Il mercato delle criptovalute si trova ad affrontare un novembre particolarmente delicato, con Bitcoin (BTC) che fatica a mantenere quota 108.000 dollari dopo un ottobre deludente che ha visto la principale crypto perdere il 14% dal suo massimo storico del 6 ottobre. Gli analisti concordano: questo mese rappresenterà un banco di prova cruciale per il sentiment degli investitori, con una serie di fattori macro e geopolitici pronti a determinare se assisteremo a un "Nopevember" ribassista o a un "Moonvember" rialzista. La sfida è particolarmente significativa considerando che novembre è storicamente il mese migliore per Bitcoin, ma quest'anno le dinamiche di mercato potrebbero ribaltare le statistiche.
I flussi degli ETF spot su Bitcoin raccontano una storia di cauto pessimismo: la settimana scorsa ha registrato deflussi per 798,9 milioni di dollari, portando gli afflussi totali di ottobre a 3,42 miliardi di dollari, cifra inferiore ai 3,53 miliardi di settembre secondo i dati di SoSoValue. Questa inversione di tendenza nei prodotti regolamentati rappresenta un segnale d'allarme per gli operatori, dimostrando come l'entusiasmo istituzionale del primo trimestre stia lasciando spazio a una maggiore prudenza.
La pressione macroeconomica rimane il fattore dominante per i mercati crypto. Nic Puckrin, cofondatore di Coin Bureau, ha sottolineato come lo shutdown governativo statunitense ancora irrisolto stia privando la Federal Reserve dei dati economici necessari per prendere decisioni informate sui tassi d'interesse. Le probabilità di un rialzo dei tassi a dicembre sono crollate drasticamente, una dinamica che continuerà inevitabilmente a pesare sul sentiment degli investitori crypto, tradizionalmente sensibili alle politiche monetarie espansive.
La struttura del mercato rimane estremamente fragile, come evidenziato da Farzam Ehsani, CEO di VALR, che ha mappato uno scenario di liquidazioni potenzialmente devastanti. Con posizioni leverage così concentrate, Bitcoin è diventato un asset particolarmente reattivo alle news, dove ogni cambiamento nel tono della Fed o una nuova escalation geopolitica potrebbe spostare drammaticamente gli equilibri. Ehsani prevede che BTC rimarrà probabilmente confinato in un range tra 107.000 e 113.000 dollari per questo mese.
Timothy Misir, responsabile della ricerca presso Blockhead Research Network, ha identificato nei continui deflussi dagli ETF il principale rischio al ribasso, avvertendo che una prosecuzione di questo trend potrebbe spingere il prezzo spot verso la zona critica dei 100.000-103.000 dollari. Il ricercatore descrive l'attuale situazione come un mercato in fase di digestione, dove i toro strutturali rimangono presenti ma la convinzione a breve termine è bassa e il prezzo necessita di domanda spot fresca e affidabile per ritrovare slancio.
Paradossalmente, gli stessi analisti che prevedono turbolenze nel breve termine mantengono una visione fondamentalmente ottimista per il medio-lungo periodo. Puckrin ha ricordato che, una volta esaurita la pressione di vendita, i fondamentali rimangono solidi: il quantitative tightening si sta avvicinando alla conclusione, la liquidità sta iniziando a fluire nuovamente nel sistema e le valute globali affrontano ulteriori pressioni devalutative. Questi fattori macro, tipicamente favorevoli agli asset scarsi come Bitcoin, potrebbero rimanere temporaneamente in secondo piano ma non sono scomparsi.
Gli operatori si trovano quindi sospesi tra due narrative contrapposte: la FOMO di perdere una potenziale ripresa e il timore di un nuovo ritracciamento. Questo stato di coesistenza tra ottimismo e fragilità caratterizzerà probabilmente l'intero mese, rendendo novembre un periodo in cui la gestione del rischio diventa ancora più cruciale. Per trader e investitori, la strategia più prudente potrebbe essere monitorare attentamente i livelli di supporto chiave e attendere segnali più chiari dalla Fed e dai flussi istituzionali prima di assumere posizioni direzionali aggressive.