di policy distinti. Singapore concentra il proprio framework regolamentare sui pagamenti e l'utilizzo controllato di strumenti di pagamento tokenizzati, mentre Hong Kong adotta un approccio più product-centric, focalizzato su governance, protezione degli investitori e trattamento regolamentare delle offerte crypto-enabled nei mercati dei capitali. L'India persegue una linea drasticamente più rigida sui rebranding crypto, mentre l'Australia mantiene una postura cauta orientata alla condotta di mercato nei propri framework di exchange.
Il contrasto con l'approccio occidentale non potrebbe essere più marcato. Strategy Inc. di Michael Saylor detiene ormai oltre 640.000 BTC, per un valore approssimativo di 70 miliardi di dollari, diventando di fatto una delle maggiori whale istituzionali del mercato crypto. Il modello Saylor ha ispirato centinaia di società globalmente, dalla giapponese Metaplanet alla biotech Semler Scientific, creando un fenomeno che alcuni analisti definiscono "bitcoinizzazione corporate". Questa settimana Citi ha assegnato a Strategy un rating "buy" con target price di 485 dollari, ma ha contestualmente avvertito che il titolo rappresenta rischi significativi essendo di fatto un proxy leveraged per Bitcoin, con potenziali perdite amplificate per gli azionisti anche in caso di modesti cali del prezzo di BTC.
Sul prediction market Myriad, lanciato dalla società madre di Decrypt, gli utenti assegnano solo il 7% di probabilità che Strategy venda anche solo una frazione dei propri Bitcoin nel corso del 2025, segno della fiducia del mercato nella strategia di accumulo di Saylor. Tuttavia, la domanda che Chu pone è fondamentale per comprendere la prudenza asiatica: "L'elefante nella stanza è: le DAT sono realmente giustificate?". Secondo il legale di Hong Kong, senza un credibile business case, una governance rigorosa, custodia robusta e controlli di rischio trasparenti, queste strutture DAT rischiano di disallinearsi dagli interessi degli azionisti e invitare proprio quei rischi di liquidità e governance che preoccupano i regolatori.
La differenza filosofica tra i mercati riflette anche sensibilità culturali diverse verso il rischio. Mentre negli Stati Uniti e in alcuni mercati europei prevale una narrativa di innovazione finanziaria e hedging contro l'inflazione monetaria, i regolatori asiatici privilegiano la stabilità sistemica e la protezione del risparmio retail. La memoria delle crisi finanziarie asiatiche degli anni '90 e il crollo di piattaforme come FTX nel 2022, che ha colpito duramente investitori retail asiatici, alimentano questa cautela regolamentare. Il risultato è un panorama biforcato dove le società occidentali possono liberamente allocare bilanci in BTC, mentre i loro potenziali competitor asiatici affrontano barriere normative quasi insormontabili per strategie simili.
Le implicazioni per il mercato crypto globale sono significative. Se le maggiori economie asiatiche mantengono questa linea restrittiva, il fenomeno delle tesorerie Bitcoin potrebbe rimanere prevalentemente occidentale, limitando potenzialmente la domanda istituzionale proveniente da una regione che rappresenta oltre metà della popolazione mondiale e una porzione crescente della liquidità crypto retail. D'altro canto, questa prudenza potrebbe proteggere i mercati asiatici da potenziali crisi sistemiche qualora il prezzo di Bitcoin dovesse subire correzioni severe, evitando l'effetto domino di fallimenti aziendali legati a esposizioni crypto eccessive. La prossima fase cruciale sarà osservare se l'implementazione del regolamento MiCA in Europa influenzerà l'approccio delle borse europee verso le DAT, creando potenzialmente un terzo modello regolamentare distinto sia da quello permissivo americano che da quello restrittivo asiatico.