Quaranta milioni di dollari di multa per lacune nel sistema anti-riciclaggio rappresentano l'ennesimo campanello d'allarme nel settore fintech, dove crescita aziendale e conformità normativa faticano a viaggiare di pari passo. È quanto emerge dal caso Block, società guidata da Jack Dorsey, costretta a fare i conti con le conseguenze di un'espansione troppo rapida della sua piattaforma Cash App, che ha trascurato controlli essenziali nella gestione delle transazioni in criptovalute, particolarmente Bitcoin.
Quando la crescita supera la compliance: il caso Block
L'indagine condotta dal Dipartimento dei Servizi Finanziari di New York (NYDFS) ha evidenziato carenze critiche nei sistemi di verifica della clientela, nei controlli basati sul rischio e nel monitoraggio delle transazioni. L'organo di vigilanza newyorkese non ha usato mezzi termini nel descrivere come queste lacune abbiano reso la piattaforma vulnerabile allo sfruttamento criminale, particolarmente attraverso transazioni Bitcoin sostanzialmente anonime che eludevano i controlli di sicurezza.
La sovrintendente dell'NYDFS Adrienne A. Harris ha sottolineato un principio fondamentale: le funzioni di compliance devono crescere in parallelo all'espansione aziendale. Un monito che appare quanto mai attuale nel panorama fintech, dove la corsa all'innovazione spesso avviene a scapito dei controlli di sicurezza.
Un percorso di riabilitazione costoso e controllato
La sanzione si inserisce in un contesto problematico per Block, che pochi mesi fa aveva già sborsato 80 milioni di dollari a 48 autorità di regolamentazione statali per violazioni simili nella lotta al riciclaggio. Il provvedimento non si limita all'aspetto economico: l'azienda dovrà anche sottoporsi alla supervisione di un monitor indipendente che vigilerà sul miglioramento dei sistemi di conformità.
Particolarmente preoccupante è la scoperta di un arretrato di segnalazioni di transazioni sospette non risolte tra il 2019 e il 2020, periodo in cui Cash App cresceva esponenzialmente come popolare servizio di pagamento digitale. Questa negligenza ha amplificato il rischio di attività finanziarie illecite sulla piattaforma, confermando i timori delle autorità di regolamentazione riguardo alla gestione delle criptovalute.
BitLicense e responsabilità nel mercato delle criptovalute
La vicenda assume contorni ancor più significativi considerando che Block opera a New York con regolare licenza per la trasmissione di denaro dal 2013 e dispone di una BitLicense per operazioni in criptovaluta dal 2018. Il sistema di licenze BitLicense, uno dei più rigorosi negli Stati Uniti, è stato introdotto proprio per garantire che le aziende operanti nel settore cripto mantengano standard elevati di conformità.
Sebbene l'azienda abbia collaborato con le autorità durante l'indagine e abbia già iniziato a investire per rimediare alle carenze, questo caso evidenzia come la rapida evoluzione del settore fintech ponga sfide significative sia per gli operatori che per i regolatori. L'ordine di consenso emesso dall'NYDFS ribadisce che tutte le istituzioni finanziarie, comprese le piattaforme crypto, devono mantenere controlli efficaci per tutelare il sistema finanziario.
Per il mercato italiano, dove le regolamentazioni sulle criptovalute stanno gradualmente prendendo forma seguendo le direttive europee, il caso Block rappresenta una lezione importante: la corsa all'innovazione finanziaria non può prescindere da solidi sistemi di verifica e controlli anti-riciclaggio adeguati, indipendentemente dalla tecnologia utilizzata.